9.12.13

Nella Casa Circondariale momenti di ascolto e di preghiera alla vigilia di un altro Natale difficile e di speranza

Il 5 dicembre scorso alcuni fedeli "dell'Oasi di Betaniadi Alvito, sono stati per una specialissima visita, solo momentaneamente e per due ore, ospiti del carcere di Cassino.

Presenti anche il vescovo di Sora, mons. Gerardo Antonazzo e Dom Augusto Ricci, amministratore diocesano di Cassino. Questa, in allegato, è una "cronaca" molto particolare dell'evento, che ha portato, dentro quelle mura, di Via S. Domenico, l'aria vera ed il significato genuino del Natale. Una cronaca vissuta in diretta da suor Antonella Piccirilli, che racconta emozioni, sensazioni, disagi,ansie ed entusiasmi. Tutti momenti ricchi di significato, di riflessione, di incontro, di preghiera, di rapporti umani sinceri, in un clima di gratitudine e di rispetto. Credo che meriti di essere reso  pubblico. Ringrazio per la collaborazione e invio saluti cordiali a tutti gli amici e tecnici della Stampa parlata, scritta e radio - tele diffusa. Il comunicato stampa importante è inviato da Gianni Fabrizio. 

Nella Casa Circondariale momenti di ascolto e di preghiera alla vigilia di un altro Natale difficile e di speranza

Una speciale iniziativa "dell’Oasi Mariana Betania" nel carcere di Cassino
                                                                                                             
di Antonella Piccirilli

A Cassino,il 5 dicembre, incontro singolare tra chi è incarcerato nella libertà e chi volontariamente si è fatto prigioniero della Parola di Dio. Un’iniziativa che parte da don Alberto Mariani, fondatore dell’associazione Oasi Mariana Betania di Alvito, con la presenza preziosa del vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, dell’Amministratore diocesano di Cassino, Dom Augusto Ricci e il coinvolgimento di alcuni membri dell’Oasi, di amici e artisti, tutti accomunati dal desiderio di trasmettere e consegnare ai detenuti della casa circondariale di Cassino il terzo volume (il quarto è in stampa in questi giorni) che raccoglie le brevi e intense meditazioni di don Alberto di un intero un anno in compagnia della Parola di Dio. Negli anni passati ai detenuti era arrivato in dono per Natale il calendario edito dall’Oasi, che ha la particolarità di segnalare quotidianamente una frase del Vangelo tratta dalla liturgia di ogni giorno, ma ora si aggiunge un testo completo, un libro agile, semplice, adatto per riflettere, sentirsi meno soli e accompagnati dal Vangelo ogni giorno dell’anno. Per questa originale presentazione/consegna del 3° volume Dio, appuntamento quotidiano, don Alberto - su suggerimento del cappellano don Luigi D’Elia - ha organizzato una sorta di “meditazione musicale”, aspettando il Natale come dono di salvezza, per un momento di riflessione e di amicizia in preparazione al Natale. Quando gli chiedi come è andata dice quasi come a se stesso: “…è stato un bellissimo momento di amicizia e di evangelizzazione, una proposta di annuncio della Parola, da replicare anche altrove, uno schema possibile…” Per l’occasione si sono messi insieme diversi artisti con vari strumenti musicali: armonium, zampogna, ciaramella, armonica a bocca, violoncello. Un piccolo team  di presenze qualificate per passione e professionalità, che hanno dato voce ad alcune pagine del libro, dato vita a spazi musicali, in un dialogo reso possibile nonostante i numerosi controlli, le infinite raccomandazioni, quasi in un clima di famiglia. Avete voglia di entrare nell’atmosfera dell’incontro? Socchiudete gli occhi, immaginatevi il suono della nenia natalizia che preferite, stile “Tu scendi dalle stelle” o “Quando nascette o Ninno a Betlemme” e leggete con calma, quasi sussurrando al cuore, per esempio il commento che don Alberto scrive il 28 maggio:

Se il mondo vi odia,
sappiate che prima di voi ha odiato me (Gv 15,18)
L’odio con l’amore non attacca
e non dovrebbe esistere.
Invece anche di esso, checché si possa dire,
è pieno il mondo, purtroppo, ancora oggi
e qualche volta sembra prevalere.
O almeno questo è quello che si vede,
perché se l’odio, come il male, fa rumore,
l’amore è silenzioso, ma alla distanza
produce con pazienza assai di più
di quello che, a sua volta,
l’odio è capace di distruggere.
La sorte dei discepoli, a detta di Gesù,
non può essere diversa
da quella riservata a lui
che è stato odiato
per il troppo amore.

Ascoltando le testimonianze di alcuni amici presenti, abbiamo raccolto un messaggio utile a non lasciarci rubare la speranza, neppure in un luogo come questo.

Guardi quei volti e ti sembra di conoscerli da sempre, pensi a quello che hanno vissuto, sei consapevole che è tanto difficile aiutarli, dal punto di vista pratico, perché sono necessarie tante risorse per riuscire a farcela”: Giuseppina Bellisario, da Sora,  è un membro dell’Oasi che da tanti anni lavora come assistente sociale nel campo delle tossicodipendenze, dell’emarginazione, delle devianze mentali. Ha fatto da filo conduttore dei brani letti, gli stacchi musicali, gli interventi. È pensosa e ricorda in un flash le persone incontrate nella casa circondariale di Frosinone, quando faceva da mediazione per consentire ad alcuni detenuti tossicodipendenti di inserirsi in comunità di recupero.  “Sembro insensibile, non ho pianto neppure nel momento più commovente, quando uno di loro, intervenendo durante l’incontro, ha affermato: ‘Abbiamo sbagliato e adesso paghiamo per quello che abbiamo fatto’. Ho pensato: magari fossero tutti così consapevoli! Il difficile sta proprio nel raggiungere questo grado di consapevolezza, che ti permette di risalire.  Ma in ogni caso momenti come questi sono pur sempre risposta ad un bisogno di spiritualità che emerge anche in questa situazione, quando per esempio uno di loro ha chiesto: ‘Vogliamo la benedizione!’. Questo è il segno della ricerca di tanti: non basta la pena, bisogna restituire dignità e risorse, per ricominciare in modo diverso. Questo momento che abbiamo voluto con loro è solo una goccia nel deserto, ma comunque una esperienza forte, bella, che ha voluto far sentire queste persone fratelli nostri. Sì, ci vogliono tante risorse, si stanno facendo alcune iniziative, per esempio Michele,l’organista di Montecassino, insegna loro a suonare… da una goccia tante gocce e… comincia a piovere nel deserto!”. Alberto Gulia, il grafico che ha curato il libro e ha contribuito concretamente per le 300 copie donate al carcere, si è commosso quando, al termine del momento di annuncio e di fraternità, è stato intonato il Padre nostro, pregato con grande convinzione da tutti. Persone così diverse per condizione, storia personale, credo religioso. “Ho avuto la sorpresa di trovarmi davanti a tante persone giovani, dice Alberto, e alcune le conoscevo persino. Ho capito che c’è anche chi sta lì per reati lievi. Mi ha colpito il racconto di don Luigi, cappellano del carcere che descriveva la storia di uno di loro, che sta scontando una pena di alcuni mesi di carcere, perché non si è presentato in Tribunale a chiarire il fatto di non aver mandato l’assegno di mantenimento a suo figlio, che nel frattempo aveva deciso di non abitare più con la madre, ma con il nonno.Ho vissuto una dimensione diversa, perché ho visto persone che hanno vissuto nel marcio, ma che hanno anche lati positivi”. Dionisio Paglia, che con la sua voce calda e serena ha dato un timbro speciale ad alcune pagine del libro di don Alberto, sottolinea l’apprensione vissuta alla sua prima esperienza in carcere, dice di aver vissuto un momento in cui gli sembrava di non poter più uscire, dopo tutti i cancelli richiusi alle sue spalle. Poi racconta i vari passaggi dell’incontro, concludendo con la battuta di un detenuto il quale sottolineando la presenza dell’amministratore apostolico della diocesi di Montecassino e del vescovo di Sora ha detto: “Sora - Cassino, un bel derby, mi dispiace per voi, ma io tifo per Cassino!”. Diversi di loro alla fine hanno ringraziato spontaneamente, esprimendo la loro felicità per aver passato due ore di serenità, in cui si percepisce che il messaggio è passato: siamo deboli e fragile, tutti siamo in cammino, ma restiamo persone per le quali anche piccoli gesti come questo ravvivano la certezza che la speranza è possibile e può essere donata o ravvivata anche con piccoli gesti.

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