14.10.11


Sugli scavi archeologici preventivi a Santa Rosalia di ufficiale ancora non c'è niente.

Bocche cucite tra gli esperti e addetti ai lavori. Ufficiose le poche notizie che trapelano da attenti osservatori: sono venuti fuori una o due epigrafi, resti di una strada romana. Altra ipotesi, è venuto fuori anche un canale di scolo. Sembra così ma di sicuro non c'è ancora nulla. A Sora il dibattito sull'archeologia è fermo, sulle epigrafi della valle di Comino c'è interesse. Martedì prossimo 18 ottobre alle 17,30 ci sarà alla biblioteca comunale il terzo incontro, a distanza di pochi mesi, sul convegno epigrafo cominese. Si parlerà, ci saranno nuovi autori che parleranno degli atti del convegno: "Le Epigrafi della Valle di Comino" arrivato alla settima edizione. Il professore Luigi Gulia, del Centro Studi "V.Patriarca" che ricorda inoltre che a metà novembre riprenderanno le lezioni dell'Università per la promozione culturale del tempo libero aperte ai soci e a quanti sono interessati, terrà la relazione di introduzione assieme al presidente Domenico Cedrone dell'associazione "Genesi" che promuove i convegni e ci sarà la dottoressa Maria Giudici, epigrafista. Il primo convegno fu svolto ad Alvito nel 2004, il 5 giugno. Si parlò del culto di Mefite nella valle di Comino e delle località di Villetta Barrea e Opi ai tempi dei Romani. Per Filippo Demma, che ha partecipato al secondo incontro a Sora sull'Epigrafi l'altro sabato, i libri stampati sono molto utili per studenti e studiosi, utili per preparare esami e tesi di laurea. Libri curati da Heikki Solin, professore ad Helsinki, all'Istituto Classico dell'Università, che dal 2004 si interessa a tutta la valle e studia le epigrafi che vengono ritrovate e che sono ancora ben conservate. Tutta la valle era una zona di prima espansione romana naturale per le vie esistenti. www.associazionegenesi.org - Sui reperti archeologici a Santa Rosalia l'articolo su: http://www.archeorivista.it/0010773_santa-rosalia-di-sora-fr-altri-resti-archeologici-dal-cantiere-del-futuro-mc-donald%e2%80%99s/


Scavi archeologici preventivi a Santa Rosalia di Sora.

Da martedì 11 ottobre, da tre giorni non ci sono più scavi a Santa Rosalia sul cantiere dove dovrà aprire un fast-food della Mc Donald’s. Sembrano essere terminati i saggi preventivi e ora inizieranno i lavori di costruzione del nuovo edificio commerciale. La mia segnalazione inviata alla redazione di www.archeorivista.it, mercoledì 12 ottobre, che mi risponde: “Grazie per il vostro comunicato. Ne faremo volentieri una notizia che sarà pubblicata su Archeorivista.it entro 24/48 ore. Vi saremo grati se vorrete diffondere la conoscenza della nostra testata e linkare l'articolo che vi riguarda. Grazie e buon lavoro. La redazione di ArcheoRivista.it”. L’articolo si può leggere su: www.archeorivista.it/ – Ora credo che continuino i lavori per il Mc Donald’s come previsto e si studieranno i materiali trovati. E’ il solito iter. I pezzi recuperati saranno inviati, si suppone, al restauro. Da questa vicenda torna di nuovo chiaro che "tecnici della soprintendenza e tecnici della ditta privata non possono lavorare assieme". L'impressione è questa per chi ha seguito gli scavi dall'esterno. Su facebook la nota spiritosa: “addei a mac donald s e t magn l acqua e l insalata n e megl ca magn ai spedal sparagni pure”.

1 commento:

  1. Anonimo6:24 PM

    Non è procedura infrequente che i saggi preventivi portino alla scoperta di reperti che vengono, in seguito, rimossi. Rientra nelle fattispecie previste dal DLG n. 163, 12 aprile 2006 che, all'art. 95, comma 2, lettera b) recita: " [...] contesti che non evidenziano reperti leggibili come complesso strutturale unitario, con scarso livello di conservazione per i quali sono possibili interventi di reinterro oppure smontaggio - rimontaggio e musealizzazione in altra sede rispetto a quella di rinvenimento.". In tali ipotesi la Soprintendenza detta le prescrizioni finalizzate ad assicurare la conoscenza, la conservazione e la protezione dei rinvenimenti, salve le misure di tutela previste dal Codice dei beni culturali relativamente ai singoli reperti o al loro contesto.
    Appare a tutti ovvio che, se il rinvenimento non è inamovibile, non possiede una contestualizzazione unitaria e non ha carateri intrinseci tali da giustificarne la musealizzazione sul posto, non si può sempre invocare la creazione di un sito archeologico permanente sull'area interessata (con il conseguente blocco dei lavori), in quanto un simile agire (oltre ad essere inutile dal punto di vista della fruibilità) condurrebbe alla demonizzazione di ogni rinvenimento!!!

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