Per
anni i mass media hanno divulgato il messaggio che “Prevenire è
meglio che curare”,
un messaggio ineccepibile.
La prevenzione,
grazie ai cd. screening, permette di individuare una patologia al suo
primo insorgere, consentendo al paziente di affrontare delle cure e
dei percorsi terapeutici molto più leggeri e meno invasivi.
Purtroppo, sembra che nella provincia di Frosinone, almeno per quanto
riguarda lo screening mammografico, non sia più possibile continuare
a fornire le medesime prestazioni degli anni passati.
Presso
il nosocomio sorano, se non si erra, venivano svolte tre sedute
pomeridiane alla settimana che permettevano di potere effettuare
oltre cinquecento prestazioni al mese. Dall’inizio dell’anno,
però, è possibile effettuare gli screening solo una volta alla
settimana e di mattina, durante l’orario di lavoro che veniva
dedicato per eseguire altre analisi/prestazioni. Le conseguenze sono
facilmente immaginabili, il numero delle visite è calato a meno di
cento al mese.
Quali
saranno le conseguenze? Innanzi tutto, maggiori sofferenze per le
donne. Infatti, minore prevenzione vuol dire scoprire di avere un
tumore al seno quando la patologia sarà in uno stadio più avanzato,
anziché in uno iniziale, comportando un maggior ricorso alla
chemioterapia. Non si capisce perché l’A.S.L. non cerchi di
migliorare o mantenere al livello del recente passato lo screening
mammografico. Tra l’altro il tumore alla mammella è una delle
poche, se non l’unica patologia che può essere curata interamente
all’interno della Provincia.
Una
minore prevenzione comporterà un aumento della “Mobilità
passiva”, quindi saranno sempre più i pazienti che per curarsi
dovranno rivolgersi alle strutture accreditate, a quelle di altre ASL
o di altre regioni. Inoltre, la chemioterapia è certamente più
costosa - oltre che devastante per una persona – tutto
ciò avrà effetti negativi sul bilancio dell’A.S.L. di Frosinone.
Si tenga conto che per effettuare lo screening mammografico con le
stesse modalità del passato bastano circa 200.000 Euro, che
francamente sarebbero soldi bene investiti. Infine, un ulteriore
conseguenza sarebbe l’aumento delle liste di attesa per le
mammografie, in netta contraddizione con il progetto di abbattimento
delle liste stesse.
Anche
tale ultimo progetto desta qualche perplessità, seppure l’iniziativa
può apparire lodevole, di fatto presenta alcuni nei. Il progetto,
del costo di 500.000 Euro per soli tre mesi, è sperimentale e
non si saprà se diverrà definitivo o meno.
Nello specifico il
70% dei posti disponibili viene assegnato a chi si prenota di
settimana in settimana, mentre il restante 30% viene riservato
chiamando chi era già in lista di attesa. In quest’ultimo caso, se
una persona in attesa viene contattata con un preavviso troppo breve
difficilmente potrà sostenere alcune prestazioni, come le endoscopie
o le gastroscopie. Inoltre, pare che le stesse liste sperimentali non
sempre vengono riempite completamente. Insomma, un progetto che
seppur con intenti nobili fa nascere nuovi problemi e drena risorse
all’A.S.L. e alla regione che potevano essere utilizzate per
rinnovare quello che era un servizio di eccellenza provinciale: lo
screening mammografico.
* Sora,
19 gennaio 2015. Il Comunicato Stampa dei portavoce del Comitato Rodolfo
Damiani e Fabrizio
Pintori.
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