VITTORIO DE SICA E ROBERTO ROSSELLINI
1959 Il generale Della Rovere
Nel 1959 Roberto Rossellini dirige Vittorio De Sica in
“Il generale Della Rovere” , trasposizione cinematografica del racconto omonimo
inserito nella raccolta scritta da Indro Montanelli dal titolo “Pantheon minore”.
Il film ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, ex-aequo con “La grande
guerra”diretto da Mario Monicelli.
Nel 1960, inoltre, ha ricevuto il Nastro
d’Argento per la migliore regia. Ambientato durante la seconda guerra mondiale,
narra le disavventure di un imbroglione ( Vittorio De Sica ) che, negli anni in
cui i tedeschi stanno occupando l’Italia, chiede soldi alle famiglie in
difficoltà economiche promettendogli di far liberare i loro cari internati e
prigionieri vantandosi di avere aderenze presso il comando tedesco . I tedeschi,
dopo averlo scoperto, lo fanno arrestare e, a seguito di un interrogatorio, un colonnello
lo lascia libero a patto che si travesta da antifascista e chieda informazioni
sui prigionieri politici rinchiusi nel
carcere di San Vittore .
Emanuele Bertone, nome vero del protagonista, diventa Il
generale Della Rovere . Lui accetta ma, in seguito, ha una crisi di coscienza, un improvviso sussulto di dignità umana: potrebbe salvarsi , ma preferisce avviarsi tacendo
verso il plotone d’esecuzione. Oltre all’attore e regista, che in una scena
del film ci dice che è nato a Sora, recita Vittorio Caprioli nel ruolo di un
povero prigioniero. “Il generale Della Rovere” è il film della professionalità, parola che Rossellini odiava. Vi si
ritrovano momenti di racconto assai
intensi: il ritorno del truffatore a casa, attraverso le macerie della città
semidistrutta, il suo arresto, il viaggio verso San Vittore. Il regista si concesse il vezzo hitchcockiano di apparire fugacemente in una scena . Lo
vediamo per un attimo tra la gente
che affolla il comando tedesco, quando De Sica incontra il colonnello Mùller. [i]
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