19.11.21

Dall'Archivio di Stato di Napoli Il brigante Chiavone e il giornalista de "La Democrazia"

Alessandra Tanzilli, studiosa di archeologia e insegnante sorana, porta a conoscenza una pagina dell'Archivio di Stato di Napoli che viene commentata da alcuni studiosi, scrittori ed appassionati della materia e del personaggio in questione. E' il Brigante Chiavone, in attesa di altri commenti di esperti da scrivere anche qui sotto al post. Nell'immagine la copertina del libro di Aurelio Scarpetta presentato a Posta Fibreno.

Dall'Archivio di Stato di Napoli: "Luigi Alonzi, detto Chiavone, nacque a Sora nel 1823. Militò nell'esercito borbonico ma, alla caduta del Regno delle Due Sicilie, si mise a disposizione del governo italiano per dare la caccia ai briganti, ricevendo però un rifiuto. Divenne pertanto a sua volta un capo brigante, operando con la sua banda al confine con lo Stato pontificio. Morì nel 1862, fucilato dai legittimisti stranieri suoi commilitoni, che lo sospettarono di doppiezza.

Nell'archivio della Questura di Napoli si conserva una lettera minatoria da Sora del 26 giugno 1861, indirizzata da Chiavone al gerente del giornale napoletano "La Democrazia". Il mittente si firma "Comandante in Capo" delle "Reali Armi nelle Province di Terra di Lavoro e Molise", e minaccia il suo interlocutore di gravi ritorsioni se non pubblicherà prima possibile, "pel bene della Patria", l'allegato "Proclama":

"La Guardia nazionale riposa al di sopra di una gran mina di polvere, la qual'è alla vigilia per iscoppiarsi.

D'essa [sic] non sa o non vede che l'Italia non può, né potrà mai farsi una?

D'essa non ode la volontà generale delle Provincie, e l'abborrimento all'attual governo, che non ha fatto finora [che] spogliarci tutti?

D'essa non sa che la forza del popolo val più dell'armata Francese?

Non vede come rientrano disarmati e malconci i prodi Piemontesi dalle Provincie?

Una Provincia degli Abruzzi che ha dichiarato Governo provvisorio?

Non sa l'intimo fatto ai proprietarj di grani nelle Puglie da quei cittadini di bruciar tutto se non si cooperano [per] far rientrare il leggittimo [sic] Re?

Le Calabrie non le vedono in che stato sono? E questo perché, tutto pel pessimo Governo.

Le Provincie della Sicilia non si odono e si lagnano di aver cambiato l'oro pel piombo?

Perché dunque questa voluta benemerita Guardia Nazionale!!.... non capisce, volendo vedere forzosamente un torrente di sangue nella bella Napoli?

D'essa non sa che un giorno vorrà unirsi al Popolo e questi l'abborrirà, mentre i soprusi da essa usati finora sono stati, e sono al di là della vecchia, e stravecchia Polizia, e da ciò è derivato il titolo di Benemerita? Basta solo indicare il barbaro omicidio commesso da un [sic] Guardia Nazionale a S. Giovanni a Teduccio il giorno 22 del cadente, togliendo dal mondo un Padre che aveva otto figli per vedere che cosa è questa benemerita Guardia Nazionale?

Perché dunque questa ostinata pressione ad un popolo che capisce, e che non vuol essere governato da uno più pessimo del passato Governo vien fatta dallo stesso fratello e Cittadino, qual è ogni guardia Nazionale, e l'ultimo facchino? Si teme forse appunto degli abusi fatti. Ma d'essa è ancora a tempo di unirsi al popolo e non far più saccheggiare e rubare una Città che per la bellezza e quant'era ricca ha sofferto tutto ciò.

Uniamoci dunque cari Fratelli, togliete ogni odio e scacciamo tutti e con viva voce colui il quale chiamato da noi medesimi non ha saputo che solo spogliarci in nove mesi, e mai Governarci.

Dal Quartiere Generale di Sora li 26 giugno 1861 Il Comandante in Capo G. Chiavone". Archivio di Stato di Napoli, Questura di Napoli, Gabinetto, Prima parte, busta 4, fascicolo 5".

Interviene Loreto Tersigni, dell'Associazione “Verde Liri, Storia-Arte-Cultura”, che per primo così commenta: “Il fatto che militò nell'esercito borbonico non mi pare noto, (era guardia boschi a Sora) anche che si offerse come milite dell'esercito italiano. Sembra uno scritto con contenuti di propaganda (prob. da Napoli), colpisce perché definisce il vecchio regime pessimo, e il nuovo più pessimo.

Per Aurelio Scarpetta, scrittore di alcuni libri sul brigante sorano: “Proclama palesemente falso, ovvero non scritto da Luigi Alonzi alias Chiavone, sapendo noi i limiti della conoscenza della sintassi del medesimo e confrontando le sue firme originali da me edite, come da altri. Hai ragione Loreto Tersigni, molto 
probabilmente fu scritto da qualcuno dei Comitati borbonici che per la prima volta usarono per il sorano l'appellativo di: ''Generale in Capo''. E' vero pure che militò nell'Esercito Borbonico per 8 anni ( come da sua ammissione e da me pubblicato), mentre e falso il fatto che si sia offerto al Governo Italiano per combattere i briganti. Il solo che militò per una sola giornata (nel 1860) nella Guardia Nazionale di Sora, fu il fratello Valentino che poi non si fece più vedere e che si rese latitante poiché inquisito per gli omicidi dei due garibaldini al seguito di Alessandro Mollicone, Sindaco di Casalvieri, nella reazione del 3 dicembre 1860.

E Antonio Alonzi che si rivolge alla Tanzilli: “La prima notizia ritengo che sia inverosimile. Lei che ne pensa dottoressa? Il dibattito si chiude così, con Alessandra Tanzilli che risponde alla domanda: “Antonio Alonzi non sono assolutamente esperta di briganti e brigantaggio come Aurelio Scarpetta e Loreto Tersigni. Propongo di scrivere un articolo sull'argomento e di pubblicarlo nella rivista dell'Archivio di Napoli. Ho postato e condiviso la notizia proprio per voi, sapendo quanto siete interessati all'argomento. Buon lavoro!!!!”. E posta un commento anche più sotto.

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