“Non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell'incontro, la cultura del dialogo; questa è l'unica strada per la pace.” (Papa Francesco).
Carissimi,
giunga a ciascuno il mio
cordiale augurio per il buon inizio delle attività del nuovo anno
scolastico. E’ mio vivo desiderio condividere con l’intera
comunità scolastica lo spirito costruttivo della vostra esperienza
formativa. Con quale slancio progettuale vogliamo iniziare il nuovo
anno? Quali processi formativi vogliamo provocare perché la Scuola
favorisca la formazione integrale della persona umana?
Il
mio saluto a tutti voi è illuminato dal grido del Papa Francesco a
favore della pace nel mondo. Una delle priorità educative della
comunità scolastica è la promozione più robusta di una “cultura
della pace”. La Scuola deve configurarsi come uno dei luoghi
privilegiati di “umanizzazione” dell’intelligenza, della
coscienza personale, dei rapporti, della solidarietà, della
collaborazione, delle interdipendenze. La vocazione originaria della
Scuola è quella di un laboratorio dove si elabora la pace quale
stile ordinario di vita.
Il
mio sogno per questo nuovo anno scolastico è che ogni Istituto
scolastico, di ogni ordine e grado, diventi un “laboratorio di
pace”, un’ “officina delle relazioni” dove la laboriosità di
tutti mira a realizzare questo grande sogno della pace. Lo richiede
l’urgenza di una convivenza più civile nella vita amicale,
familiare, socio-politica, e istituzionale sia a livello nazionale,
sia internazionale.
Cos’è la “cultura
della pace”?
Il termine “cultura”
significa, dal verbo latino colere, “coltivare. Solitamente
si pensa alla cultura come a un bagaglio di idee, informazioni,
nozioni o esperienze che possano arricchire le nostre conoscenze,
soprattutto in funzione di una collocazione lavorativa e di un ruolo
sociale. Una visione di tipo istituzionale, che vede la cultura come
strumento di formazione di base e di preparazione al lavoro
nell'ordine di una società economica, meritocratica e delle
competenze remunerabili. Il sistema scolastico non è pensabile
esclusivamente in funzione di uno sbocco lavorativo dei giovani,
perché rischia di perdere la sua spinta educativa e di cadere in una
profonda crisi di senso.
La
Scuola, pertanto, è soprattutto un ambiente dove si coltiva il
senso positivo e il gusto costruttivo della vita propria e altrui,
il luogo privilegiato dove l’alunno impara a stare bene con se
stesso e con gli altri, integrato in un sistema di rapporti che
favoriscano il senso del dovere per i propri impegni, la fiducia
dinanzi ai propri limiti, il senso di responsabilità, lo sforzo
nelle difficoltà. Educare la persona alla cultura della pace
“significa formare la persona, nutrire la personalità, dare la
capacità al giovane di stare nel mondo, educando al giudizio, cioè
a quella capacità che ci permette di distinguere fra ciò che è
bello e meritevole della nostra ammirazione e ciò che deve essere
senz’altro rifiutato” (A. Scotto Di Luzio, La Scuola che
vorrei).
Come educare alla
cultura della pace”? Per essere “palestra di
vita”, la Scuola deve saper porre le basi della convivenza civile,
deve favorire il vostro essere comunità. E’ fuori dubbio come
l’esperienza scolastica, soprattutto in un contesto sempre più
multiculturale e multireligioso, deve educare alla “convivialità
delle differenze”: “La
pace è convivialità.
È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi. E
l’altro è un volto da scoprire, da contemplare…da guardare e da
accarezzare. E la
pace cos’è? È convivialità delle differenze.
È mettersi a sedere alla stessa tavola fra persone diverse, che noi
siamo chiamati a servire” ( Pensieri
e parole di Tonino Bello,
Paoline, 2013). Ogni forma di conflittualità è segno di
arroganza e di ignoranza; e mentre degrada la dignità della persona,
inibisce drammaticamente lo sviluppo dell’umanità: “Non è la
cultura dello scontro, la cultura del conflitto che costruisce la
convivenza nei popoli e tra i popoli” (Papa Francesco, Angelus
del 01 settembre 2013).
La Scuola ha il
compito di educare alla cultura delle relazioni.
La cultura della pace
passa attraverso la carezza delle relazioni, il rispetto cordiale
delle singole persone, che permette di tessere la tela della vera
polis, cioè del vivere sociale armonico e organico, dove lo
star bene di ciascuno costruisce il bene-essere comune. La Scuola è
il telaio delle relazioni, dove l’unica bocciatura auspicata è
quella del bullismo, della prepotenza, di qualsiasi forma di
razzismo, di insulto, di esclusione.
Cari
ragazzi e giovani, voi per diverse ore al giorno vivete fianco a
fianco: date valore a questa bella opportunità, imparando a
conoscervi, ad apprezarvi, a collaborare, a rispettarvi. Sappiate
stare vicini soprattutto a chi può avere maggiore bisogno di
amicizia, di incoraggiamento, di sostegno. Molti di voi portano
ferite profonde nell’animo, tristezze generate da delusioni,
frustrazioni, problemi e difficoltà di vario genere: sappiate dire
una parola di speranza e di fiducia per far rifiorire il sorriso e la
voglia di farcela!
La Scuola ha il
compito di educare alla cultura del dialogo.
La cultura della pace si
costruire nel dialogo, passa attraverso la capacità di ascoltare,
prima di parlare. Siamo dotati di una sola bocca, e di due orecchie!
L’ascolto deve essere superiore alla parola, e deve precedere la
parola: prima di parlare bisogna educarsi all’ascolto reciproco:
“La cultura dell'incontro, la cultura del dialogo: questa è
l'unica strada per la pace” (Papa Francesco, Angelus del 01
settembre 2013).
Nel dialogo germoglia la
tolleranza, e questa è l’arma delle persone intelligenti, che
sconfigge ogni forma di fondamentalismo culturale.
Carissimi ragazzi e
giovani,
vi sono molto vicino,
con la stima e l’affetto di chi vi vuole bene e desidera il vostro
vero bene. Mi unisco a tutto l’impegno dei vostri genitori,
dirigenti, insegnanti e collaboratori, per attestarvi quanto ci state
a cuore. Spero di potervi incontrare personalemente anche durante
l’anno formativo, a Scuola.
Stringo
la mano a ciascuno, per augurare a tutti “buon anno” e dirvi che
la Scuola è una preziosa opportunità, oltre che una grande fortuna.
Con sincera amicizia.
* Sora, 05 settembre
2013
don Gerardo Antonazzo, Vescovo.
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