Nella Lettera di Papa
Francesco a Scalfari, fra le tante questioni interessanti e attuali,
alcuni aspetti mi appaiono particolarmente rilevanti e mi sollecitano
ad una riflessione, che mi sembra utile partecipare. Prioritariamente
lo stile della ‘ comunicazione ‘
immediato, trasparente, ispirato alla
concretezza esistenziale del vissuto.
Ben oltre i paludamenti
retorici dei mantelli teologici e scritturali, ma contenuto negli
essenziali riferimenti a Dio e a Gesù Cristo suo Figlio.Lo stile
tradizionalista dotto e professorale, raramente comprensibile
dall’ascoltatore - lettore medio, pur nel solco della tradizionale
dottrina di fede, non impediva il protrarsi di un costume ecclesiale,
che oggi appare universalmente arrogante e censurabile, per credenti
e non credenti, dentro e fuori la Chiesa. Penso al caso estremo del
Cardinale Vicario della Diocesi di Roma Mons. Camillo Ruini, che negò
a Piergiorgio Welby le esequie in chiesa, chieste dalla mamma e
dalla moglie. Ma che fu anche protagonista del Referendum
sull’articolo 40, consigliando ai cattolici di non andare a votare
. Oltre che di tanti episodi di gradimento della compromissoria
politica berlusconiana.
Penso altresì alla
incessante, quasi ossessiva evocazione, nei discorsi ufficiali, dei
principi – valori ‘non negoziabili ‘
. Espressione arrogante e infelice, se non altro per la semantica,
che evoca una improvvida contaminazione tra etica cristiana e ambito
politico – commerciale. Ammirevole e pieno di speranza è il
‘dialogo’ con
l’uomo contemporaneo in una forma aperta e cordiale, non
asimmetrica, paritaria, immediata. Incontro auspicato da Papa
Giovanni XXIII e dal Concilio Ecumenico Vaticano II° con la
Costituzione ‘ GAUDIUM ET SPES’: “ Le
gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi,
dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le
gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di
Cristo…” ( 7 dic. 1965). Qui il mio
personale entusiasmo è profondo, per le tante volte che ho invocato
il dialogo nella
Chiesa locale. Tanto più è urgente l’apertura al pluralismo dei
contributi oggi che così efficacemente ci viene rivelato da Papa
Bergoglio: “ …la fede non è
intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il
credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile…”.
Ma il mio impegno di
credente laico si conferma meditando la risposta del Papa ad una
precisa domanda di Scalfari: “…la
questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria
coscienza.
Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro
la coscienza. Ascoltare
ed obbedire ad essa significa, infatti, di fronte a ciò che viene
percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la
bontà o la malvagità del nostro agire”. Così
spero superata per sempre la secolare autoreferenziale formula:
“Nulla salus extra ecclesiam” .
Risuonata anche recentemente. Infine vorrei contribuire a
storicizzare il notevole apporto del pensiero laico moderno,
liberaldemocratico, illuministico al concetto di ‘
Libertà di coscienza’.
Citazioni che recupero dal mio antico
Testo ‘ Nuove lezioni di psicopedagogia ‘
( 1989) , prefato da Mons . Chiarinelli, che hanno letto e studiato
alcune generazioni di studenti dei nostri corsi. A partire
dall’indispensabile Agostino: “ Noli foras
ire, in te ipsum redi. In interiore homine habitat veritas “. Al
calvinista ginevrino Jean J. Rousseau nella Professione
di fede del Vicario savoiardo – ‘Emile’, 1762:
“ Coscienza,
coscienza! Istinto divino, voce
immortale e celeste, guida sicura di un essere errante e limitato, ma
intelligente e libero; giudice infallibile del bene e del male, che
rendi l’uomo simile a Dio! Sei tu che formi l’eccellenza della
sua natura e la moralità delle sue azioni; senza di te, non sento
nulla in me che mi elevi al di sopra delle bestie, non il triste
privilegio di smarrirmi di errore in errore con l’aiuto di un
intelletto senza regola e di una ragione senza principio”.
Straordinarie intuizioni che saranno
esplicitate dalla riflessione sistematica di I.
Kant: La Ragion
pratica ( 1788 ), l’imperativo categorico, la Legge interiore della
coscienza – Il cielo stellato sopra
di me e la legge del dovere dentro di me!
Per approdare infine negli approfondimenti pedagogici del Sacerdote –
Educatore toscano Raffaello Lambruschini (1788
– 1873): L’Autorità è la legge che rispetta la coscienza.
La Libertà è la coscienza
che rispetta la legge!
Questa complessa vicenda
del pensiero europeo confluisce nella Costituzione Conciliare
‘Gaudium et Spes’, che
definisce la coscienza “il
nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo”; e
nella Dichiarazione sulla Libertà religiosa ‘
Dignitatis Humanae’ – 28 ott. 1965, che
esalta ‘la dignità della persona umana e i
suoi diritti inviolabili.
Ecco perché è tanto
importante per la Famiglia, la Scuola, la Chiesa la fondamentale
formazione della COSCIENZA LIBERA e RESPONSABILE. Una priorità
assoluta per l’EDUCAZIONE.
* 20
Settembre 2013 Egidio Paolucci. Fotomontagio da: www.informarezzo.com
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