13.5.13

IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 47a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI (2013). IL 17 MAGGIO LA VEGLIA DI PENTECOSTE

I TRE PILASTRI DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA 47a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI (2013) 

(Commento a «Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione») 

Quest’anno il Pontefice nel suo Messaggio per la 47° Giornata Mondiale delle Comunicazioni («Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione») ha raccolto una serie di indicazioni già date nei precedenti messaggi, e puntando su 3 “pilastri” o temi-chiave che sembrano essere ormai le fondamenta della prospettiva ecclesiale sulla comunicazione.

 1) L’AMBIENTE DIGITALE È UNO SPAZIO DI ESPERIENZA REALE Scrive Benedetto XVI che i social networks non devono essere visti dai credenti semplicemente come uno strumento di evangelizzazione. La Rete non è da «usare», ma da abitare perché la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale. «L’ambiente digitale – scrive il Papa – non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani» (corsivo nostro). Lo spazio digitale non è inautentico, alienato, falso o apparente, ma è un’estensione del nostro spazio vitale quotidiano, che richiede «responsabilità e dedizione alla verità». Abitare significa inscrivere i propri significati nello spazio. Ed è proprio questa la sfida: inscrivere i significati e i valori della nostra vita nell’ambiente digitale, e anche capire che cosa la rete ci insegna sul modo di pensare la fede oggi. Siamo chiamati, dunque, a vivere bene sapendo che la Rete è parte del nostro ambiente vitale, e che in essa ormai si sviluppa una parte della nostra capacità di fare esperienza: «sia essa fisica, sia essa digitale», senza fratture o cesure tra le due «realtà», senza schizofrenie.

 2) IN RETE SI PENSA INSIEME E SI CONDIVIDE LA RICERCA Nel suo Messaggio il Papa afferma che lo sviluppo delle reti sta «contribuendo a far emergere una nuova “agorà”, una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni, e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità». Nelle reti sociali gli uomini sono coinvolti – si legge nel Messaggio – «nell’essere stimolati intellettualmente e nel condividere competenze e conoscenze». I networks sociali dunque non solamente aiutano ad esprimere agli altri il proprio pensiero, ma aiutano anche a pensare insieme agli altri, elaborando riflessioni, idee, visioni della realtà. La Rete dunque è un luogo in cui si esprime la ricerca dell’uomo, il suo desiderio di verità e i suoi interrogativi di senso.

 3) IN RETE SI VIVE UN COINVOLGIMENTO INTERATTIVO CON LE DOMANDE DEGLI UOMINI Il Pontefice indica il rischio più insidioso: quello di conversare soltanto con coloro che già condividono le nostre visioni. E invece – scrive – «dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre». Non si testimonia il Vangelo in Rete limitandosi a inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, chiudendosi alle domande vere e urgenti, ai dubbi e alle sfide degli uomini d’oggi . Al contrario il Papa ribadisce la necessità ad essere disponibili «nel coinvolgerci pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del significato dell’esistenza umana». Occorre dunque superare la logica degli steccati, delle contrapposizioni, dei gruppi chiusi e autoreferenziali che alla fine paradossalmente la Rete rischia di fomentare. E «il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio come pure la nostra carità operosa». Se il Papa ha deciso di unirsi alla conversazione che avviene via Twitter è proprio per esprimere un segno di attiva partecipazione ai dibattiti, alle discussioni e ai dialoghi degli uomini del nostro tempo che oggi sono sempre più veicolati dai network sociali. -

È CHIARO, DUNQUE CHE la riflessione sulla comunicazione che la Chiesa sta portando avanti in questi anni si interroga non su tecniche e modelli, ma sulla vita dell’uomo al tempo in cui l’ambiente digitale ha impatto sulla nostra percezione della realtà, di noi stessi e sulle nostre relazioni. Ricordiamo che l’Anno della fede è stato inaugurato da una Lettera Apostolica dal titolo Porta Fidei da cui il Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni riprende direttamente la metafora della porta (cfr At 14,27), che identifica la fede e che «introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa». Dunque il Pontefice riconosce che nel mondo digitale si può discernere una «porta di fede». Si tratta di un riconoscimento significativo, che farà molto riflettere non solo chi opera nel mondo della comunicazione, ma ogni cristiano che ha un profilo in un social network quali Facebook o Twitter, solamente per citare i più noti.

TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DEL S. PADRE 47ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 

“Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione.” 12 Maggio 2013 Cari fratelli e sorelle, in prossimità della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2013, desidero proporvi alcune riflessioni su una realtà sempre più importante che riguarda il modo in cui le persone oggi comunicano tra di loro. Vorrei soffermarmi a considerare lo sviluppo delle reti sociali digitali che stanno contribuendo a far emergere una nuova «agorà», una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni, e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità. Questi spazi, quando sono valorizzati bene e con equilibrio, contribuiscono a favorire forme di dialogo e di dibattito che, se realizzate con rispetto, attenzione per la privacy, responsabilità e dedizione alla verità, possono rafforzare i legami di unità tra le persone e promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana. Lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione. Se i network sono chiamati a mettere in atto questa grande potenzialità, le persone che vi partecipano devono sforzarsi di essere autentiche, perché in questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi. Lo sviluppo delle reti sociali richiede impegno: le persone sono coinvolte nel costruire relazioni e trovare amicizia, nel cercare risposte alle loro domande, nel divertirsi, ma anche nell’essere stimolati intellettualmente e nel condividere competenze e conoscenze. I network diventano così, sempre di più, parte del tessuto stesso della società in quanto uniscono le persone sulla base di questi bisogni fondamentali. Le reti sociali sono dunque alimentate da aspirazioni radicate nel cuore dell’uomo. La cultura dei social network e i cambiamenti nelle forme e negli stili della comunicazione, pongono sfide impegnative a coloro che vogliono parlare di verità e di valori. Spesso, come avviene anche per altri mezzi di comunicazione sociale, il significato e l’efficacia delle differenti forme di espressione sembrano determinati più dalla loro popolarità che dalla loro intrinseca importanza e validità. La popolarità è poi frequentemente connessa alla celebrità o a strategie persuasive piuttosto che alla logica dell’argomentazione. A volte, la voce discreta della ragione può essere sovrastata dal rumore delle eccessive informazioni, e non riesce a destare l’attenzione, che invece viene riservata a quanti si esprimono in maniera più suadente. I social media hanno bisogno, quindi, dell’impegno di tutti coloro che sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito ragionato, dell’argomentazione logica; di persone che cercano di coltivare forme di discorso e di espressione che fanno appello alle più nobili aspirazioni di chi è coinvolto nel processo comunicativo. Dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre. “Costatata la diversità culturale, bisogna fa sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello” (Discorso nell’Incontro con il mondo della cultura, Belém, Lisbona, 12 maggio 2010). La sfida che i network sociali devono affrontare è quella di essere davvero inclusivi: allora essi beneficeranno della piena partecipazione dei credenti che desiderano condividere il Messaggio di Gesù e i valori della dignità umana, che il suo insegnamento promuove. I credenti, infatti, avvertono sempre più che se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell'esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante. L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani. I network sociali sono il frutto dell’interazione umana, ma essi, a loro volta, danno forme nuove alle dinamiche della comunicazione che crea rapporti: una comprensione attenta di questo ambiente è dunque il prerequisito per una significativa presenza all’interno di esso. La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinità ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti. Nell’ambiente digitale la parola scritta si trova spesso accompagnata da immagini e suoni. Una comunicazione efficace, come le parabole di Gesù, richiede il coinvolgimento dell’immaginazione e della sensibilità affettiva di coloro che vogliamo invitare a un incontro col mistero dell’amore di Dio. Del resto sappiamo che la tradizione cristiana è da sempre ricca di segni e simboli: penso, ad esempio, alla croce, alle icone, alle immagini della Vergine Maria, al presepe, alle vetrate e ai dipinti delle chiese. Una parte consistente del patrimonio artistico dell’umanità è stato realizzato da artisti e musicisti che hanno cercato di esprimere le verità della fede. L’autenticità dei credenti nei network sociali è messa in evidenza dalla condivisione della sorgente profonda della loro speranza e della loro gioia: la fede nel Dio ricco di misericordia e di amore rivelato in Cristo Gesù. Tale condivisione consiste non soltanto nell’esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2011). Un modo particolarmente significativo di rendere testimonianza sarà la volontà di donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana. L’emergere nelle reti sociali del dialogo circa la fede e il credere conferma l’importanza e la rilevanza della religione nel dibattito pubblico e sociale. Per coloro che hanno accolto con cuore aperto il dono della fede, la risposta più radicale alle domande dell’uomo circa l’amore, la verità e il significato della vita – questioni che non sono affatto assenti nei social network – si trova nella persona di Gesù Cristo. E’ naturale che chi ha la fede desideri, con rispetto e sensibilità, condividerla con coloro che incontra nell’ambiente digitale. In definitiva, però, se la nostra condivisione del Vangelo è capace di dare buoni frutti, è sempre grazie alla forza propria della Parola di Dio di toccare i cuori, prima ancora di ogni nostro sforzo. La fiducia nella potenza dell’azione di Dio deve superare sempre ogni sicurezza posta sull’utilizzo dei mezzi umani. Anche nell’ambiente digitale, dove è facile che si levino voci dai toni troppo accesi e conflittuali, e dove a volte il sensazionalismo rischia di prevalere, siamo chiamati a un attento discernimento. E ricordiamo, a questo proposito, che Elia riconobbe la voce di Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,11-12). Dobbiamo confidare nel fatto che i fondamentali desideri dell’uomo di amare e di essere amato, di trovare significato e verità – che Dio stesso ha messo nel cuore dell’essere umano – mantengono anche le donne e gli uomini del nostro tempo sempre e comunque aperti a ciò che il beato Cardinale Newman chiamava la “luce gentile” della fede. I social network, oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano. Ad esempio, in alcuni contesti geografici e culturali dove i cristiani si sentono isolati, le reti sociali possono rafforzare il senso della loro effettiva unità con la comunità universale dei credenti. Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede. Il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio, come pure la nostra carità operosa: “se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1 Cor 13,1). Esistono reti sociali che nell’ambiente digitale offrono all’uomo di oggi occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Ma queste reti possono anche aprire le porte ad altre dimensioni della fede. Molte persone stanno, infatti, scoprendo, proprio grazie a un contatto avvenuto inizialmente on line, l’importanza dell’incontro diretto, di esperienze di comunità o anche di pellegrinaggio, elementi sempre importanti nel cammino di fede. Cercando di rendere il Vangelo presente nell’ambiente digitale, noi possiamo invitare le persone a vivere incontri di preghiera o celebrazioni liturgiche in luoghi concreti quali chiese o cappelle. Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l’amore di Dio sino agli estremi confini della terra. Prego che lo Spirito di Dio vi accompagni e vi illumini sempre, mentre benedico di cuore tutti voi, così che possiate essere davvero araldi e testimoni del Vangelo. “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15). Dal Vaticano, 24 gennaio 2013, Festa di san Francesco di Sales. BENEDICTUS XVI


IL 17 MAGGIO LA VEGLIA DI PENTECOSTE CON MONS. GERARDO ANTONAZZO

Un incontro che esprime la ricchezza e la vivacità della  Chiesa di Sora Aquino Pontecorvo

di Gianni Fabrizio

La Comunità diocesana di Sora Aquino Pontecorvo vivrà, per il quarto anno consecutivo, la grande “Veglia di Pentecoste”. L’appuntamento é per venerdì 17 maggio alle 20.30 nella Chiesa di San Carlo a Isola del Liri.
La “Veglia”, quest’anno, assume un significato speciale, in quanto rappresenta il primo grande incontro del nuovo Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, con i giovani della Diocesi e con le diverse espressioni della Chiesa locale. Come in passato, i numerosi giovani partecipanti, i ragazzi della Cresima, saranno accompagnati da sacerdoti, diaconi, comunità religiose, operatori pastorali, gruppi, associazioni, movimenti e varie realtà ecclesiali.
Ad organizzare la “Veglia” sarà, come sempre, la Consulta Diocesana dei Giovani, alla quale aderiscono uffici diocesani ed espressioni  associative. Un particolare impegno organizzativo è affidato al Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, che per l’occasione, sta preparando il “Grande Coro dei Giovani”, una formazione di cento elementi, tra musicisti e coristi, provenienti da tutto il territorio diocesano.
L’annuale e ormai tradizionale “Veglia di Pentecoste” diventa sempre di più un’occasione per esprimere la ricchezza e la vivacità della Chiesa. Il senso della solennità che conclude il tempo pasquale sta proprio in questo: raccogliere uomini e donne da luoghi ed esperienze diverse in un unico punto d’incontro perché, portando nel cuore ciascuno la forza di tutti gli altri, possano ripartire con una comune missione da compiere. Così la “Veglia di Pentecoste”  rappresenta, essa stessa,  segno e testimonianza di unità e di condivisione in una società che sembra tendere sempre di più alla disgregazione e alla superficialità, producendo nuove solitudini.

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