La Globo Banca Popolare del Frusinate Sora è pronta a
calcare di nuovo il parquet dopo il fine settimana di stop durante il quale si
sono svolte le Final Four della Del Monte Coppa Italia a Chieti.
Questa domenica è la volta di Matera e
in trasferta in terra lucana non andrà solo la squadra e il suo team, ma al
loro seguito ci sarà un pullman di
tifosi, sempre loro, i fedelissimi Globo Boys.
Cominciano così ad allungare il raggio dei loro
spostamenti i Globo Boys, un gruppo di persone di ogni età con la pallavolo nel
cuore e un sogno nella testa. Persone che amano la propria squadra per svariati
motivi e stanno cominciando a dare forma a un vero e proprio movimento che va
oltre la fede sorana. Quest’anno oltre a riempire il PalaGlobo, colorarlo e
infuocarlo, hanno all’attivo due importanti trasferte, quella del big match di
Ortona e quella della scorsa domenica a Tuscania. Trasferte vincenti sia in
campo che sugli spalti. Così, anche in questa domenica grandi e piccini
partiranno per sostenere i propri beniamini e per godere dello spettacolo che
le squadre in campo offriranno.
Dietro questo movimento che sta sempre più prendendo
forma, c’è più di qualche persona che si prodiga nell'organizzazione a tutto
tondo. Uno fra questi è Marco D'Orazio che ha deciso di parlarci un po’ di
quello che rappresenta questa tifoseria per lui e per gli amanti della
pallavolo sorana, di come sia nata la sua passione per la pallavolo e per la
squadra, ma soprattutto di come si sente all’interno di quella che lui chiama
“grande famiglia”.
“Il nome Globo Boys è nato nella stagione 2012/2013 –
ci racconta Marco -, quando Città di Castello fu promossa in quella che era la
serie A1 e alcuni giovani ragazzi tentavano di dar vita a questo movimento che
però stentava un pochino a decollare.
Uno dei motivi era che la pallavolo
veniva considerata uno sport nobile ossia si vedevano persone che andavano al
palazzetto, si sedevano e guardavano la partita nella maggior compostezza
possibile. Non possiamo però ignorare l'altra grande ragione: lo stretto legame
che il sorano aveva e ha con il calcio. Dalla fine dello scorso campionato però
ho notato dei miglioramenti in tal senso e allora, con la collaborazione di
Daniele Mora, abbiamo formato un bel gruppo composto per la maggioranza da
famiglie.
La nostra tifoseria non ha un target di riferimento,
ma va dal ragazzino all'anziano, passando per madri e padri che si siedono
vicino a Daniele e al suo tamburo e coinvolgono con i loro canti tutto il
PalaGlobo Luca Polsinelli. Questo è anche il gruppo che parte per ogni
trasferta che io e Daniele organizziamo.
Dar vita a una trasferta non è semplice in quanto
occorre tanta passione e volontà unite a un po’ di muso duro per chiedere
soldi, fare preventivi per i pullman, acquistare i biglietti e sbrigare tutti i
documenti di ordine pubblico. Devo dire che per tutto questo ci sono anche
altre persone che ci aiutano come Gino Giannetti che ogni volta riesce a farci
salire su uno dei migliori pullman a trattative vantaggiose e ragionevoli per
delle famiglie che si muovono in gruppo.
Fin’ora abbiamo organizzato due trasferte abbastanza
agevolmente, quella di Ortona e l’altra a Montefiascone dove in realtà abbiamo
dovuto lasciare a casa molte persone perché il secondo pullman non è stato
possibile farlo per via della la scarsa capienza del palazzetto dove gioca
Tuscania.
Sora secondo me purtroppo è ancora troppo legata al
calcio, quello del passato, quello della Serie C che radunava anche 3000
spettatori compreso il sottoscritto e che giocava contro squadre blasonate come
il Napoli. Ma ora non è più quel calcio, va bene continuare a seguirlo e
sostenerlo, ma la nostra soranità secondo me deve passare anche attraverso la
pallavolo. In molti lo stanno capendo e dimostrano di essere intelligenti
allargando i propri orizzonti e i propri modi di pensare e tifare. Conosco
tante persone che la domenica vanno al Tomei alle ore 14,30 e poi alle 18,00 al
PalaGlobo, ed è così che si tifa Sora. Penso quindi che qualcosa si stia
muovendo, merito anche della squadra composta da elementi validissimi ma anche
da un mister davvero di categoria superiore.
Io ho iniziato a seguire la pallavolo in generale
negli anni novanta, quando il Dream Team nella finale Mondiale tolse l'egemonia
a Cuba. In quella squadra c'erano grandi nomi come Tofoli e Cantagalli che ho
avuto la fortuna di incontrare e il piacere di stringergli la mano al PalaGlobo.
Perché la pallavolo è anche questo, incontrare i tuoi beniamini o idoli,
poterli avvicinare e scambiare due chiacchiere con loro.
Ero un grande tifoso dell'Alpitour Cuneo che seguivo
sempre in tv. Mi piaceva giocare e l’ho fatto nella squadra della scuola e ora
una sera a settimana, oltre a giocare a calcetto, ci ritroviamo con degli amici
per fare una partitella a pallavolo.
La prima partita della Globo alla quale ho assistito è
stata l'ultima di campionato della stagione 2007/2008 a Ostia, dove ha
guadagnato la promozione in Serie B1. Andai lì incuriosito ma con poco
entusiasmo, e dopo pochi minuti iniziò a piacermi, mi appassionai e non smisi
più. Non smisi più neanche quando per mancanza di impianto adeguato alla serie
A2, Sora dovette giocarsi il suo campionato a Frosinone. Da quando invece è
tornata a Sora non ho saltato neanche una partita, gestisco i miei turni di
lavoro facendo anche sacrifici nei turni di notte, ma il giorno della gara io
devo essere al mio posto nel palazzetto accanto ai miei amici e i miei
beniamini.
Da quest'anno, grazie all'aiuto di Gino Giannetti, di
Adi Lami e di altri collaboratori come Stefano Frasca, Carla De Caris,
Alessandro Tiberia, Ottavio Conte e Vittorio Giacchetti, sono entrato in
società come collaboratore volontario e dunque dò gratuitamente una mano alla
società divertendomi molto. Sono anche l'addetto al campo e agli arbitri, una
cosa che mi piace anche se impegnativa, di responsabilità, ma che poi alla fine
vedendo lo spettacolo che riusciamo a offrire, mi inorgoglisce.
In più il mio ruolo mi permette di stare vicino alla
squadra e non è poco perché così posso conoscere giocatori di Serie A che hanno
calcato palcoscenci importanti oltre quello di Sora. Ho un rapporto splendido
con tutti gli atleti, con Santucci e Sperandio spesso ridiamo e scherziamo con
sfottò calcistici. Essere chiamato per nome, salutato per strada dai vari
Paris, Salgado, capitan Fabroni, dal coach e tutti gli altri, è per me una cosa
che ha del magnifico.
Questa è la
Globo, non una semplice squadra ma una vera e propria
famiglia, e io ne faccio parte. E' così che mi sento ogni qual volta che vado
al palazzetto”.
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