L'ultima raccolta poetica scritta dal professor Lino Di Stefano, già dirigente scolastico e presidente dell'Accademia Teretina di cui sono socio, da otto anni, s'intitola “Versi veritieri”. Essa comprende poesie in lingua in cui l'autore mette in risalto il suo amore, sia per la regione del Molise che gli ha dato i natali, sia per la città di Frosinone dove risiede da oltre 40 anni, Il volumetto si apre con la lirica “Cerro del Ruccolo, vallata molisana che, durante la seconda guerra punica, venne rasa al suolo dal cartaginese.
Nelle
liriche successive troviamo il tema del dolore presente nelle figure
dei genitori,
entrambi scomparsi. “Illusione” è un ricordo della giovane
collega Donatella,
morta in tenera età, che immagina come in un sogno mattutino e,
svegliandosi, ne rimane scosso. I successivi pensieri poetici
affrontano i
temi della solitudine, la notte e la mestizia. L'autore ricorda, in
seguito, alcuni
amici e personalità da lui conosciuti tra cui l'artista, rivalutato qualche
mese fa, Armando Borsa. “Un amico tradito” ricorda un suo collega
scomparso di recente, insigne studioso poco ammirato dagli altri mentre
la drammatica lirica “Un compagno di scuola” è un ricordo di
Giotto Petti,
suo compagno di classe durante gli anni liceali con il quale trascorreva
le giornate studiando e ripassando scienze alla villa della loro città
natale. Il giovane, dopo essersi diplomato, voleva sposare una donna molto
più grande ma i genitori non vollero ed alla fine si suicidò.
La lirica “La pupatta” descrive una bambola ormai in estinzione costruita con scarti di pezze colorate con la quale le bambine, negli anni della giovinezza dello scrittore, si divertivano a giocare. In altre liriche il professor Di Stefano parla della cittadina adottiva descrivendola durante l'estate. “Il fiume sacro” è una lirica in cui l'autore ricorda il primo anno come dirigente scolastico presso il liceo classico “Montale” di San Donà di Piave. Roma, capitale d'Italia, è stata da lui frequentata negli anni, sia del servizio militare che in quelli di studente universitario.
“Due pappagallini” è uno struggente bozzetto in cui vengono descritti due pappagalli che allietano la casa in cui vive il professore e saggista. Attraverso le meraviglie del mare, del tramonto e della luna e la descrizione dell'arcobaleno, unitamente alla festa della Madonna della Neve, la squadra del Frosinone e il sangue di San Lorenzo ad Amaseno, l'autore ricorda gli anni dell'adolescenza e della maturità.
La lirica “La pupatta” descrive una bambola ormai in estinzione costruita con scarti di pezze colorate con la quale le bambine, negli anni della giovinezza dello scrittore, si divertivano a giocare. In altre liriche il professor Di Stefano parla della cittadina adottiva descrivendola durante l'estate. “Il fiume sacro” è una lirica in cui l'autore ricorda il primo anno come dirigente scolastico presso il liceo classico “Montale” di San Donà di Piave. Roma, capitale d'Italia, è stata da lui frequentata negli anni, sia del servizio militare che in quelli di studente universitario.
“Due pappagallini” è uno struggente bozzetto in cui vengono descritti due pappagalli che allietano la casa in cui vive il professore e saggista. Attraverso le meraviglie del mare, del tramonto e della luna e la descrizione dell'arcobaleno, unitamente alla festa della Madonna della Neve, la squadra del Frosinone e il sangue di San Lorenzo ad Amaseno, l'autore ricorda gli anni dell'adolescenza e della maturità.
* Veroli
4 febbraio 2016. Di Gabriele Mattacola. Collaboratore del blog da
3 anni (marzo 2013).
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