Impegnati presso la Caritas di Sora e premiati
dal CIAS. Riconoscimenti ad
Ersilia Atalaya e a Moustapha Baka per la profonda sensibilità delle loro
poesie
di Antonella
Piccirilli
Pomeriggio speciale per Moustapha ed Ersilia, lo scorso 18 ottobre, al
palazzo dei Congressi a Roma.Le loro poesie hanno ricevuto il premio
“Clementoni” nell’ambito di un concorso indetto dal CIAS (Centro Internazionale
Amici della Scuola). Moustapha Baka ed Ersilia Atalaya sono accomunati, lui
giovane del Camerun, lei tredicenne di Sora, dalla profonda sensibilità verso la
sofferenza, nella ricerca del senso della vita e della morte. Moustapha scrive
il suo testo in francese, lasciando fiorire la sua ferita in poesia,
consegnandoci in un “flash” la sua storia di persecuzione e di dolore. Nel
proprio Paese vede trucidati i suoi genitori e nel deserto vede morire suo
fratello, con il quale era fuggito per raggiungere la salvezza./ Si vous laissez votre propre terrain,/et
vous choisissez le chemin du désert,/Il y a une raison.Gente di passaggio. Se si lascia la propria terra e /si
sceglie la strada del deserto,/un motivo c’è./C’è chi/pensa di essere superiore
/agli altri esseri umani,/non rispetta la loro vita/e li costringe a
fuggire./Siamo tutti stranieri in questo mondo,/siamo solo gente di
passaggio!/Neri o bianchi, siamo tutti fratelli. Ersilia viene premiata per un
testo scritto quando ha appena 11 anni, e sente il boato dell’esplosione che
uccide sei operai di Carnello.”Ho sentito un boato / un forte boato […] /Non
sapevo ancora che quel boato, fosse un boato di Morte. /Quel boato ha portato
via con sé sei persone; ha portato via mariti dalle loro mogli; ha strappato
padri […], ha portato via fratelli ai propri fratelli/ ha portato via amici dai
loro amici. /[…] non solo nomi, ma persone oneste;/ persone che lavoravano, per
assicurare ai loro cari un futuro migliore./[…]. Resteranno nella mia memoria
come “Eroi”/ che hanno perso la vita mentre lavoravano. Per una volta si
capisce un po’ che parole come Caritas, fondazione Migrantes, integrazione, accoglienza, non significano
soltanto permessi di soggiorno, pacchi viveri da distribuire, problemi economici
e morali da risolvere: c’è un mondo da vivere al positivo, accettando di
mettersi in viaggio con nuovi compagni, che rendono più ricco il cammino e
migliore la ricerca del senso delle cose che viviamo, anche quelle più
difficili da affrontare. La verità,
ricordata nella nostra lingua o in francese, da una ragazza cattolica, o da un
musulmano, è che “Noir ou blanc, nous
sommes tous frères”.Come dire: anche chi non vuole riconoscere di avere lo
stesso Padre che ci rende tutti fratelli, potrà comunque farsi la domanda:
apparteniamo o no alla stessa razza umana?
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