Il grande successo del film “Nell’Anno del Signore” segna l’inizio di una lunga collaborazione
tra il regista Luigi Magni e l’attore ciociaro Nino Manfredi che durerà fino al
2003. Nel 1976, sette anni dopo l’exploit del già citato film, i due lavorano a
tre segmenti inseriti nei film ad episodi: “Signore
e Signori buonanotte”; “Basta che non
si sappia in giro” e “Quelle strane
occasioni”. Manfredi ha sperimentato controvoglia il genere dei film ad episodi.
Nel primo film è inserito lo sceneggiato filmico “Il Santo Soglio” in cui l’attore è il cardinale Felicetto de Caprettari il quale, durante il conclave che decreta l’elezione del nuovo pontefice, si finge malato per farsi eleggere diventando un papa di “transizione” che rimarrà a lungo sul trono papale. In una sua intervista a proposito del film l’attore ricorda questo anziano personaggio del quale ne è rimasto affezionato sin dall’inizio. L’idea era quella di girare un lungometraggio ma, siccome eravamo in anni di crisi per il nostro cinema, si doveva ricorrere ai film ad episodi. Nel secondo film l’episodio diretto da Magni è “Il superiore” in cui l’attore ciociaro ha il ruolo della guardia di un carcere Enzo Lucarelli. Viene preso di mira da alcuni detenuti i quali, se non interviene il ministro della Giustizia a varare la riforma carceraria, lui verrà sodomizzato. A mettere ordine arriva, non un ministro, ma il sottosegretario. L’ultimo episodio “Il cavalluccio svedese” parla dell’architetto Antonio Pecorari coniugato con Giovanna (Olga Karlatos) e padre di Paola (la giovane Giovannella Grifeo). Le due donne vanno in vacanza e l’uomo riceve la visita della giovane svedese in villeggiatura in Italia e figlia dell’amico di vecchia data Peter Cristina (Giovanna Steffan). Fuori imperversa un temporale ed i due, nonostante la differenza di età, trascorrono una notte assieme nel letto matrimoniale dell’architetto. La ragazza le rivela di un presunto tradimento della moglie con suo padre. Paola, figlia dell’architetto in una telefonata rivela di aver avuto rapporti intimi con il fidanzato della svedese. A proposito degli ultimi due episodi vi sono state le recensioni di Giovanni Grazzini, per quanto riguarda “Il superiore” e Gian Luigi Rondi a proposito de “Il cavalluccio svedese”. Vediamole:
Nel primo film è inserito lo sceneggiato filmico “Il Santo Soglio” in cui l’attore è il cardinale Felicetto de Caprettari il quale, durante il conclave che decreta l’elezione del nuovo pontefice, si finge malato per farsi eleggere diventando un papa di “transizione” che rimarrà a lungo sul trono papale. In una sua intervista a proposito del film l’attore ricorda questo anziano personaggio del quale ne è rimasto affezionato sin dall’inizio. L’idea era quella di girare un lungometraggio ma, siccome eravamo in anni di crisi per il nostro cinema, si doveva ricorrere ai film ad episodi. Nel secondo film l’episodio diretto da Magni è “Il superiore” in cui l’attore ciociaro ha il ruolo della guardia di un carcere Enzo Lucarelli. Viene preso di mira da alcuni detenuti i quali, se non interviene il ministro della Giustizia a varare la riforma carceraria, lui verrà sodomizzato. A mettere ordine arriva, non un ministro, ma il sottosegretario. L’ultimo episodio “Il cavalluccio svedese” parla dell’architetto Antonio Pecorari coniugato con Giovanna (Olga Karlatos) e padre di Paola (la giovane Giovannella Grifeo). Le due donne vanno in vacanza e l’uomo riceve la visita della giovane svedese in villeggiatura in Italia e figlia dell’amico di vecchia data Peter Cristina (Giovanna Steffan). Fuori imperversa un temporale ed i due, nonostante la differenza di età, trascorrono una notte assieme nel letto matrimoniale dell’architetto. La ragazza le rivela di un presunto tradimento della moglie con suo padre. Paola, figlia dell’architetto in una telefonata rivela di aver avuto rapporti intimi con il fidanzato della svedese. A proposito degli ultimi due episodi vi sono state le recensioni di Giovanni Grazzini, per quanto riguarda “Il superiore” e Gian Luigi Rondi a proposito de “Il cavalluccio svedese”. Vediamole:
Il primo, su il Corriere della Sera del 4/12/1976,
scrive:
Sarcastico
contro tutti, Luigi Magni ha in Nino Manfredi un interprete che mischia il
buffo al pietoso con una mimica intelligente.
Il secondo, su Il Tempo del 27/12/1976 ci dice:
Un
giochetto, senza neanche il gusto del qui pro quo, ma Nino Manfredi, nonostante
i limiti narrativi e le inconcludenti ovvietà, se ne approfitta con la sua
abituale finezza, dà al personaggio, dall’interno, dimensioni che non
possedeva, lo disegna, lo scava, lo tiene in bilico ed in modo perfetto, tra l’impaccio
e il buon senso gli dà una giusta faccia italiana, lo eleva quasi a simbolo
comico (non solo comico) di una generazione, di una classe. (1)
E’ il 1977 ed il regista torna al suo primo amore: la
Roma del popolo ed ottocentesca e sceglie l’attore ciociaro quale protagonista
del film “In nome del Papa Re” che
verrà insignito di numerosi premi. Nino Manfredi riceve il premio come miglior
attore al IV Festival di Parigi; “Nastro d’Argento” dei giornalisti cinematografici;
Premio “Gino Cervi” come miglior attore dell’anno ed infine il David di
Donatello come miglior attore protagonista. Roma 1867: Regna Papa Pio IX.
Monsignor Colombo, magistrato di elevata autorevolezza, preso dal radicale cambiamento
e stanco di essere capro espiatorio di ogni avvenimento che si verifica all’interno
del clero, scrive una lettera al pontefice in cui dichiara di volersi dimettere
dall’incarico. Avviene, nel contempo, un grave attentato nel quale i terroristi
Monti; Tognetti (Ron, chiamato con il suo vero nome Rosalino Cellamare) e Costa
(Danilo Mattei) distruggono la caserma degli zuavi. La contessa Flaminia
(Carmen Scarpitta) in passato ha avuto una relazione con l’alto prelato e
rivela a quest’ultimo che Cesare Costa è figlio naturale del monsignore. Quest’ultimo
per poter elevare il giovane condannato a morte, ritira le dimissioni e conduce
il figlio in casa sua sequestrandolo in cantina dove riceve la visita
quotidiana della fidanzata Teresa (Giovannella Grifeo). I parenti degli altri
due condannati sono contrari a ciò e la madre di Tognetti, durante il
sacramento della Santa Comunione, si rifiuta di prendere l’ostia dalle mani del
monsignore. Il marito della contessa in seguito uccide Costa in quanto crede
sia l’amante della moglie. Il papa nero (Salvo Randone) impedisce al pontefice
Pio IX di dare la grazia ai condannati e, durante la messa, monsignor Colombo
si rifiuta di dargli l’ostia, assumendosi così ogni responsabilità.
Nel 1987 Magni dirige Manfredi in “Secondo Ponzio Pilato” in cui si parla di colui che, a seguito
della crocifissione di Cristo si dichiara colpevole per il disinteresse di essa
e si fa decapitare. L’attore ripropone il suo accento ciociaro con garbo;
coraggio e serietà. Tre anni dopo vi è il ritorno alla Roma Papalina con “In nome del popolo sovrano” in cui
Manfredi ha il ruolo del popolano Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, cui
colpisce la straordinaria figura paterna. Nel 1999, nel suo ultimo film per il cinema
“La Carbonara”, il regista fa
interpretare a Manfredi il ruolo, trent’anni prima di Ugo Tognazzi, del
Cardinale Rivarola. Il congedo dal pubblico sia di Magni che di Manfredi
avviene il 7 gennaio 2003 giorno in cui, su Canale 5, sono regista ed
interprete de “La notte di Pasquino”.
Roma 1870 vigilia della breccia di Porta Pia: Galeazzo della Gensola (Pino Quartullo)
è il principale accusato del rapimento di un bambino. Ha compiuto tale gesto
per avere un figlio a cui dare l’eredità. Per trasmettergli ciò chiede aiuto ad
un signore anziano e curioso. Si tratta di Pasquino (Nino Manfredi), nottambulo
che attacca le sue invettive su statue e muri. Quando il bambino, alle cui
ricerche prendono parte anche la giovane americana Jenny ed il rivoluzionario Andrea,
sarà liberato, l’anziano si finge cardinale e raggiunge il pontefice durante la
breccia di Porta Pia di cui la città è protagonista facendo terminare l’opera
al giovane rivoluzionario.
1(1) Aldo
Bernardini Nino Manfredi Gremese editore 1979 Pag. 184/185.
· * Veroli 12 novembre 2013. Di Gabriele Mattacola.
Collaboratore, da settembre 2009 a dicembre 2011 della rivista “Civis”. In essa
ha dedicato un articolo al cantante Wess e ad autori locali quali: Emiliano
Serapiglia: il film maker di Broccostella; Attilio Cestra; Oreste Datti “Il Califfo
Ciociaro”; Fulvio Cocuzzo: “Il Cantastorie della Valle di Comino”; Mario
Tarquini storico verolano ed “I Tanto Pe Cantà”.
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