Conferenza di Mario Torelli Docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, Accademia dei Lincei
La presenza
dell’olio nella storia della civiltà occidentale, in quella mediterranea in
particolare, le conferisce una caratterizzazione che la rende specifica.
Creando, sotto certi aspetti, una dipendenza.
La spremitura della drupa, in origine per lo più consumata intera, dell’olivo, albero sacro ad Atena, costituisce un fluido prezioso nell’antichità e il suo impiego va dall’ambito della farmacopea, a quello sacro-rituale, i cui confini talvolta non esistono o si confondono, all’utilizzazione pratica che finisce tuttavia per ricadere nella sfera della sacralità. Gli unguenti - dall’olio ferrato al sacro crisma - ad entrambi gli scopi utilizzati, e la combustione della sacra face in onore perpetuo del dio, rappresentano le tappe dell’uso quotidiano dell’olio in gran parte dell’Eurasia e del nord Africa. In Grecia in particolare si assiste ad un’enfatizzazione del rapporto tra l’olio e i suoi contenitori, quasi la sostanza per le sue proprietà meritasse un ricovero adeguato all’altezza delle sue qualità. Nascono e si diffondono così manufatti destinati ad accogliere il prodotto che, al di fuori dell’uso domestico, assumono il valore di vere e proprie opere d’arte in cui si rivela, già nella creazione del contenitore dalle forme ricercate, eleganti ed estenuate, recanti anche impressioni di soggetti legati al mito o al sacro, un modo di scontare artisticamente il debito per il beneficio arrecato.
La spremitura della drupa, in origine per lo più consumata intera, dell’olivo, albero sacro ad Atena, costituisce un fluido prezioso nell’antichità e il suo impiego va dall’ambito della farmacopea, a quello sacro-rituale, i cui confini talvolta non esistono o si confondono, all’utilizzazione pratica che finisce tuttavia per ricadere nella sfera della sacralità. Gli unguenti - dall’olio ferrato al sacro crisma - ad entrambi gli scopi utilizzati, e la combustione della sacra face in onore perpetuo del dio, rappresentano le tappe dell’uso quotidiano dell’olio in gran parte dell’Eurasia e del nord Africa. In Grecia in particolare si assiste ad un’enfatizzazione del rapporto tra l’olio e i suoi contenitori, quasi la sostanza per le sue proprietà meritasse un ricovero adeguato all’altezza delle sue qualità. Nascono e si diffondono così manufatti destinati ad accogliere il prodotto che, al di fuori dell’uso domestico, assumono il valore di vere e proprie opere d’arte in cui si rivela, già nella creazione del contenitore dalle forme ricercate, eleganti ed estenuate, recanti anche impressioni di soggetti legati al mito o al sacro, un modo di scontare artisticamente il debito per il beneficio arrecato.
Su queste forme si adagiano le stupefacenti decorazioni a
pennello, a "figure nere" e a "figure rosse", notoriamente
altissimi testimoni della grande arte pittorica ellenica, altrimenti quasi
irreperibile. Alabastroi, aryballoi,
lékitoy, costituiranno una delle mete del viaggio in cui il prof.
Torelli ci condurrà: "Dagli olii profumati alla grande pittura
greca".
Programma completo della manifestazione sul sito www.oicosriflessioni.it
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