Il
5 dicembre scorso alcuni fedeli "dell'Oasi di
Betania" di
Alvito, sono stati per una specialissima visita, solo momentaneamente
e per due ore, ospiti del carcere di Cassino.
Presenti
anche il vescovo di Sora, mons. Gerardo Antonazzo e Dom
Augusto Ricci, amministratore diocesano di Cassino. Questa,
in allegato, è una "cronaca" molto particolare
dell'evento, che
ha portato, dentro quelle mura, di Via S. Domenico, l'aria
vera ed il significato genuino del Natale. Una
cronaca vissuta in diretta da suor Antonella Piccirilli, che racconta emozioni, sensazioni, disagi,ansie ed entusiasmi. Tutti
momenti ricchi di significato, di riflessione, di incontro, di
preghiera, di
rapporti umani sinceri, in un clima di gratitudine e
di rispetto. Credo
che meriti di essere reso pubblico. Ringrazio
per la collaborazione e invio saluti cordiali a tutti gli
amici e tecnici della Stampa parlata, scritta e radio - tele
diffusa. Il comunicato stampa importante è inviato da Gianni Fabrizio.
Nella
Casa Circondariale momenti di ascolto e di preghiera alla vigilia di
un altro Natale difficile e di speranza
Una
speciale iniziativa "dell’Oasi Mariana Betania" nel
carcere di Cassino
di Antonella Piccirilli
A
Cassino,il 5 dicembre, incontro singolare tra chi è incarcerato
nella libertà e chi volontariamente si è fatto prigioniero della
Parola di Dio. Un’iniziativa che parte da don Alberto Mariani,
fondatore dell’associazione Oasi Mariana Betania di Alvito, con la
presenza preziosa del vescovo, mons. Gerardo Antonazzo,
dell’Amministratore diocesano di Cassino, Dom
Augusto Ricci e il coinvolgimento di alcuni membri
dell’Oasi, di amici e artisti, tutti accomunati dal desiderio di
trasmettere e consegnare ai detenuti della casa circondariale di
Cassino il terzo volume (il quarto è in stampa in questi giorni) che
raccoglie le brevi e intense meditazioni di don Alberto di un intero
un anno in compagnia della Parola di Dio. Negli anni passati ai
detenuti era arrivato in dono per Natale il calendario edito
dall’Oasi, che ha la particolarità di segnalare quotidianamente
una frase del Vangelo tratta dalla liturgia di ogni giorno, ma ora si
aggiunge un testo completo, un libro agile, semplice, adatto per
riflettere, sentirsi meno soli e accompagnati dal Vangelo ogni giorno
dell’anno. Per questa originale presentazione/consegna del 3°
volume Dio, appuntamento quotidiano, don Alberto - su
suggerimento del cappellano don Luigi D’Elia - ha organizzato una
sorta di “meditazione musicale”, aspettando il Natale come dono
di salvezza, per un momento di riflessione e di amicizia in
preparazione al Natale. Quando gli chiedi come è andata dice quasi
come a se stesso: “…è stato un bellissimo momento di amicizia e
di evangelizzazione, una proposta di annuncio della Parola, da
replicare anche altrove, uno schema possibile…” Per l’occasione
si sono messi insieme diversi artisti con vari strumenti musicali:
armonium, zampogna, ciaramella, armonica a bocca, violoncello. Un
piccolo team di
presenze qualificate per passione e professionalità, che hanno dato
voce ad alcune pagine del libro, dato vita a spazi musicali, in un
dialogo reso possibile nonostante i numerosi controlli, le infinite
raccomandazioni, quasi in un clima di famiglia. Avete voglia di
entrare nell’atmosfera dell’incontro? Socchiudete gli occhi,
immaginatevi il suono della nenia natalizia che preferite, stile “Tu
scendi dalle stelle” o “Quando nascette o Ninno a Betlemme” e
leggete con calma, quasi sussurrando al cuore, per esempio il
commento che don Alberto scrive il 28 maggio:
Se il mondo vi
odia,
sappiate
che prima di voi ha odiato me (Gv 15,18)
L’odio
con l’amore non attacca
e
non dovrebbe esistere.
Invece
anche di esso, checché si possa dire,
è
pieno il mondo, purtroppo, ancora oggi
e
qualche volta sembra prevalere.
O
almeno questo è quello che si vede,
perché
se l’odio, come il male, fa rumore,
l’amore
è silenzioso, ma alla distanza
produce
con pazienza assai di più
di
quello che, a sua volta,
l’odio
è capace di distruggere.
La
sorte dei discepoli, a detta di Gesù,
non
può essere diversa
da
quella riservata a lui
che
è stato odiato
per
il troppo amore.
Ascoltando
le testimonianze di alcuni amici presenti, abbiamo raccolto un
messaggio utile a non lasciarci rubare la speranza, neppure in un
luogo come questo.
“Guardi
quei volti e ti sembra di conoscerli da sempre, pensi a quello che
hanno vissuto, sei consapevole che è tanto difficile aiutarli, dal
punto di vista pratico, perché sono necessarie tante risorse per
riuscire a farcela”: Giuseppina Bellisario, da Sora, è
un membro dell’Oasi che da tanti anni lavora come assistente
sociale nel campo delle tossicodipendenze, dell’emarginazione,
delle devianze mentali. Ha fatto da filo conduttore dei brani letti,
gli stacchi musicali, gli interventi. È pensosa e ricorda in un
flash le persone incontrate nella casa circondariale di Frosinone,
quando faceva da mediazione per consentire ad alcuni detenuti
tossicodipendenti di inserirsi in comunità di recupero. “Sembro
insensibile, non ho pianto neppure nel momento più commovente,
quando uno di loro, intervenendo durante l’incontro, ha affermato:
‘Abbiamo sbagliato e adesso paghiamo per quello che abbiamo fatto’.
Ho pensato: magari fossero tutti così consapevoli! Il difficile sta
proprio nel raggiungere questo grado di consapevolezza, che ti
permette di risalire. Ma in ogni caso momenti come questi
sono pur sempre risposta ad un bisogno di spiritualità che emerge
anche in questa situazione, quando per esempio uno di loro ha
chiesto: ‘Vogliamo la benedizione!’. Questo è il segno della
ricerca di tanti: non basta la pena, bisogna restituire dignità e
risorse, per ricominciare in modo diverso. Questo momento che abbiamo
voluto con loro è solo una goccia nel deserto, ma comunque una
esperienza forte, bella, che ha voluto far sentire queste persone
fratelli nostri. Sì, ci vogliono tante risorse, si stanno facendo
alcune iniziative, per esempio Michele,l’organista di
Montecassino, insegna loro a suonare… da una goccia
tante gocce e… comincia a piovere nel deserto!”. Alberto
Gulia, il grafico che ha curato il libro e ha contribuito
concretamente per le 300 copie donate al carcere, si è commosso
quando, al termine del momento di annuncio e di fraternità, è stato
intonato il Padre nostro, pregato con grande convinzione da tutti.
Persone così diverse per condizione, storia personale, credo
religioso. “Ho avuto la sorpresa di trovarmi davanti a tante
persone giovani, dice Alberto, e alcune le conoscevo
persino. Ho capito che c’è anche chi sta lì per reati lievi. Mi
ha colpito il racconto di don Luigi, cappellano del carcere che
descriveva la storia di uno di loro, che sta scontando una pena di
alcuni mesi di carcere, perché non si è presentato in Tribunale a
chiarire il fatto di non aver mandato l’assegno di mantenimento a
suo figlio, che nel frattempo aveva deciso di non abitare più con la
madre, ma con il nonno.Ho vissuto una dimensione diversa, perché ho
visto persone che hanno vissuto nel marcio, ma che hanno anche lati
positivi”. Dionisio Paglia, che con la sua voce calda e serena
ha dato un timbro speciale ad alcune pagine del libro di don Alberto,
sottolinea l’apprensione vissuta alla sua prima esperienza in
carcere, dice di aver vissuto un momento in cui gli sembrava di non
poter più uscire, dopo tutti i cancelli richiusi alle sue spalle.
Poi racconta i vari passaggi dell’incontro, concludendo con la
battuta di un detenuto il quale sottolineando la presenza
dell’amministratore apostolico della diocesi di Montecassino e del
vescovo di Sora ha detto: “Sora - Cassino, un bel derby, mi
dispiace per voi, ma io tifo per Cassino!”. Diversi di loro
alla fine hanno ringraziato spontaneamente, esprimendo la loro
felicità per aver passato due ore di serenità, in cui si percepisce
che il messaggio è passato: siamo deboli e fragile, tutti siamo in
cammino, ma restiamo persone per le quali anche piccoli gesti come
questo ravvivano la certezza che la speranza è possibile e può
essere donata o ravvivata anche con piccoli gesti.
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