All’inizio di ottobre la stampa locale e le emittenti radiotelevisive hanno seguito intensamente la tragica vicenda di Francesco, studente diciassettenne di Isola del Liri. Dalla sua scomparsa nella mattinata di martedì 2 dal suo Istituto scolastico di Sora, fino al ritrovamento privo di vita sotto una delle torri dell’ormai annoso interminabile cantiere del Centro Serapide – ex Mobilificio Tomassi.
Celebrate le esequie in S. Lorenzo di
Isola del Liri sabato 5 con commossa solidale partecipazione al
dolore della famiglia, il triste fatto di cronaca tende a svanire
nella memoria collettiva e a perdersi nell’indistinto dei tanti
eventi tragici e luttuosi della inarrestabile cronaca quotidiana. Ma
a me è capitato che con il fluire dei giorni questo evento ha
suscitato coinvolgimento di riflessione e di ricerca, non per la
specificità della condizione esistenziale del Giovane Studente. Ma
certamente per le implicazioni socio –culturali e psicopedagogiche
che investono gli aspetti della condizione giovanile, e in
particolare adolescenziale, nella nostra realtà territoriale. E
allora mi chiedo: quale percezione, attenzione, accogliente
disponibilità c’è per gli adolescenti nelle formazioni e
istituzioni sociali e culturali, nella Scuola e nelle Comunità
ecclesial – parrocchiali? L’interrogativo diventa più pressante
e inquietante se si considera l’intensa partecipazione dei giovani
a tutte le fasi della vicenda e in particolare l’apparizione di una
locandina a sfondo rosso con il breve ma allusivo verso: ‘
Vivere in fretta / per finirla in un gran casino’… E
continua: ‘Un ringraziamento a coloro che hanno partecipato al
saluto… Ciao Pe’. I ragazzi del muretto ‘ . Le locandine
sono visibili a Isola del Liri tra Corso Roma e S. Lorenzo, e a Sora
nelle adiacenze dell’Istituto frequentato da Francesco. Altro
‘messaggio’ è apparso sullo striscione appeso alla ringhiera di
Piazza XX Settembre: ‘ Questo è per la gente che vuole
viaggiare un po’…senza sporcarsi le suole. Ciao Francesco!’.
Mi pare che si manifesti una chiara
volontà di comunicare con i gruppi di giovani coetanei, il mondo
degli adulti e l’opinione pubblica. Con uno stile ed espressioni
non certo chiare, serene, positive. Anzi piuttosto inquietanti e
drammaticamente cariche di intima profonda amarezza e ironico spirito
polemico. E’ certo che da tutto il contesto, pur non avendo
conoscenza diretta di persone e situazioni, traggo motivi di
preoccupazione e sollecitazione a capire e a segnalare, a chi vive a
contatto quotidiano – magari con responsabilità
etico-professionali – con questo difficile complesso mondo. Si
tratta di impegnarsi nello studio e nell’analisi attenta nel
rapporto abituale con questa disagiata umanità, che è la
generazione giovanile adolescenziale attuale dai 12/13 anni fino al
compimento della scolarità secondaria. Un’età sempre complessa e
problematica, ma attualmente ardua da definire per la somma delle
tensioni e dei conflitti che si agitano nella emergente coscienza
giovanile.
Eppure nessun adulto responsabile può
rifugiarsi nel dilemma omissivo dell’ indifferenza o della
rassegnata impotenza.
Gustavo Pietropolli Charmet nel suo
‘ Ritratto dell’adolescente di oggi’ ( Laterza ) segue
l’interessante evoluzione della condizione adolescenziale da Edipo
a Narciso nella famiglia iperprotettiva, gratificante,
estetico-gaudente. E stigmatizza il giovane adolescente come ‘fragile
e spavaldo’: indeciso, taciturno–non comunicativo, pigro;
insofferente delle regole, autoreferenziale, indifferente e
padronale. La lettura di Charmet può essere utile ma certo non
risolutiva. Anche se l’Autore formula l’auspicio che il suo Libro
possa aiutare ‘ tutti gli adulti… che hanno a cuore la
possibilità di avvertire i ragazzi che ce la possono fare a
diventare delle belle persone e nel contempo a salvare il pianeta
dal disastro che hanno combinato i loro genitori e i loro nonni ‘ .
* Sora 20
Ottobre 2013 Egidio Paolucci.
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