Spazio I: Mostra Michela Lambriola |
In certi momenti della giornata il silenzio e l'attesa diventano episodi fortemente desiderati, quasi fossero del tutto necessari per calibrare gli equilibri della vita quotidiana. Tutti noi, con poche eccezioni, aspiriamo a spazi e tempi di nostra assoluta appartenenza, che ci possano allontanare dal fluire delle incombenze giornaliere, dal peso delle più stressanti attività o da obblighi routinari e mal digeribili. Anche fissare una parete bianca restituisce la sensazione di bloccare il tempo, annullando lo scorrere di immagini sequenziali e sovrapponibili.
Tuttavia, la pittura permette di compiere un passo ancora più determinante: congelare materialmente un istante, che nella mente del suo creatore può essere solo quello preciso, unico, irripetibile, inconfondibile.. e non altro! Si tratta di un passaggio ben più complesso della sola parete bianca ostinatamente fissata, perché qui si pretende di fermare il tempo in un attimo compiuto e pienamente godibile. Non si vuole annullare tutto o fare tabula rasa, quanto piuttosto eternare un unico istante, capace di vivere per sempre nella nostra mente, senza mai ricadere nel fluire degli eventi o nella sequenzialità delle impressioni.
Fermare un particolare istante tramite un'immagine densa di significato consente di pervenire a una sublimazione, che si sostanzia di due qualità: il silenzio, cessato il quale tutto rientrerebbe nel circolo del continuo fluire, e l'attesa, concepita come desiderio e aspettativa di qualcosa pienamente appagante.
Così vanno intesi i paesaggi, intellettuali e affatto fenomenici, di Michela Lambriola, che, nella stessa scelta di una percezione essenzialmente monocroma, elimina qualsiasi riferimento al fluire narrativo e al sequenziale descrivere tipico del tradizionale universo policromo. La forza e la cogenza delle masse individuate sulla tela segnano in maniera indelebile, inequivocabilmente e inevitabile quell'attimo unico, altrimenti irrecuperabile o inimmaginabile in una realtà in continuo divenire.
* di David Frapiccini
Tuttavia, la pittura permette di compiere un passo ancora più determinante: congelare materialmente un istante, che nella mente del suo creatore può essere solo quello preciso, unico, irripetibile, inconfondibile.. e non altro! Si tratta di un passaggio ben più complesso della sola parete bianca ostinatamente fissata, perché qui si pretende di fermare il tempo in un attimo compiuto e pienamente godibile. Non si vuole annullare tutto o fare tabula rasa, quanto piuttosto eternare un unico istante, capace di vivere per sempre nella nostra mente, senza mai ricadere nel fluire degli eventi o nella sequenzialità delle impressioni.
Fermare un particolare istante tramite un'immagine densa di significato consente di pervenire a una sublimazione, che si sostanzia di due qualità: il silenzio, cessato il quale tutto rientrerebbe nel circolo del continuo fluire, e l'attesa, concepita come desiderio e aspettativa di qualcosa pienamente appagante.
Così vanno intesi i paesaggi, intellettuali e affatto fenomenici, di Michela Lambriola, che, nella stessa scelta di una percezione essenzialmente monocroma, elimina qualsiasi riferimento al fluire narrativo e al sequenziale descrivere tipico del tradizionale universo policromo. La forza e la cogenza delle masse individuate sulla tela segnano in maniera indelebile, inequivocabilmente e inevitabile quell'attimo unico, altrimenti irrecuperabile o inimmaginabile in una realtà in continuo divenire.
* di David Frapiccini
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