di Gabriele Mattacola
Domenica 5 marzo, presso l'Hotel "Villa Igea" di Fiuggi, è stato presentato il libro biografico dal titolo "Vita da Bianciardi-Scrittore e uomo libero" ( Momo edizioni ), scritto dal professor Pierluigi Barberio, docente di materie letterarie presso l'Istituto di Scuola Secondaria Superiore "Sandro Pertini" di Alatri e precedentemente presso l'Istituto Comprensivo "Ottavio Bottini" di Piglio dove ho avuto modo di incontrarlo nel luglio del 2019.
Lettrici dell'evento sono state la professoressa Alessia Ciriaco, anch'ella docente di lettere presso il già menzionato istituto di Piglio, e Maria Vittoria Necci. L'opera, la cui postfazione è curata dalla professoressa Vanessa Roghi, docente universitaria e le illustrazioni sono di Marco Petrella, è un ritratto dello scrittore Luciano Bianciardi ( Grosseto 14.12.1922/ Milano 14.11.1971 ).
Laureato in filosofia, insegnante di liceo e bibliotecario, Bianciardi iniziò l'attività di scrittore nei primi anni '50. Nel 1956, assieme al più noto Carlo Cassola, pubblicò il libro-inchiesta intitolato "I minatori della Maremma", sulla dura condizione dei lavoratori delle miniere maremmane, sfruttati e spesso licenziati per ragioni politiche e sindacali dalla Montecatini, grande azienda del Nord.
Lo ricordiamo per la trilogia del lavoro o della rabbia formata dalle opere "Il lavoro culturale" ( 1957 ); "L'integrazione"( 1960 ) e "La vita agra" ( 1962 ). Da quest'ultimo è stato tratto un film, nel 1964, per la regia di Carlo Lizzani con protagonista Ugo Tognazzi. In occasione del centenario dell'impresa dell' "Eroe dei due mondi", nel 1960 lo scrittore toscano è stato autore del libro "Da Quarto a Torino". Si è inoltre posto critico nei confronti della televisione che per lui rappresentava "la fiera dell'odio" e restituiva la visione di un mondo rassicurante e ovattato anche attraverso la manipolazione delle notizie e la censura.
L'ultimo romanzo da lui scritto s'intitola "Aprire il fuoco" ( 1969 ), cronaca straziante e immaginaria delle Cinque Giornate di Milano spostate al 1959 in cui compare un giovanissimo Enzo Jannacci. (Foto: Luciano Bianciardi su www.left.it)
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