Una visita guidata a San Domenico |
Tre appuntamenti del Centro di Studi Sorani “V. Patriarca”
Il 20 e 27 ottobre a Sora in San Domenico, il 28 a Frosinone alla Provincia
Su S. Domenico, poi un ricordo del prof. Mario Martini e presentazione di un libro sulle campane. Tre interessanti appuntamenti sono annunciati dal Centro di Studi Sorani “V. Patriarca” per il mese di ottobre 2017: venerdì 20 e venerdì 27, ore 17, presso l’Abbazia di San Domenico, Sala R. Courrier; sabato 28, ore 16,30 presso il Palazzo della Provincia in Piazza Gramsci a Frosinone.
Venerdì 20 lo storico medievista Paolo Golinelli, dell’Università di Verona, parlerà di San Domenico tra i Santi dell’anno Mille, con riferimento al suo recente libro: Santi e culti dell’anno Mille. Storia e leggende tra cultura dotta e religiosità popolare (Mursia, Milano). Golinelli è stato più volte relatore in incontri e convegni organizzati a Sora dal Centro di Studi Sorani, per conto del quale ha curato l’edizione italiana della biografia critica su san Domenico scritta dallo storico americano John Howe.
Venerdì 27 sarà dedicato al ricordo del prof. Mario Martini, nel decennale della morte avvenuta a Sora il 26 ottobre 2007. Il prof. Martini, socio del Centro di Studi Sorani, è stato il più appassionato studioso degli umanisti della terra ciociara, avendo dedicato gran parte della sua vita alle opere di Antonio Sulpicio Verolano, di Bernardino Cacciante di Alatri e dei sorani Domizio Palladio e Ubertino Carrara, il gesuita membro dell’Accademia dell’Arcadia autore agli inizi del Settecento del prodigioso poema in esametri latini sull’avventuroso viaggio di Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America. Il professor Martini ha contribuito a disseppellire dall’oblio gli scritti di questi nostri umanisti, dei quali è stato attento curatore e fine traduttore, dando vita ad uno dei filoni editoriali più impegnativi del Centro di Studi Sorani e maggiormente apprezzati dalla comunità scientifica. Degli studi coltivati dal prof. Martini, in particolare sull’opera di Domizio Palladio Sorano, parleranno Stefano Colonna ed Erminia Dell’Oro, ambedue docenti presso la Sapienza di Roma in discipline storico-artistiche e umanistico-letterarie.
Sabato 28, alle ore 16,30, nel salone di rappresentanza del palazzo della Provincia, con il patrocinio dello stesso ente, sarà presentato il libro di Sauro Cantini e Giuseppe D’Onorio, Obertinus me fecit. Un enigmatico fonditore di campane del Duecento, fresco di stampa per le edizioni del Centro di Studi Sorani. Documenti dell’attività di Obertino sono presenti a Subiaco, Perugia, Ferentino, Anagni, Monte S. Giovanni Campano, Rieti, Acuto.
Sauro Cantini, studioso toscano, è autore di importanti monografie riguardanti le campane di Siena nella storia della città. Il prof. Giuseppe D’Onorio, socio del Centro di Studi Sorani, già Sindaco della città di Veroli e docente di Filosofia e Storia presso il Liceo cittadino, ha al suo attivo diverse pubblicazioni di interesse campanologico, un filone storiografico da lui stesso inaugurato nel nostro territorio. Sono da ricordare, fra le altre, anche perché già esaurite: Rintocchi della memoria. Campane e campanili della città di Veroli, 2001, e Hoc opus. Le campane e i campanili di Ferentino nella storia della città, 2010, ambedue edite dal Centro di Studi Sorani. Dopo il saluto del presidente avv. Antonio Pompeo e l’introduzione del preside Luigi Gulia, sono previsti gli interventi del prof. Marcello Carlino, del comm. Armando Marinelli, contitolare della Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, e degli autori.
Ecco pure DUE PASSI TRATTI DAL PRELUDIO AL LIBRO DI LUIGI GULIA E DALLA PRESENTAZIONE DI MONS. DOMENICO POMPILI VESCOVO DI RIETI:
... In Obertinus me fecit, Sauro Cantini e Giuseppe D’Onorio, fiorentino l’uno, verolano l’altro, hanno unito, in scientiae caritate, la competenza maturata in anni di ricerca campanologica nei loro rispettivi territori, con sapienza storica, passione della materia, acume di indagine. Li ha affascinati questo enigmatico fonditore di campane del Duecento nell’epoca di passaggio dal romanico al gotico, che influenza anche il profilo più slanciato e concavo dello strumento acustico rimasto documento vivo nei secoli di annuncio e di convocazione, sovente più antico delle torri campanarie di alloggiamento, quando non riposto in spazi museali a memoria di una pietà non scalfita da incidenti della storia. Artigiano itinerante, il campanario Obertinus si è lasciato inseguire nei luoghi ove la committenza lo chiamava a dar prova della sua maestria di fonditore: a Subiaco, Perugia, Ferentino, Anagni, Monte S. Giovanni Campano, Rieti, Acuto, un itinerario iscritto nei confini dello Stato della Chiesa, in anni di fervore religioso ravvivato dalla parola predicata (oh, gli ordini mendicanti di Domenico e di Francesco!), cui la campana chiama, e tuttavia tempo di edificazione della città e degli spazi di socialità religiosa e civica. Jacques Le Goff e Jean-Claude Schmitt ci ricordano che in una raccolta di sermoni del XIII secolo si legge: «Tutte le persone del comune devono venire quando la campana del comune suona, allo stesso modo quando la campana della chiesa suona devono venire al sermone tutti coloro che sono del comune di Santa Madre Chiesa»: analogia che aprirebbe lo scenario della societas christiana quale substrato della civiltà comunale ... (Da A mo’ di preludio. Aenigmaticus, sed pius, Obertinus campanarius di Luigi Gulia)
* * * ... Gli autori passano in rassegna il valore che la campana riveste nel medioevo, si soffermano sui più antichi bronzi di questa epoca e poi vanno ad analizzare la produzione campanaria del Duecento. Il tutto per introdurci a conoscere il personaggio Obertino, un fonditore i cui bronzi finora rintracciati in Italia sono dieci e si trovano nelle città di Perugia, Rieti, Subiaco, Anagni, Ferentino, Monte San Giovanni Campano e nel Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma, che conserva quello proveniente da Acuto, sei di questi sono ancora nelle celle campanarie e continuano ad espandere rintocchi storici [...] Il lavoro di ricerca non si esaurisce nel censire e descrivere i bronzi del maestro fonditore, ma ha il merito di sciogliere l’enigma che si cela dietro il nome di Obertino. Gli autori, discernendo sulla cultura popolare medievale e passando in rassegna l’uso dei nomi, cognomi e anche di soprannomi, analizzano attentamente lo stile, i sigilli e il cartiglio del fonditore, il quale si presenta con una firma appositamente studiata per poter comunicare ai posteri la propria identità. In tal modo Obertino dimostra di essere un personaggio davvero originale e creativo, pieno di ingegno e di arte. A distanza di ben otto secoli, abbiamo una parola quasi definitiva su chi sia Obertino ... (Dalla Presentazione di Domenico Pompili, vescovo di Rieti, presidente della Commissione regionale dei Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto del Lazio).
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