12.2.17

VITTORIO DE SICA PRIMA DEL NEOREALISMO


Nel 1943 Vittorio De Sica dirige il suo primo film che si discosta dai precedenti per quanto riguarda le tematiche trattate: “I bambini ci guardano”, trasposizione cinematografica del romanzo scritto da Cesare Giulio Viola “Pricò”. Protagonista del “capolavoro” cinematografico è Pricò ( Luciano De Ambrosis ), 7 anni che vive assieme alla madre Nina ( Isa Pola ) ed al padre Andrea ( Emilio Cigoli ). La loro casa è governata dall’anziana domestica Agnese. Mentre sta giocando con il monopattino ai giardinetti, vede la madre parlare con un uomo. La donna, all’inizio turbata, quando vede arrivare il bambino torna a sorridere. Parte la mattina dopo e Pricò, per non essere vittima dei pettegolezzi delle vicine di casa, andrà a vivere, per un determinato periodo di tempo, dalla zia che gestisce una sartoria per poi recarsi dalla nonna paterna dove, nonostante si affeziona a Paolina, fa cadere un vaso e l’anziana inizia a vedere in lui l’esempio negativo della madre. Tornati a Roma, ha la febbre, e la madre lo va a trovare anche per riconciliarsi con il padre il quale organizza una vacanza ad Alassio. Lui, però, deve tornare a lavorare a Roma e al mare restano la moglie ed il bambino. Torna a farsi vivo l’uomo con il quale la madre era scappata e Pricò, preso dalla rabbia, tenta la fuga ma i carabinieri lo riconsegnano alla madre. Tornati dalla vacanza, i genitori si lasciano e il bambino entra in collegio. Il padre si suicida e la terribile notizia sarà comunicata a Pricò dalla madre e dalla collaboratrice familiare in presenza del rettore del collegio. Il piccolo, dopo aver abbracciato la fedele Agnese, si allontana in preda ad un forte dolore.

L’anno dopo il regista nativo di Sora dirige la futura moglie Maria Mercader nel film prodotto dal Centro Cattolico Cinematografico dal titolo “La porta del cielo”. Il nuovo lavoro cinematografico ha inizio con un “treno bianco” che, da Roma, è diretto verso il Santuario di Loreto. Il veicolo trasporta alcuni malati che si recano in pellegrinaggio nella “Santa Casa” con la speranza di guarire. In viaggio assieme a loro vi è il personale sanitario tra cui una giovanissima crocerossina. Giunti alla meta, i malati si raccolgono nella basilica invocando la guarigione in una cerimonia suggestiva e commossa.
* Veroli 12 febbraio 2017. Gabriele Mattacola.

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