22.4.13

SALUTO dell’Amministratore Diocesano nella Messa di inizio del ministero episcopale di S. E. Mons. Gerardo Antonazzo, Vescovo di Sora Aquino Pontecorvo Cattedrale di Sora, 21 aprile 2013, IV Domenica di Pasqua (3)



Eccellenza amatissima e desideratissima, 
dal 22 gennaio, ossia da quando ho avuto l’immensa di gioia di annunziare la Sua elezione a nostro Vescovo da parte di Papa Benedetto XVI, abbiamo atteso quest’ora di grazia, il momento dell’abbraccio del padre ai suoi figli, del bacio santo e della comunione intorno alla mensa eucaristica.

Vediamo nella Sua persona l’immagine vivente del Cristo Buon Pastore che conosce e chiama per nome le sue pecore, perché è spinto dall’amore che lo porta fino al dono della vita. In parte Lei già ci conosce, ci conoscerà ancor più in profondità, visitando le nostre comunità ed entrando in tutti i luoghi in cui si svolge la nostra esistenza. Vivendo insieme, impareremo ad amarci,  tanto che anche gli estranei dovranno dire : “vedete come si amano!”.

Il popolo di Dio di questa Diocesi è distribuito in tre centri diocesani,Sora, Aquino e Pontecorvo, che sono come tre poli di riferimento per altrettanti Valli : Roveto, di Comino, del Liri. Sono centri ricchi di tradizioni religiose antichissime e ancora molto vive e sentite. Facendo leva su questa ricchissima espressione di vita religiosa, si potrà, sotto la sua guida, rinnovare la professione della fede e trasmetterla alle nuove generazioni.  E’ il popolo di Dio, redento dal sangue di Cristo e santificato dalla potenza dello Spirito, che L’accoglie a braccia aperte, perché vuole essere guidato sulla strada della vera conversione e accompagnato a crescere nella fede, vuole essere incoraggiato a superare ogni resistenza dovuta alle ferite del peccato, orientato sempre più decisamente verso il volto del Cristo Risorto, che è la luce che non conosce tramonto. Sia come persone segnate dall’incontro con il Risorto, sia come aggregazioni ecclesiali vogliamo far risplendere il volto della Chiesa come “sposa senza macchia né ruga”. 

Noi presbiteri, insieme con i diaconi e i ministri, vogliamo essere uniti alla sua persona come le corde alla cetra, per usare l’espressione cara a S. Ignazio di Antiochia, e con i diaconi e i ministri vogliamo sempre fare “coro” con Lei. Non siamo molti, siamo un po’ debilitati da vari acciacchi, ma sempre entusiasti del nostro sacerdozio e sempre lieti di essere “i servitori della fede” del nostro popolo. Anche i Religiosi e le Religiose, comprese le Monache Benedettine di Arpino, vogliono essere insieme con Lei i testimoni di quella vita condotta secondo la radicalità evangelica, che è come un’anticipazione della vita nel Regno dei cieli. Lo ricorda a tutti, non solo ai religiosi, il nome di Francesco, assunto dal nostro Papa. 

Mi permetto di interpretare anche il saluto deferente delle stimate autorità civili e militari, presenti in gran numero a questo lieto evento. Rispettando le reciproche autonomie, c’è tanto spazio per operare in sintonia a favore delle persone, specialmente di quelle più esposte ai rischi dell’emarginazione e della povertà. C’è bisogno dell’impegno di tutti e di ciascuno per rimuovere la pesante coltre che opprime tanta umanità dolorante e per promuovere le condizioni di una società più solidale e fraterna. L’Eucaristia che ora ci unisce in profonda comunione sia il viatico per il nostro cammino di Chiesa e di società civile. 

Ho letto in un libro di Henri Nouwen che la buona notizia diventa cattiva notizia quando viene annunciata senza pace né gioia. Guardando il Suo volto e il Suo sorriso, amatissimo Padre Gerardo, siamo sicuri che la Buona Notizia, che è il Vangelo di Gesù Cristo da Lei proclamato e testimoniato, per la nostra Chiesa e per il nostro territorio sarà sempre apportatrice di pace e di gioia.  

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