Eccellenza amatissima e desideratissima,
dal 22
gennaio, ossia da quando ho avuto l’immensa di gioia di annunziare la Sua
elezione a nostro Vescovo da parte di Papa Benedetto XVI, abbiamo atteso
quest’ora di grazia, il momento dell’abbraccio del padre ai suoi figli, del bacio
santo e della comunione intorno alla mensa eucaristica.
Vediamo nella Sua persona l’immagine vivente del Cristo Buon Pastore che conosce e chiama per nome le sue pecore, perché è spinto dall’amore che lo porta fino al dono della vita. In parte Lei già ci conosce, ci conoscerà ancor più in profondità, visitando le nostre comunità ed entrando in tutti i luoghi in cui si svolge la nostra esistenza. Vivendo insieme, impareremo ad amarci, tanto che anche gli estranei dovranno dire : “vedete come si amano!”.
Il popolo di Dio di questa Diocesi è distribuito in
tre centri diocesani,Sora, Aquino e Pontecorvo, che sono come tre poli di
riferimento per altrettanti Valli : Roveto, di Comino, del Liri. Sono centri
ricchi di tradizioni religiose antichissime e ancora molto vive e sentite.
Facendo leva su questa ricchissima espressione di vita religiosa, si potrà,
sotto la sua guida, rinnovare la professione della fede e trasmetterla alle
nuove generazioni. E’ il popolo di Dio,
redento dal sangue di Cristo e santificato dalla potenza dello Spirito, che
L’accoglie a braccia aperte, perché vuole essere guidato sulla strada della
vera conversione e accompagnato a crescere nella fede, vuole essere
incoraggiato a superare ogni resistenza dovuta alle ferite del peccato, orientato
sempre più decisamente verso il volto del Cristo Risorto, che è la luce che non
conosce tramonto. Sia come persone segnate dall’incontro con il Risorto, sia
come aggregazioni ecclesiali vogliamo far risplendere il volto della Chiesa
come “sposa senza macchia né ruga”.
Noi presbiteri, insieme con i diaconi e i
ministri, vogliamo essere uniti alla sua persona come le corde alla cetra, per
usare l’espressione cara a S. Ignazio di Antiochia, e con i diaconi e i
ministri vogliamo sempre fare “coro” con Lei. Non siamo molti, siamo un po’
debilitati da vari acciacchi, ma sempre entusiasti del nostro sacerdozio e
sempre lieti di essere “i servitori della fede” del nostro popolo. Anche i
Religiosi e le Religiose, comprese le Monache Benedettine di Arpino, vogliono
essere insieme con Lei i testimoni di quella vita condotta secondo la
radicalità evangelica, che è come un’anticipazione della vita nel Regno dei
cieli. Lo ricorda a tutti, non solo ai religiosi, il nome di Francesco, assunto
dal nostro Papa.
Mi permetto di interpretare anche il saluto deferente delle
stimate autorità civili e militari, presenti in gran numero a questo lieto
evento. Rispettando le reciproche autonomie, c’è tanto spazio per operare in
sintonia a favore delle persone, specialmente di quelle più esposte ai rischi
dell’emarginazione e della povertà. C’è bisogno dell’impegno di tutti e di
ciascuno per rimuovere la pesante coltre che opprime tanta umanità dolorante e
per promuovere le condizioni di una società più solidale e fraterna. L’Eucaristia
che ora ci unisce in profonda comunione sia il viatico per il nostro cammino di
Chiesa e di società civile.
Ho letto in un libro di Henri Nouwen che la buona
notizia diventa cattiva notizia quando viene annunciata senza pace né gioia.
Guardando il Suo volto e il Suo sorriso, amatissimo Padre Gerardo, siamo sicuri
che la Buona Notizia, che è il Vangelo di Gesù Cristo da Lei proclamato e
testimoniato, per la nostra Chiesa e per il nostro territorio sarà sempre
apportatrice di pace e di gioia.
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