La
prima intervista a mons. Gerardo Antonazzo.
di Gianni
Fabrizio *
La prima intervista con il vescovo eletto di Sora Aquino Pontecorvo. Mons.
Gerardo Antonazzo: ”Sto vivendo l’esperienza di una grande prova di fede”
È
il “mio sesto” vescovo che incontro. Ho iniziato con mons. Musto, il vescovo
della “ricostruzione” e del “Concilio”; e poi mons. Minchiatti, il vescovo
“pastoralista”; mons. Chiarinelli il vescovo “catecheta”; mons. Brandolini il
vescovo “liturgista”; mons. Iannone, il vescovo “giurista”. Oggi, mons. Antonazzo, il vescovo “biblista”. Ci
ha concesso questa prima intervista. Il
responsabile delle Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ugento-S. Maria
Leuca, dott. Luigi Russo, ci ha detto
così del suo “ex vicario”: ”Dovete essere
orgogliosi di avere avuto assegnato un vescovo come don Gerardo. Io lo conosco
da moltissimi anni; l’ho avuto come parroco,come amico, come Vicario Generale.
È una energia della fede e della natura! È una persona contagiosa e coinvolgente dal punto di vista dell’Evangelizzazione”.
Quali sentimenti
ha provato nell’accogliere la proposta del S. Padre di diventare Vescovo?
Ed in
particolare, Vescovo di Sora Aquino Pontecorvo?
La
decisione del S. Padre mi ha colto di sorpresa, sia per l’elezione all’episcopato,
sia per l’affidamento della Diocesi di Sora Aquino Pontecorvo. Da tempo ho
maturato la convinzione che nella nostra vita nulla capita a caso; e quando
alcuni eventi ci sorprendono più del previsto, evidentemente ancora di più tali
eventi sono gravidi di speciali messaggi di Dio, da scoprire nel tempo. Se è
questa la volontà di Dio, accolgo anche
se con trepidazione questa ulteriore sfida spirituale e pastorale nel mio
ministero. Questa
nuova chiamata mette in movimento una fede più robusta e solida. Tutto questa
accade nell’Anno della fede: sto vivendo l’esperienza di una grande prova di
fede, nella logica dell’obbedienza faticosa di Abramo e di Maria a Nazareth.
Si
tratta di cogliere anche una nuova sfida pastorale, per le nuove responsabilità
per le quali d’ora innanzi dovrò rispondere in prima persona.
Cosa
conosce del nostro territorio diocesano?
Devo
ammettere di non conoscere personalmente il territorio diocesano, anche se ho
vissuto a Roma per 12 anni. Però in questo periodo sono stati in tanti ad
attestare la semplicità e la bontà delle persone. Sono fiducioso di poter
incontrare comunità accoglienti e ospitali.
Con quale
spirito ha accolto di servire la nostra Diocesi?
Ho
accolto la volontà del S. Padre con lo spirito dell’obbedienza e della fiducia:
obbedienza, come esercizio di affidamento alla provvidenza di Dio; fiducia,
come forza interiore per accogliere ciò che non si sceglie ma che ti viene
donato. Inoltre
sento una benevola libertà interiore,
dovuta proprio al fatto di non conoscere nessuno: posso inserirmi senza
pregiudizi, né condizionamenti di sorta.
Può indicarci le
prime iniziative che attiverà, una volta insediato?
La
prima iniziativa, peraltro necessaria, sarà quella di conoscere la realtà
sociale, culturale e religiosa, per apprezzare e incoraggiare il lungo e
fecondo cammino compiuto dalla comunità diocesana. L’inizio del ministero
episcopale si inserisce nella vita di una Chiesa già ricca di storia, di
tradizioni, di esperienze.
Cosa si aspetta
di trovare tra le nostre Comunità Ecclesiali?
Non
credo che le comunità ecclesiali della Diocesi vivano situazioni molto diverse da quelle di
tutte le altre. Certo, vi sono delle particolari specificità, ma tutte le comunità respirano il clima
culturale diffuso: la scristianizzazione legata al relativismo morale, le
diverse forme di neo-paganesimo idolatrico, il cedimento dell’istituto della
famiglia, e la più ampia crisi antropologica, che molto spesso aggredisce
soprattutto le fasce giovanili.
La nostra
Diocesi è la patria di S. Tommaso
d’Aquino, del cardinale Cesare Baronio, sede del
Santuario della Madonna di Canneto;vi
è morto S. Domenico Abbate; è la patria di Cicerone..
Speriamo
di camminare così bene da poter allungare la lista non solo di personaggi
famosi, da prima pagina, ma di persone normali perchè cittadini onesti e seri,
cristiani coerenti e convinti.
I giovani si
aspettano tanto da Lei………
Anch’io
mi aspetto tanto dai giovani: forse bisogna stanare meglio le loro risorse,
rendendoli non destinatari di ciò che altri fanno per loro, ma capaci di essere
protagonisti di se stessi. Io li voglio considerare non la speranza del futuro,
ma già la speranza del loro e del nostro presente. Mi ha fatto molto piacere
che qualcuno di loro mi abbia già scritto per manifestarmi stima e cordiale
accoglienza.
Anche il nostro
territorio soffre una grave crisi economica. Come si pone, di fronte alle
tante problematiche
sociali……..
La
Chiesa condivide le gioie e i travagli dell’umanità, e cerca di porre dei segni
profetici di sostegno a chi è provato dalle difficoltà del vivere, soprattutto
nell’attuale crisi economica. La complessità della situazione non permette
promesse a buon mercato, ma una riflessione seria di tutte le istituzioni
perché ciascuno, per la propria parte, metta in campo le migliori risorse per
favorire il sostegno soprattutto delle famiglie. La Chiesa italiana ha attuato,
come ben sappiamo, il progetto chiamato “Prestito della speranza” per garantire
un minimo di respiro a tante famiglie.
Quale tipo di
collaborazione intratterrà con le Istituzioni locali?
E’
impensabile la divaricazione tra la Comunità ecclesiale e le Istituzioni
civili: la collaborazione dovrà favorire un’interpretazione condivisa delle
problematiche sociali, e il reciproco aiuto per strutturare possibili risposte.
Un primissimo
messaggio ai fedeli della “Sua” nuova Diocesi…..
Ho
inviato un accorato saluto alla mia nuova Diocesi dove esprimo la mia
disponibilità totale a servire la gioia di tutti, con una paternità amorevole.
E quale
messaggio lascia alla Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca?
Una
profonda gratitudine per tutto quello che ho ricevuto. Sono stato accompagnato
nel discernimento vocazionale e formato al sacerdozio da educatori
indimenticabili, primo fra tutti don Tonino Bello. Lui mi ha accolto in
Seminario nel 1968, e mi ha seguito sempre con la sua statura di uomo autentico
e di sacerdote esemplare. E’ stato lui, tra l’altro, a dettare l’Omelia della
S. Messa presieduta da me per la prima volta dopo l’Ordinazione sacerdotale.
Nostalgia di
qualcosa?
Il
morire a qualcosa è sempre accompagnato dalla fioritura di cose nuove, di una
primavera alle porte.
La prima cosa
che Lei chiederà al Suo nuovo Clero…..
A
tutti i sacerdoti della Diocesi la prima cosa che chiederò, e sempre tornerò a
sollecitare, è di pregare; sì, maestri di preghiera, testimoni dell’Assoluto,
profeti dell’Eterno. Tutto deve scaturire nel ministero del prete dalla forza
della preghiera.
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