Una vicenda che per il momento si è conclusa quest'oggi. 26 consiglieri si sono dimessi in blocco che hanno fatto cadere la giunta. Numerosi nella sala storica alla conferenza stampa del sindaco applaudito. La crisi non si è conclusa in aula ma dal notaio. "Si è preferito andare dal notaio", dice attaccando Marino. Gli applausi arrivano già subito, appena iniziato. "Senza rispetto per i cittadini", la crisi risolta in altro modo "e non in aula" come aveva ripetutamente chiesto. E quindi "il confronto pubblico e democratico è stato negato". In aula avrebbe detto che i conti della Capitale sono stati risanati, poi i ringraziamenti. Aveva trovato un lascito di 816 milioni di debiti, con l'Atac con altri 800 milioni di debiti. Gli spazi pubblici ritrovati: non solo i Fori ma anche i Bar mobili fatti rimuovere, un nuovo ciclo dei rifiuti, la raccolta differenziata che sta aumentando, gli ecodistretti, la mobilità con la Metro C aperta, i tempi di percorrenza ridotti. Poi ricorda ancora l'Atac con 874 milioni di debiti dal 2010 al 2013 ma con il nuovo assetto societario avviato. Ha lavorato fino a ieri sera con la sua giunta sui Residence (come si chiamano a Roma) che "servivano ad arricchire solo pochi imprenditori". Il quartiere Flaminio da riqualificare con una commissione di esperti scelti tra i migliori. Il consumo di suolo azzerato.
"Sul diritto di tutti" arrivano altri applausi. In aula avrebbe chiesto il perché di questa crisi. Il Pd non ha avuto la forza di sfiduciarlo in aula, questo è chiaro ormai a tutti. "La crisi", Marino non l'ha capita. "Quali sono gli errori" che ha commesso: lo voleva chiedere in aula. In aula poi avrebbe "ascoltato le forze politiche" e risposto. Marino avrebbe parlato al Pd, ricorda che nel 2009 aveva concorso per la segreteria nazionale. "Un partito democratico non va dal notaio". Le conclusioni del dibattito in aula prese da Marino a viso aperto, "stringendo la mano a tutti i consiglieri". Qui Marino va duro sui vantaggi: "di fare quello che crediamo e non quello che è conveniente". In tutto 28 mesi di lavoro duro, intensi "con le difficoltà incontrate, con i poteri forti che vogliono fare per conto loro". Un lavoro andato avanti giorno e notte, ringrazia chi 2 anni fa con il voto ha deciso di iniziare il cambiamento. Ringrazia "assessori, presidenti di municipi e consiglieri che sono rimasti fino alla fine". Poi sul commissario che verrà con tanto lavoro da fare. "Non si deve tornare indietro, le idee non si possono fermare, una squadra si può uccidere".
Poi le domande dei giornalisti sull'addio di Ignazio Marino. Voleva un vero dibattito in aula, "una discussione in un'aula aperta e non chiusa". Non al chiuso. Nell'aula consiliare: "È la democrazia". Non è leggero se dà la risposta sul Pd che deve essere riformista, moderno, "ma se uno ti accoltella...". Deve riflettere su questo. Non ha avuto nessun rapporto con Renzi nell'ultimo anno. "Nessun rapporto turbolento", fa capire Marino, perché "nonelezione c'è stato alcun rapporto nell'ultimo anno con Renzi". Sulle dimissioni: "Il mandante è unico", applaudito ancora su questa risposta. La campagna elettorale fatta da cittadino semplice dimessosi da Senatore. Non gli fa piacere che dal notaio è andato il Pd con esponenti del centrodestra. Sulle 2 indagini che lo riguardano non entra nei dettagli. Ha chiesto di poter essere ascoltato su una di queste. C'è un esposto che ha considerato vergognoso. Aveva la volontà di presentarsi davanti all'aula per raccontare i 2 anni di amministrazione. In tanti in sala ad ascoltarlo, "ma non basta solo concentrarsi sulla panda rossa, le rotaie dei tram hanno 40 anni". Alcuni giornalisti sono per Marino fuori tema.
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