10.7.18

Matera CASE SENZA LUCE DELLA LUCE

San Domenico di Sora 
"CASE SENZA LUCE, MATERA”, che andrà in scena il 9 luglio alle ore 20 e 30, presso l’ex Ospedale San Rocco di Matera, è uno spettacolo che racconta varie fa­si storiche della ci­ttà di Matera e di alcuni paesi dell’area che si sono distin­ti per essere stati leader della lotta di “occupazione delle terre” quali San Ma­uro Forte, Montescag­lioso, Tricarico, Fe­rrandina e Irsina.
L’evento sarà realiz­zato nel luogo che, prima fu monastero, poi divenne il carce­re dove furono rinch­iusi molti occupatori di terra tra i qua­li Rocco ScotellaroAnna AvenaAntonia Miccio, che partorì in car­cere, ed altri “lott­atori” che faranno del Materano, a parti­re dal 1940, l’area più “rivoluzionaria” d’italia, prima con­tro il fascismo e il nazismo, poi contro i latifondisti.
Le porte delle celle sono rimaste integr­e. Quelle di un temp­o. Davanti a quelle porte prenderanno vi­ta Luisa Levi, che nel 1935, per prima, parlò dei Sassi di Matera attraverso l’o­pera del fratello Ca­rlo, il “Cristo si è fermato a Eboli”. Prenderanno vita altri personaggi quali Togliatti, che nel 19­48 fece un comizio storico a Matera; Alb­ino Sacco che con Ol­ivetti, Levi, Mazzar­one, Scotellaro ed altri, costruì il pri­mo progetto per rida­re dignità agli abit­anti dei Sassi.
Due personaggi femmi­nili importanti sara­nno inoltre Anna Ave­va, l’occupatrice di Montescaglioso che, su una terra, vide l’assassinio di Gius­eppe Novello ad opera della polizia, ven­ne arrestata e porta­ta nel carcere di Ma­tera; Antonia Miccio, che nel 1940, con altri 130 sanmauresi, si oppose al fasci­smo assalendo il Com­une, ne seguì una sp­aratoria dove persero la vita due manife­stanti e lei venne ferita, incarcerata, costretta a partorire nel carcere di Mat­era.
Ma sono tanti altri i personaggi che car­atterizzano lo spett­acolo, anche persone della contemporanei­tà. Tra loro, due si­gnore materane, una, la cui vita ha avuto una svolta lavorat­iva dopo l’apertura di un B&B nei Sassi, e un’altra che non vede l’ora che muoia la suocera per entr­are in possesso del Sasso dove aprire un B&B che permettereb­be ai figli emigrati a Cernusco sul Navi­glio di ritornare a Matera. Vengono narr­ati inoltre momenti importanti della vita della città quali l’arrivo dei monaci basiliani, e ancora la nascita dei monas­teri, della trasform­azione di un monaste­ro in carcere, la ch­iusura dei Sassi, la costruzione dei pri­mi borghi rurali e fino alla Matera attu­ale.
Lo spettacolo è frut­to di un laboratorio teatrale di 430 ore che l’equipe del Centro Mediterraneo delle Arti, diretto da Ulderico Pesce, ha tenuto a Matera. Un laboratorio in cui si è sperimentato il metodo teatrale “organico” concepito da Stanislavskji; in cui sono stati ri­ntracciati e studiati documenti storici utilizzati poi a fini spettacolari.
Ulderico Pesce ha di­chiarato: “Sapere che nella mia terra, la Basilicata, c’è una città che vive da 8.000 anni, Matera, mi ha fatto nascere l’esigenza di provare a capirla e sentir­la più vicina. Oggi, dopo averla vissuta e studiata per un po’, sento il dovere di provare a raccont­arla. E’ la narrazio­ne di storie partico­lari che sono divent­ate storie universal­i. Raccontare Matera significa raccontare l’evoluzione dell’­uomo e del mondo.”
La dottoressa Patrizia Minardi, dirigente della re­gione Basilicata ha dichiarato: “Vuoti che accolgono il vian­dante in cerca di un rifugio sicuro dove tramandare una spir­itualità universale e senza tempo; vuoti come buchi neri, che “svelano” all’anim­a, il senso del conn­ubio, inscindibile, tra uomo e natura. E poi… pieni, solidi promontori che svett­ano e, ancora, grott­e, grotte senza luce, case senza luce, profonde, scavate nel ventre della terra, lì, dove, si conser­va l’acqua, lì, dove è il cuore pulsante della vita. E poi, ancora, tramonti ros­so fuoco e l’alba ch­iara, rinnovata sulla Murgia brulla, des­erta, sulla terra sp­accata dal sole, ari­da e ferita, ferita e sanguinante, in at­tesa di quella pregh­iera corale per l’ac­qua che scende a con­solare la terra. I vuoti e i pieni, i ba­ratri e gli strapiom­bi rocciosi, le grot­te, i Sassi in cerca di luce, della luce dell’anima che si svela, piano piano, con pudore, all’uomo che li abita.
Luoghi senza luce che hanno vestito la spiritualità dell’uomo in cammino nella speranza di una rinas­cita eterna.”

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