Il 6 gennaio del 2001, nell'ambito della festa della befana che si è tenuta nei locali oggi chiusi del C.A.T. di Frosinone in via del Plebiscito, ho avuto modo di presentare diversi artisti locali tra i quali anche l'artista e poeta Mario Celletti.
In quest'occasione ha presentato in anteprima alcune poesie della sua ultima raccolta edita da Emmeci "Stillicidio". La raccolta si divide in cinque sezioni poetiche. La prima s'intitola "Il cielo di Venere".
"Se torni in quel paese" è una bellissima lirica nella quale il poeta frusinate descrive la casa del grande Libero De Libero che, a 20 anni dalla morte, lo immagina "libero nel vento come i suoi cavalli bianchi e neri si rincorrono dentro il suo nome". In una sorta di bozzetto di vita quotidiana viene descritto il paese abbarbicato su di una montagna in cui volano l'aquila e gli uccelli. Alla fine della lirica la poesia diventa fiaba in quanto viene descritto il Regno della Fata Morgana che divora i bambini capricciosi.
Agli affetti familiari è dedicata la lirica "Babbo Natale", scritta per sua figlia Colomba. In occasione delle festività natalizie, il padre della giovane adolescente (13 anni all'epoca in cui venne scritta la poesia), si reca al Mercatino polacco e compra per lei una scatola colorata con dentro una stella luminosa che la figlia deve tenere custodita. La generosità del padre la porterà a regalare a lei, nel mese primaverile, un ramo fiorito di mimose. Per la figlia darebbe anche la terra che ci circonda ma lei, per ricambiarlo, deve sorridere alla vita.
"Ciociaria" si divide in tre parti ed in essa l'autore rimane colpito dalle creste dei suoi monti; dai profumi e dai tramonti infuocati mentre i suoi pensieri si rincorrono nel vento.
"Black Woman" e "Marlene" presentano l'immagine della donna come ad una pantera il cui mistero è simile a quello delle terre dello Yemen e il cui camminare ci riconduce nella Savana che definisce Metropolitana. Le sezioni successive sono: "Il cielo di Saturno" e "Stati d'animo". Tra le liriche più belle sono da segnalare: "I violini cessarono", dove in soli 6 versi il poeta omaggia il popolo rom descrivendo il suono delle viole che termina mentre le note si disperdono in aria in un denso fumo che ricorda Auschwitz; "L'ultimo silenzio", dedicato all'Olocausto e "Testamento". In essa Mario ci dice che, il giorno in cui morirà, non vuole che in chiesa sia elogiata la sua arte, così come non ama la tomba al cimitero. I posteri devono lasciare, in suo ricordo, un filo d'erba sulla terra spoglia.
La quarta sezione è un omaggio ai grandi della letteratura italiana e mondiale ed ai poeti ciociari riconosciuti in ambito nazionale dal poeta descritti e ricordati attraverso le loro caratteristiche principali.
La quarta sezione è un omaggio ai grandi della letteratura italiana e mondiale ed ai poeti ciociari riconosciuti in ambito nazionale dal poeta descritti e ricordati attraverso le loro caratteristiche principali.
L'ultima sezione si intitola "Fabulazione" e comprende le liriche più lunghe nelle quali, come ci dice il critico letterario professor Marcello Carlino nella sua recensione " i versi tendono a farsi racconto assumendo le cadenze della fiaba".
"E venne un uomo" è una lirica in cui scorgiamo l'agnosticismo del poeta. Egli, ricordando Nostro Signore il quale si esprimeva attraverso la lingua dell'amore, ci dà un'immagine del senso della vita descritta nel suono che sgorga dalle sorgenti emanando vapori e fiori; dalla grandine che si trasformerà in una ninna nanna per i bambini e sarà raccontata, nel regno incantato delle favole, dal cantastorie. La religione si ritrova in "Signore, io sono Irish", racconto in versi di un uomo il quale, non avendo una bicicletta, ha desiderato quella di un altro. Il poeta, in altre liriche, descrive gli animali quali: il lupo solitario che ulula alla Luna; i cavalli marini che nitriscono al vento di libeccio galoppando furenti verso la riva e i gabbiani il cui grido lancinante intrepida la bonaccia.
Nella lirica "Il messaggio nella bottiglia", penultima della raccolta, l'autore immagina un messaggio d'amore rinchiuso dentro una bottiglia. Passa quindi a descrivere il gabbiano che vola in cielo e si perde nel sole, il delfino che racconta la storia del messaggio perdendosi tra gli alti fondali. Il messaggio, dopo essere passato tra il becco del gufo e la civetta, naufraga in mezzo alla tempesta perdendosi nel silenzio oscuro del mare.
* Veroli 19 marzo 2015. Nota di Gabriele Mattacola che ricorda che Mario Celletti è stato un suo punto di riferimento negli anni 2001/2007. A settembre di quest'ultimo anno è stato assieme a lui ed al poeta professor Roberto Mirabella al mare di Sperlonga.
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