Il vescovo Antonazzo a Sora |
“Ho avuto la grazia di conoscere la ricchezza di valori e varietà di espressioni della nostra Chiesa”
Mons. Antonio Lecce, per i 14 mesi della “vacatio”, è stato
Amministratore Diocesano di Sora Aquino Pontecorvo. Al termine del proprio
mandato gli abbiamo chiesto un commento su questa sua generosa e ricca esperienza di Chiesa.
di Gianni Fabrizio *
Cosa
la colpisce maggiormente, in questi primi tempi, nell’accompagnare il vescovo
Gerardo?
“Accompagnando
in questi giorni il Vescovo Gerardo Antonazzo nei primi incontri con diverse
realtà della nostra Diocesi, mi sembra non di presentare un volto nuovo, di una
persona finora sconosciuta, ma una persona di famiglia, che da sempre fa parte
del nostro mondo. Eppure è venuto da lontano, de finibus terrae! Il 22 gennaio
2013 ho
avuto la grande gioia di annunciare alla Chiesa particolare l’avvenuta
elezione da parte di Papa Benedetto XVI di Don Gerardo Antonazzo a Vescovo di
Sora-Aquino-Pontecorvo. E’ stato il punto d’arrivo di un movimento iniziato il
31 gennaio 2012, quando il Vescovo Mons.
Filippo Iannone annunciò al Consiglio presbiterale che era stato trasferito
all’ufficio di Vicegerente di Roma e che continuava la sua missione a Sora nella
veste di Amministratore Apostolico. Intuii subito che mi aspettavano giorni, se
non mesi, di grande impegno, perché ci voleva poco a capire che ormai Mons.
Iannone si sarebbe dedicato a Roma, e
alla nostra Chiesa dovevamo pensare noi, in primis i sacerdoti. Passammo i
primi mesi di attesa del nuovo Vescovo, divisi tra speranze e timori: speranze
di avere presto un nuovo Pastore, timori per la sorte della Diocesi che qualche
profeta di sventure prevedeva già smembrata o accorpata ad altra realtà
diocesana. Quando il 2 luglio Mons. Iannone
comunicò al Collegio dei Consultori la fine del suo mandato apostolico e
la necessità di nominare un amministratore diocesano, secondo il Codice di
Diritto Canonico, i timori crescevano, ma anche l’impegno di tutti per
continuare nella vita ecclesiale “come se
niente fosse accaduto”.
Con
quale animo,14 mesi fa, ha accolto
l’incarico di Amministratore Diocesano?
“Accettai
l’elezione ad amministratore diocesano con animo tranquillo e fiducioso, perché
i Consultori mi assicurarono immediatamente la fraterna e convinta
collaborazione. Mi dedicai a svolgere la duplice missione di assicurare
l’ordinario svolgimento della vita diocesana da una parte, e dall’altra cercare
un punto di contatto con la Santa Sede per arrivare al più presto alla nomina
del nuovo vescovo”.
Come
ha gestito i contatti con la Santa Sede?
“Non
ho avuto nessun contatto diretto con la Santa
Sede, ma ho mantenuto un continuo dialogo con il Nunzio Apostolico in Italia,
S. E. Mons. Adriano Bernardini, invitandolo prima a presiedere le celebrazioni
della festa della Madonna di Canneto il 21 agosto, e poi chiamandolo alla
celebrazione inaugurale dell’Anno della fede il 18 ottobre. Il Nunzio
Apostolico conosceva bene la realtà
diocesana, perché negli anni ottanta del secolo scorso era venuto varie volte a
Sora per incontri con Don Paolo Galante e l’Associazione “La Famiglia” della
scomparsa signora Giuliana Grossi.
Che
linea ha seguito?
” Con
lo sguardo fisso su Gesù”, avevo scritto alla Diocesi il 2 luglio, ed è stato questo il mio
orientamento e la mia linea. Ho perseguito sempre come obiettivo e come
metodo l’esperienza di comunione
all’interno del presbiterio, con l’intento di renderla sempre più evidente e
concreta. Devo dire che il compito di amministratore diocesano mi ha portato a
vivere in pienezza la realtà
sacramentale, affettiva, giuridica della fraternità sacerdotale. Non mi sono
mai sentito “al di sopra” degli altri
sacerdoti, ma uno di loro, uno dei fratelli chiamato ad esercitare il compito
del padre momentaneamente assente. Nei mesi trascorsi come amministratore,
praticamente più di un anno, ho avuto la grazia di visitare e conoscere la
grande ricchezza e varietà di espressioni della nostra Chiesa. Mi sono reso
conto, molto più di quando ero vicario generale, che la vita ecclesiale nel
nostro territorio è fiorente e ben radicata sulla solida tradizione, resa
sempre viva e portatrice di frutti di rinnovamento da parte dei Vescovi che si
sono succeduti negli ultimi cinquanta anni. Impegno dei sacerdoti, dei parroci
in particolare, perché in tutte le comunità, anche le più piccole e povere dal
punto di vista umano, non mancasse mai il servizio della Parola e dei
Sacramenti; attenzione ai poveri, ai piccoli, agli emarginati, attraverso
innumerevoli forme di aiuto rese “azione di Chiesa” dalla Caritas; fermenti
vivi nel tessuto sociale da parte delle aggregazioni laicali, gruppi, movimenti
ecclesiali, confraternite; tutto mi ha portato a ritenere che la nostra
Chiesa continua ad avere un terreno
fertile su cui lavorare.
Allora,
tutto bene?
Volesse
Dio! Il terreno è fertile, ma in parte
si sta desertificando. Anche da noi è evidente la difficoltà nel campo
dell’educazione religiosa dei giovani, dell’accompagnamento delle famiglie,
della crisi delle famiglie, delle tradizioni religiose con poca linfa vitale,
dell’invecchiamento del clero e della popolazione che partecipa attivamente
alla vita ecclesiale … E’ necessario adottare nuove strategie pastorali che
siano in grado di individuare i punti di forza per affrontare le criticità, e
non continuare a disperdere le poche risorse in rivoli e rigagnoli.
L’esperienza della collegialità mi ha permesso di affrontare le diverse
situazioni che si presentavano con sufficiente tranquillità d’animo e con
risultati apprezzabili”.
Quale disegno pastorale le stava a
cuore? E quali i momenti più significativi del suo mandato?
“Non
ho potuto disegnare un programma pastorale di ampio respiro, perché si
aspettava di giorno in giorno la nomina del vescovo, ma, sempre con i
Consultori, sono state indicate tappe di un percorso che coinvolgesse la
Diocesi nel cammino della Chiesa Cattolica nell’Anno della fede. Nei due mesi
estivi di luglio e agosto è stata data un’attenzione particolare alle feste
patronali e agli incontri con gli emigranti. Grande risalto è stato dato al tradizionale pellegrinaggio alla Santa
Casa di Loreto nei giorni 7 e 8 settembre. Il cinquantesimo anniversario
dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano (11 ottobre), è stato ricordato
con una numerosa partecipazione alla “serata della Luna” in S. Pietro, sotto la
finestra di Papa Benedetto che rievocava il discorso di Papa Giovanni XXIII.
Nella serata del 18 ottobre, dopo la celebrazione inaugurale dell’Anno della
fede presieduta dal nunzio apostolico in Italia S. E. Mons. A. Bernardini,
abbiamo voluto ricordare il nostro Vescovo al Concilio, Mons. Biagio Musto, e
il Vescovo originario di Sora, Mons. Edoardo Facchini, Vescovo di Alatri,
morto mentre si recava in S. Pietro per
partecipare ad una delle prime assemblee conciliari”.
Ed
i suoi ultimi impegni?
“Sui
più importanti documenti del Concilio avevo impostato il percorso formativo per
i sacerdoti, prevedendo quattro incontri , di cui però si sono tenuti solo tre:
il primo,”Tantum aurora est” , affidato a Mons. Lorenzo Chiarinelli il 30
ottobre sull’ecclesiologia del Vaticano II, il secondo svolto dal Vescovo di
Frosinone Mons. A. Spreafico sulla “Dei Verbum”
il 4 dicembre , il terzo affidato
al Prof. Don Dario Vitali sulla figura del Vescovo secondo la “Lumen gentium” il 22 gennaio. L’annunzio dell’avvenuta
nomina del nuovo Vescovo ha interrotto
la sequenza degli incontri. Un’esperienza molto gratificante per me è stata la
partecipazione alla “visita ad limina” con i Vescovi del Lazio nel febbraio
scorso. Non potrò mai rendere a parole l’emozione grande dell’incontro con Papa
Benedetto XVI il 9 febbraio, soltanto due giorni prima della sua rinuncia al
Pontificato. Il Papa, benché visibilmente stanco e affaticato, nel colloquio con i Vescovi si è interessato
ai problemi pastorali che man mano venivano esposti. Ricordo il lampo di gioia
negli occhi del Papa quando ho pronunciato il nome “Aquino”, evidentemente per
il riferimento a S. Tommaso. La seconda parte del mio mandato, a partire dal 22
gennaio 2013, è stata rivolta unicamente a preparare la Chiesa all’accoglienza
del nuovo Pastore. Sin dal 23 gennaio ho promosso una fitta rete di incontri
tra l’Eletto e le diverse realtà diocesane. Il tutto è confluito nella grande
festa dei cuori per l’Ordinazione episcopale a S. Maria di Leuca l’8 aprile, con la presenza di più di
duecento nostri pellegrini, e nell’abbraccio del padre e pastore Gerardo il 21
aprile a Sora, nella Domenica di Cristo Buon Pastore”.
Mons.
Antonio Lecce continua ora a servire la
nostra Chiesa Locale, in qualità di Vicario della Diocesi di Sora Aquino
Pontecorvo, incarico confermatogli dalla fiducia e dalla stima di mons. Gerardo
Antonazzo.
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