Sorano
doc, nato e cresciuto nella città bianconera del volley, con un percorso dalle
giovanili alla prima squadra che lo hanno reso tra i beniamini del popolo
volsco: parliamo del giovanissimo Marco Lucarelli, schiacciatore classe ’96,
190 cm di altezza. Sorriso spontaneo e lo sguardo sfuggente, velato dalla
timidezza tipica dell’età: è lui a raccontarsi, stavolta, e lo fa con l’estrema
modestia che lo contraddistingue; grande lavoratore in campo, dotato di enorme
spirito di sacrificio, è apprezzatissimo da compagni e pubblico, tra cui spicca
la famiglia sempre presente ai match della Biosì Indexa Sora, sia in casa che
in trasferta.
Chi
è Marco Lucarelli fuori e dentro il campo?
“Marco è un ragazzo molto
tranquillo, semplice, socievole, a cui piace stare in compagnia; un ragazzo che
ha fatto dello sport e del gruppo la sua vita e che intende perseverare nel
raggiungimento dei propri obiettivi, senza mai dimenticare da dove proviene”.
“Il mio amore per la
pallavolo è nato circa 7 anni fa, quando per la prima volta provai un
allenamento. All’epoca giocavo a calcio, nel ruolo di difensore, ma una volta
sperimentato il volley fu come se scoccasse la famosa scintilla: me ne
innamorai subito e lasciai appunto il calcio per passare allo sport che adesso
mi vede nel mondo del professionismo”.
Come
immagini il tuo futuro pallavolistico?
“Spero vivamente di
continuare a fare della mia passione il lavoro della mia vita; nel breve
termine vorrei riuscire a giocare, ad esprimere sul campo tutto ciò che posso
dare, ma nel lungo vorrei ovviamente crescere, maturare sotto il punto di vista
tecnico-tattico, emergere, far si che le mie potenzialità divengano realtà
tangibile e avere un posto di spicco nel professionismo, diventare punta di
diamante per un club”.
Ricordi
la tua prima partita?
“Certamente: avevo 15
anni e ancora non avevo il ruolo di schiacciatore, bensì centrale. Giocavamo a
Tuscania, contro la formazione locale e purtroppo perdemmo. Ero titolare
nell’under 16. Da quel momento, girai un pochino tutti i ruoli in allenamento e
poi capii che quello che meglio si cuciva addosso a me era quello di martello”.
“Oltre il conosciutissimo
“bello de nonna”, vengo chiamato anche “bomber” o “Lucao”, una specie di
adattamento brasiliano del mio cognome”.
Passioni
e hobby?
“Oltre il volley, che è
la mia vita, mi piace passare il poco tempo libero giocando con la playstation.
Mi piace poi lo sport in generale, con particolare passione per il calcio,
sebbene non tifi nessuna squadra, e il tennis: sono, infatti, un grande
ammiratore di Djokovic”.
Descriviti
con tre aggettivi.
“Simpatico, sincero e
umile”.
Cosa
cambieresti di te?
“Fisicamente, vorrei 10cm
di altezza in più. Caratterialmente, forse dovrei essere un po’ meno buono…a
volte penalizza”.
Qual
è la figura professionale che è stata fondamentale per la tua crescita?
“Senza ombra di dubbio
coach Maurizio Colucci, che mi ha cresciuto negli anni delle giovanili e grazie
al quale continuo il mio percorso di affinamento in prima squadra. E’ stato ed
è la figura che più di tutti mi è cara nel mondo della pallavolo”.
“Semplicemente continuare
a giocare, magari anche fuori Italia. Vorrei avere l’opportunità di viaggiare
molto e coniugare il mio lavoro con il mio desiderio di scoprire nuovi paesi e
nuovi costumi”.
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