“La dolce vita”, ritenuto dalla critica “Il capolavoro di Federico Fellini”, segna anche l’inizio della sua collaborazione con l’attore ciociaro nativo di Fontana Liri Marcello Mastroianni.
Nel film, dov’è descritta la mondanità di Via Veneto con i suoi rituali, l’attore principale è il giornalista Marcello Rubini il quale, anche se momentaneamente scrive per un giornale erotico, vorrebbe cambiare genere dedicandosi alla cronaca seria. Il suo è un viaggio nei luoghi della dolce vita romana che inizia in un
elicottero fino ad incontrare la giovane ereditiera Maddalena che lo fa finire nel letto di una prostituta. Al ritorno a casa, trova l’amante Emma che per amore ha tentato il suicidio. A Ciampino è attesa Sylvia (Anita Ekberh), celebre diva del cinema. La insegue per poi fare con lei un bagno a Fontana di Trevi. Nonostante i continui litigi con Emma, l’incontro fondamentale nella sua vita avviene con l’intellettuale Steiner (Alain Cuny), cui crede di trovare un modello. Il suo lavoro lo porta a compiere un episodio di fanatismo collettivo i cui protagonisti sono due bambini che s’inventano di aver visto, in un prato di Terni, la Madonna. La visita dell’anziano padre con il quale si reca in un night di stile arcaico dove dichiara il suo amore per Maddalena, lo fa finire nel letto di una matura maliarda per poi venire a sapere che l’amico intellettuale, dapprima ha ucciso i suoi figli, poi si è suicidato.
Villa di Fregene: vi è una squallida orgia. E’ l’alba: sulla
spiaggia c’è un pesce mostruoso e una ragazzina innocente saluta il giornalista
ma lui, nonostante l’ha conosciuta in una trattoria, non si ricorda di lei.
Ettore Scola ha ripreso la sequenza dei drappi neri di
Fontana di Trevi nel film del 1974 “C’eravamo
tanto amati”.
A Cannes il film
ottiene Palma D’Oro; David di Donatello per la miglior regia e il premio Oscar
per i migliori costumi in bianco e nero, oltre a tre Nastri d’Argento (miglior
soggetto originale; miglior attore protagonista e miglior scenografia).
Il 1963 è l’anno del secondo film diretto da Federico
Fellini con protagonista l’attore ciociaro “8 e mezzo” in cui
Mastroianni/Anselmi assume le sembianze di Federico Fellini divenendo il suo
alter ego Guido Anselmi. Egli è un regista cinematografico che trascorre un
periodo di cura in una stazione termale. Di formazione cattolica, sta girando
il suo nuovo film,circondato dalla sua troupe. Di essa fanno parte: il
produttore il cui timore è quello di perdere il capitale da investire; il
critico ed intellettuale saccente; attori ed aspiranti e la solita schiera di
collaboratori fedeli. La vita professionale s’intreccia a quella privata, motivo
che porterà il regista ad avere una crisi segnata anche da incubi notturni.
Voci varie avvertono che il film non verrà portato a termine e per questo il
produttore convoca i giornalisti a partecipare ad un conferenza stampa in cui
Guido, assalito da molteplici domande, medita il suicidio. Sta decidendo di non
girare più il film quando entrano in scena tutti i personaggi che hanno
caratterizzato la sua vita. Anselmi prende il megafono e impartisce gli ordini
per la messa in scena del film. Ci si chiede: esso avrà inizio? La risposta è:
forse.
“8 e mezzo”, proiettato al Festival di Mosca, è
insignito di 5 nomination all’Oscar: migliore regia; scenografia; costumi:
sceneggiatura originale e miglior film straniero ed arriverà ad essere un punto
di riferimento per il cinema moderno tanto che nel 1982 ne sarà ricavato un
musical diretto a Broadway da Mario Fratti e interpretato da Raul Julia “Nine”.
Il 1969 vede la partecipazione di Marcello Mastroianni al
documentario per la televisione “Block-notes di un regista” in cui viene
narrato il set del film mai realizzato e di cui l’attore doveva essere
interprete principale “Il viaggio di G. Mastorna”.
* Veroli 3 luglio 2013. Articolo di Gabriele Mattacola,
laureato in Lettere a “La
Sapienza” nel 2010 con una tesi di Laurea su Lino Banfi. Bibliografia:
Claudio G. Fava/Aldo Viganò “I film di
Federico Fellini Gremese editore 1987.
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