26.10.15

Le avventure di Pinocchio ( 1972 Luigi Comencini )


APPUNTI DI STORIA DEL CINEMA ITALIANO NINO MANFREDI GEPPETTO

Le avventure di Pinocchio ( 1972 Luigi Comencini )

Nel 1972 esce, sia per il cinema che per la televisione, la trasposizione cinematografica dell'omonimo “capolavoro” scritto da Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio” diretto da Luigi Comencini. In esso recitano due illustri conterranei: Nino Manfredi nel ruolo del co-protagonista Mastro Geppetto e Vittorio De Sica in quello secondario di un giudice. 

Il film ha inizio con un padre il cui grande desiderio è avere un figlio e con un burattino che cerca i genitori in un mondo pieno di umanità. Grazie all'intervento della Fata Turchina ( Gina Lollobrigida ), il ciocco di legno assume le sembianze di un burattino per poi diventare bambino ed infine, grazie alle varie marachelle, tornerà ad essere una marionetta. Egli ne
combina una più del diavolo ed inizia rubando la colazione ed uccidendo il Grillo Parlante per poi marinare la scuola seguendo, dapprima Mangiafuoco ( Lionel Stander ), in seguito il Gatto e la Volpe ( Franco Franchi e Ciccio Ingrassia ). Successivamente incontra i briganti e racconta le bugie ai dottori per poi avventurarsi con un coetaneo di nome Lucignolo. Infine, dopo essere diventato somaro in un circo, finisce nel ventre di una balena dove ritroverà il padre Geppetto. I ruoli di Pinocchio, protagonista principale, e di Lucignolo sono affidati a due attori esordienti “bambini”: Andrea Balestri e Domenico Santoro. Il regista affida il ruolo di Geppetto a Nino Manfredi partendo dalla considerazione che è l'“unico attore italiano capace di dialogare con un altro pezzo di legno”. Egli, quando nel finale abbraccia suo figlio, si definisce “un uomo libero che riesce da solo a far parlare un bambino, con la sua solitudine, il suo affetto, il suo amore .1

Il film, versione abbreviata di uno sceneggiato televisivo in 5 puntate, pone grande attenzione all'aspetto sociale del testo di Collodi, sfumando a tratti la sua ispirazione magica e fantastica. Ne risulta un'opera apprezzabile dal punto di vista tecnico e professionale ma priva dal punto di vista narrativo di impennate fantasiose, con pause
sonnolente lungo tutto il racconto e un fastidioso senso di lezioncina morale impartita non appena possibile . Il contrario di ciò che avviene nel romanzo, dove certo non latita la moralità, ma che viene dispensato sempre con il sorriso lieve di chi in fondo sa bene che sta narrando pur sempre una favola .2

* Veroli 26 ottobre 2015. Di Gabriele Mattacola.

1 Giorgio Gosetti Luigi Comencini Il Castoro cinema La Nuova Italia 1988 Pag 69/72


2 Libri al cinema. La letteratura in 201 film Demetra 1999 Pag. 19

Nessun commento:

Posta un commento