7.3.13

I danni causati dalla scossa di terremoto del 16 febbraio scorso



Madonna delle Grazie, la Chiesa è inagibile

La “ferita” inferta dal terremoto alla chiesa della Madonna delle Grazie. Mons. Bruno Antonellis: ”Auspico il più veloce ripristino del luogo di culto tanto caro ai sorani”

di Gianni Fabrizio *

Lassù, da oltre cinquecento anni veglia e protegge la Città. La chiesa della Madonna delle Grazie è uno dei simboli più significativi del nostro territorio. Gli occhi e l'attenzione del visitatore che raggiunge Sora, sono subito attratti dalla collina della Madonna delle Grazie, dalla cui cima l’originale chiesetta, visibile da ogni zona  con il suo inconfondibile profilo, domina l'intera pianura, segnata dal percorso sinuoso del fiume Liri. Dal suo terrazzo, si gode uno spettacolo naturale, superbo e mozzafiato. La chiesa della Madonna delle Grazie rappresenta  uno dei “monumenti-simbolo” più importanti e caratteristici di Sora, anche per la sua posizione strategica. È raccolta, accogliente, luminosa, invita alla preghiera e alla riflessione. Poi, nessun sorano, non è potuto mancare, durante il mese di maggio, all’appuntamento “mariano”, di primo mattino, per partecipare alla messa delle 6 e rinvigorire, così, la devozione per il santuario che si raggiunge solo a piedi, salendo per oltre 400 scalini in pietra. 

Ma ora, dopo il terremoto dello scorso 16 febbraio, non è più sicura. Una bruttissima ferita l’ha colpita. Una ferita descritta dall’architetto Gianni Nicoletti, dopo una verifica, con la presenza del Cappellano don Giovanni De Ciantis, su incarico del parroco mons. Bruno Antonellis. I danni accertati sono ingenti. C’é stato il crollo parziale del soffitto, il distacco d’intonaco sulla trave portante la copertura del vano chiesa; l’abbassamento del soffitto; lesioni concentrate e diffuse; parziale abbassamento del sistema portante del tavolato del soffitto costituito da murali e tavolame su cui è poggiato il soffitto. Ecco perché il locale adibito a culto della Chiesa della Madonna delle Grazie è ritenuto a rischio sicurezza per l’esercizio delle funzioni pubbliche. 

“Il mio auspicio, ha dichiarato mons. Bruno Antonellis, è che si agisca per il più veloce ripristino possibile del luogo di culto, così caro ai sorani. Mi auguro che si possa presto creare un apposito “Comitato”, in collaborazione con quello della “Pia Unione”, per procedere al reperimento dei fondi, almeno per un’immediata funzionalità della nostra Chiesa. Desidero ricordare che ogni sabato continuerà la celebrazione della messa nei locali attigui alla Chiesa e dichiarati agibili. Un altro forte desiderio, ha aggiunto mons. Bruno Antonellis,  è che tutti, comprese le Istituzioni pubbliche, si adoperino perché la “Madonna delle Grazie” possa essere disponibile ed agibile per il prossimo mese di maggio. Provarci si deve. È una tradizione troppo radicata e sentita, qui a Sora. Posso, a tal proposito, accennare a due eventuali ipotesi per  mantenere il mese mariano: la prima che questi possa tenersi all’aperto, tempo permettendo, sul lato sinistro sotto la grande croce,  oppure, ed ecco la seconda, di trasferire la Statua della Madonna nella chiesa di S. Restituta. Per il completo lavoro di ristrutturazione, credo che ci vorranno tempi lunghi. Ripeto, ha concluso mons. Bruno Antonellis, sono solo due ipotesi da vagliare e studiare attentamente”. 

Anche l’Amministratore Diocesano, mons. Antonio Lecce, si augura che i tempi burocratici, la disponibilità delle risorse e la volontà di agire presto e bene siano in grado di “riconsegnare” a Sora “il gioiello” della chiesa della “Madonna delle Grazie”, così come per  tutte le altre chiese “toccate” dal sisma. Intanto chi vuol conoscere la storia del Santuario, ritrovare i “suoni” delle campane, l’intensità delle preghiere, le vecchie foto, le memorie delle mille occasioni di incontro, delle pause interiori e della  festa mariana può andare sul sito: www.madonnadellegraziesora.eu . Un ricco e suggestivo sito predisposto ed amorevolmente preparato e curato da Walter Facchini. C’é tutto. Specialmente  l’amore e la devozione di  tante generazioni di sorani, che rivolgono lo sguardo sempre verso quella collina che domina e protegge la Città.

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