di Egidio Paolucci
La lettura e le riletture coinvolgenti del Libro di Diana Carnevale ‘Autostima, Autonomia, Integrazione,’ Albatros, 2012, mi sollecitano a scrivere brevi considerazioni.
Anche per offrire un personale contributo all’interessante sequenza di interventi ascoltati nella Manifestazione di Presentazione il 22 aprile. Allorchè mi è parso che alcuni aspetti di notevole valenza psicoeducativa, ma anche sociologica, sono restati in ombra se non del tutto trascurati.
Mi riferisco in particolare al percorso
esemplare illustrato nel I° CAPITOLO,
dalla memoria della “ bambina
piccina piccina picciò “, alla serenità dell’infanzia riscaldata e
rassicurata dall’affetto di mamma e papà, all’emergere della crisi di identità nel disagio psichico del complesso di rivalità e gelosia alla nascita della sorellina. E quindi
attraverso la sofferenza della solitudine e il timore dell’abbandono, la
scoperta rivelatrice dell’IO – SE’ profondo “… l’inconscio…/ la realtà più interna/ l’unica vera finestra sul
mondo”. La catarsi esistenziale della
rivelazione dell’interiorità autocoscienziale con la conquista dell’AUTOSTIMA si compie nell’ adolescenza –
seconda vera nascita della Persona ( ROUSSEAU). E quindi il conforto dello
studio critico della Filosofia, la conquista consolatrice dell’arte: disegno, pittura musica e poesia ( “ Il silenzio e l’immobilità della
natura/suonano musica e versi/che solo intende/chi mente e cuore dispone”/. La
coniugalità e la maternità compiono la felice e armonica maturazione di un’ AUTONOMIA femminile piena.
Mentre
rifletto su queste pagine illuminanti
ricostruisco gli essenziali riferimenti psico-educativi e psicoanalitici dei
quali l’Autrice si è avvalsa saggiamente. Dal primitivo freudiano principio del piacere/principio di realtà e
dai meccanismi di difesa messi in atto con le ‘ bugie ‘ infantili dal
prepotente rivelarsi egocentrico del SE’ ( Anna Freud ), al progressivo
svolgersi della Scuola psicoanalitica infantile londinese, prevalentemente
femminile, nell’immediato secondo dopoguerra del ‘900. Nel cui ambito Melania
KLEIN (1882-1960) analizza la condizione di un’infanzia per nulla innocente e
inconsapevole, ma che dalla sofferenza dell’esperienza dell’impotenza, della frustrazione, della rabbia
disperata conquista, attraverso la gratificazione e l’attesa fiduciosa delle cure
materne, i sentimenti esistenziali
positivi della gratitudine, amicizia, solidarietà. E infine l’approdo ad
una Psicoanalisi infantile umanistica e personalistica di Donald WINNICOTT
(1896-1971), che esalta i ruoli genitoriali nella famiglia naturale o
sostitutiva fino a celebrare il CICLO
dell’ETERNO RITORNO alle origini, al centro, alla MADRE ( Cfr. Paolucci, La nuova SCUOLA dell’INFANZIA, Loffredo
Editore, Napoli 1993, pp. 283 – 303 ).
La
conclusione del capitolo con gli
stupendi versi ( a quando la pubblicazione della produzione poetica?) dedicati
a Donatella e Gianpaolo, realistici ed esaltanti di una genitorialità feconda e
serena, corona una preziosa fonte di moduli formativi e affettivi utili per le
diffuse crisi adolescenziali e coniugali.
L’altro aspetto emergente nelle mie assidue
riletture è la questione femminile nell’attualità e nella
società locale. Sembra prevalere fortemente l’esigenza di un’affermazione dei principi di dignità e autenticità per
tutte le persone, oltre ogni limitazione di diritti e di principi eticamente non negoziabili. L’Autrice stigmatizza il
tradizionale atteggiamento
seduttivo-oblativo rifiutato verso forme evolute di donne emancipate, donne guerriere, donne in carriera. L’opzione
sembra orientarsi verso il recupero di identità
femminili autentiche e creative. “ Relazionarsi nella differenza…affermare la
diversità e l’unicità di ciascuno…ciascuno è un valore per sé e per l’altro…”. Che
significherebbe la riaffermazione dei valori di etica personalistica cristiana
e la conquista del principio di
INTEGRAZIONE paritaria nella complessa
relazione di coppia. Ma la crisi millenaria, nella società e nella Chiesa, del
matrimonio tradizionale e del celibato obbligatorio del clero, con l’emergenza
dell’obiezione e disaffezione giovanile ai principi di CONIUGALITA’ e GENITORIALITA’ ( Cfr. Paolucci, La vera storia di Domenico di
Sora – 2 , C.E.V. 2011, p. 85 ) pone problematiche nuove e inquietanti,
anche al femminismo più prudente ed equilibrato.
Appaiono altresì convergenti, oltre che
avvincenti e convincenti, le tesi critiche di Michela Murgia ( Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna, EINAUDI 2011 )
alle posizioni teologiche tradizionali. Che riconducono la donna cristiana
al ruolo di Madre obbediente e sottomessa, come la Madonna del ‘fiat’, “… archetipo…donna focolare… donna
accogliente… oblativa e accudente” ( p. 136 ), in rapida consunzione anche
presso superstiti famiglie di ‘ eroica’ osservanza cristiana. Pertanto appare superata l’ormai decrepita accezione del matrimonio ‘ remedium concupiscentiae, -
contrapposto al più perfetto stato celibatario di tradizione paolina. E l’ancor
più problematica liturgica icona - simbolo della coppia cristiana come Cristo/Chiesa.
In
conclusione siamo di fronte a un Libro che pone in evidenza questioni di
notevole interesse intorno all’infanzia e alla donna, per il quale esprimiamo
ammirazione e gratitudine all’Autrice.
* Isola del Liri 30 giugno 2012. Articolo a firma del Prof. Egidio Paolucci.
Nessun commento:
Posta un commento