13.12.20

FONTECHIARI ARRIVA CHIAVONE “DOCUMENTI INEDITI DA FONTI NEUTRE REPERITE IN LOCO PER UNA AFFASCINANTE PAGINA DI STORIA DEL NOSTRO PAESE E DINTORNI”

Domenica 13 dicembre 2020 verrà annunciata in streaming sulla pagina facebook della Pro Loco, in collaborazione con l'Amministrazione comunale di Fontechiari, la pubblicazione del libro storico su Chiavone dal titolo: “Il brigante Chiavone assalta Fontechiari. Maggio 1862 cronache e vicende giudiziarie”. Un volume curato dalla Pro Loco di Fontechiari. Ore 19.

Michele Ferri, principale storico del Brigante Chiavone, (sul Brigante è da ricordare la monografia storica di Ferri e Celestino dei primi anni Ottanta), ringrazia i ragazzi che si sono impegnati in questo lavoro: “Il lavoro della Pro Loco curato in particolare da Marilena Vozza e da Domenico Marsella è ammirevole e frutto di sincero amore per la storia del proprio paese. Ed è considerevole per il suo equilibrio. Si vede che la scuola del dott. Fabi, caratterizzata da saggezza e buon senso, fondata su principi di buona cultura tutti condivisibili, ha dato (e darà ancora) significativi risultati. Ancora grazie ai ragazzi della Pro Loco di Fontechiari che sono sicuro porteranno a termine altri studi avvincenti come questi. Sulla monumentale (e spero scritta bene!) monografia di Chiavone realizzata con il contributo del prof. Celestino e l'entusiasmo di Franco Molfese, vorrei dire che l'anno scorso per mia personale iniziativa è uscita una ristampa leggermente arricchita dell'edizione del 1984. È consultabile presso la libreria Universitas di Sora (lontana da me ogni vanità da palcoscenico...!). Ad maiora ragazzi!!!”

Per Marilena Vozza è stato un lavoro condiviso ma anche una fatica: “siamo cresciuti impegnati nel sociale della nostra comunità. Questo lavoro è stata solo una delle innumerevoli esperienze condivise, come nostro costume, presentiamo anche questa fatica con tanta umiltà e tanta passione". 

Il dottor Giuliano Fabi che ha realizzato uno dei capitoli del volume interviene: “il prof Ferri sempre disponibile ha seguito il lavoro e ha curato la prefazione”. 

E anche Aurelio Scarpetta, autore di un primo libro sulla figura di Luigi Alonzi alias Chiavone, (sta per uscire a giorni il secondo volume): “Mi unisco pure io a questa apoteosi di storia, con una chicca in anteprima assoluta: del mio libro, che segue naturalmente il primo già edito, ovvero '' Arriva Chiavone! Il brigante Generale in Capo di Sua Maestà Francesco II'', ecco la copia del 18° capitolo interamente dedicato al fatto di Schiavi del 10 maggio 1862. Dal mio nuovo libro interamente dedicato a Luigi Alonzi alias Chiavone, l'anteprima del capitolo 18°: 

L'ATTACCO E IL SACCHEGGIO DI SCHIAVI DEL 10 MAGGIO 1862
 

“Con assoluta soddisfazione vi dedico l'anteprima assoluta del capitolo 18° del mio nuovo libro, giunto ormai alle stampe e che tra qualche giorno potrà essere acquistato nelle librerie di vostra fiducia, nonché potrà essere richiesto alla Casa Editrice Youcanprint (che comodamente lo spedirà a casa vostra). L'Anteprima del capitolo 18 nella foto sopra a lato. 
Conclude Aurelio Scarpetta: "Il titolo? Ancora un po' di suspence".

Il primo volume

ANCORA QUALCHE BRANO DI STORIA A CURA DI AURELIO SCARPETTA


Castronovo di Morino ( Aq), 5 novembre 1861 

Mentre a Castelluccio (l'odierna Castelliri -Fr-) nella giornata del 5 novembre 1861 si era consumato l'attacco e il saccheggio del paese da parte della Banda di Chiavone, nella Valle Roveto altri briganti che gravitavano nella sua orbita si resero responsabili di un sequestro estorsivo ai danni dell'ottuagenario prete Don Giuseppe Baccari, zio del 1° 'Eletto del paese. Costui, alle ore 4 della mattina del 6 di novembre, non appena i briganti lasciarono la sua casa scrisse immediatamente al Col. Lopez , a Sora, riferendo dettagliatamente i fatti appena accaduti.

Trascrivo la sua preziosa testimonianza, tratta dall'Archivio, non edita, affinché si possa meglio comprendere lo stato d'animo e il clima di paura che si respirava in quel periodo.
''Col dolore e colle lacrime mi fo in dovere riferire a V.S. il doloroso fatto qui consumato dai Briganti circa le ore 9 pom. (5 novembre). Sul punto d'andare a letto si bussa alla mia casa ed interrogato chi si fosse veniva risposto:

- Pattuglia di Rondinara che si porta a Morino, e deve comunicare col Sindaco!- Dal vestiario Militare, che vidi col lume alla finestra, dall'affettato parlare piemontese, dalle bajonette in canna, mio Dio! Credei Truppa! E aperta la porta, con impeto diabolico, son circondata da circa trenta briganti. Corsero tutti di casa per muovere a pietà, mentre invasa di un lampo la casa minacciavano morte e strage. Noi inermi pel repentino caso, non eravamo patroni delle nostre armi, quindi dietro diverse ferite per mezzo delle nostre donne prendemmo la fuga.

I Briganti intanto ai colpi aggiungevano l'insulto e dicevano: '' Chiamate in soccorso quei Briganti dei Piemontesi! Vedete, essi dormono sopra , e noi siamo sotto! Domani queste donne narraranno il nostro valore!'', e simili cose. Il Capitano Garibaldino Sterbini, che da qualche tempo dimora con noi, si indusse in fuga e perduta la speranza di resistere risolvé con sommo coraggio saltare per una finestra, e così chiamare Truppa in Rondinara, ma l'altezza di circa palmi 40 fè sì che si rompesse l'osso del piede e così carponi tra le terre salvò la vita, ma non il piede. I Briganti intanto trasportarono via il mio zio Prete di circa anni ottanta ( Don Giuseppe Baccari), ed ancora non conosco la lagrimevole fine...''.

Per la cronaca, Don Giuseppe Baccari fu rilasciato qualche giorno più tardi dopo che fu pagato un riscatto che il nipote 1° Eletto volle far credere fosse stato molto esoso. In realtà questa azione doveva essere una truffa ai danni dello Stato che avrebbe dovuto risarcire loro una somma superiore a quella effettivamente sborsata. Ma le notizie non veritiere ben presto arrivarono alle Autorità Militari che indagavano e il piano del '' liberale'' Baccari, miseramente fallì”.

Montagne di Sora, fine ottobre 1861 

Finalmente alla Banda di Chiavone si aggrega l'8a Compagnia capitanata da Giuseppe Conte di Fondi. Reduce da un orribile triplice omicidio commesso il 21 di ottobre, il brigante fondano sfugge sia alla morsa delle truppe italiane che a quelle francesi, stanziate a Terracina. Queste ultime riescono comunque a mettere le mani addosso ad un componente della sua comitiva, Di Mascolo, il quale una volta interrogato fa piena luce sulla natura dei tre orrendi assassini perpetrati ( recisione delle teste dei tre sventurati e successivo deposito delle stesse nei pressi di una Chiesa). Quanto durerà ancora la sua latitanza? 

La storia completa la troverete sul mio nuovo libro che ormai è in dirittura di arrivo.

Fonti e testimoni dell'attacco e saccheggio di Schiavi da parte di Chiavone il 10 maggio 1862

Vi ho preannunciato l'uscita del mio secondo libro su Luigi Alonzi alias Chiavone, mediante la pubblicazione in anteprima di una pagina dello stesso sul saccheggio di Fontechiari ( chiamato Schiavi) del 10 maggio 1862. Oggi vi darò alcuni ragguagli sui documenti consultati e qualche nome dei protagonisti di quell'episodio.

La mia ricerca storiografica si è basata soprattutto sui documenti conservati presso lo Stato Maggiore dell'Esercito a Roma. Ma molto importante si è rivelato l'Archivio di Stato di Caserta, nonché l'Archivio di Stato di Frosinone.

Se nell'Archivio Militare è stato possibile trovare le più dettagliate notizie che caratterizzarono l'evento, nell'Archivio di Stato di Caserta, nel fondo denominato Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, Processi Politici e di Brigantaggio, alle buste n. 61-62 i protagonisti si sono quasi materializzati attraverso le loro dichiarazioni processuali. Infatti nel processo penale che dall'aggressione e saccheggio di Chiavone ne derivò, oltre 100 testimoni contribuirono a far chiarezza ( forse non fino in fondo) sull'accadimento.

Ovviamente il primo testimone che fu sentito dal Giudice Regio di Arpino, accorso nella stessa giornata nel paese, fu il Sindaco Don Benedetto Vani, il principale obiettivo di Chiavone e Don Carlo Ricciardelli che fu il primo a informare il Vani della venuta del brigante sorano nel paese.

Ma anche la moglie del Sindaco, Teresa Ciolfi, fu esaustiva. Di lei ho riportato fedelmente il colloquio che ella ebbe con Chiavone, il quale in un perfetto volgo sorano le richiese 500 Ducati e dove si trovasse il marito. Ma non mancano i contributi di altri testimoni volti soprattutto a indicare gli autori e i fiancheggiatori del saccheggio. Tra questi spicca in primo piano il nome di Antonio Canini, talmente entusiasta dell'arrivo di Chiavone a Schiavi, da essere additato come la spia che determinò la cattura ( e successivo rilascio) della moglie del Sindaco da parte del brigante sorano Angelo Macciocchi, figlio di Giuliano, alias Stracciacoperta. Angelo Macciocchi Stracciacoperta era conosciuto in paese: aveva come moglie una paesana di Schiavi.

Bene, vi confido che per scrivere un capitolo di circa 20 pagine sull'episodio, ho visionato l'intero processo fatto di almeno 700 pagine. A questo si devono aggiungere gli altri documenti trovati sia a Frosinone che a Roma, per cui ben comprenderete quanto tempo ci sia voluto per ricostruire il tutto. Avrei potuto fare prima, è vero, ma non ho voluto tralasciare e fare un lavoro imperfetto. Questo lo lascio fare ad altri.


Aurelio Scarpetta: "Che novità sostanziali ci sono nel mio prossimo libro su Chiavone?"


Il corpo del brigante sorano, oltre allo Zimmermann, il suo giustiziere, è stato visto e riconosciuto da altri testimoni? L' enigma che dura da oltre 158 anni, è svelato?

Autori come Benedetto Croce, Alessandro Dumas padre, Franco Molfese, il Prof. Michele Ferri, Aldo Albonico e tanti altri ancora hanno autorevolmente scritto su Chiavone, ma il mistero della sua scomparsa non è stato ancora risolto.

Tutti noi ci siamo dovuti attenere alle rivelazioni dello stesso Ludwig Richard Zimmermann, il quale nelle sue '' Memorie di un ex Capo-Brigante'' ci da la sua versione (di parte, ovviamente) su come andarono i fatti. Se questo mistero nel libro verrà risolto si potrà dire, senza dubbio alcuno, che la diatriba storica non ha più ragione di esistere.

Nessun commento:

Posta un commento