4.3.17

ROBERTO MIRABELLA: STORIA DI UN FIGLIO DI VALLECORSA


Dopo aver esordito nel 1986 con la raccolta poetica “Esercizi di poesia”, pubblicata in due edizioni ( la seconda nel 1988 ), nel 1990 il professor Roberto Mirabella ha dato alle stampe il suo secondo volume di versi dal titolo “La poesia fa male”. In esso il poeta dà voce anche a sua madre Lucia ed a suo fratello Benito. Nella prima parte troviamo liriche di contenuto
profondo dedicate a Franco Basaglia e ad un carcerato che, alla sera, canticchia tra le sbarre. Per lo scrittore nativo di Vallecorsa ( 4.6.1952 ) la poesia è vista, metaforicamente come un “cerotto di carta assorbente”. Il dialetto del paese natale lo si ritrova nel componimento scritto in vernacolo intitolato “Jè mè ricordo”. E’ una lettera, scritta il giorno di Natale del 1994, indirizzata all’amico Peppe nella quale il poeta ripensa al Natale della sua infanzia e ai tanti amici e paesani diventati, come lui, adulti. La sezione dal titolo “Strade” comprende una lirica dedicata a Carmine, frusinate scomparso da anni il quale vagava senza una meta precisa. In “Amico dei rifiuti” ricorda gli anni in cui, bambino, si divertiva per hobby a pulire i pavimenti, sia del cinema che del collegio da lui frequentato. Ricorda, quindi, il primo viaggio a Templife ( Cecoslovacchia ). La poesia autobiografica “Commesse” parla del suo incontro con alcuni ex-alunni di scuola primaria ( Roberto Mirabella, fino alla fine degli anni ’90, ha insegnato all’ex-primaria “Tiravanti”) i quali hanno abbandonato gli studi per lavorare come commessi, sia in un negozio di abbigliamento che in una ferramenta. Alla fine lui stesso, laureatosi in psicologia, si definisce “Commesso in un Ufficio Scolastico Provinciale e poeta dilettante”. Nell’ultima parte dal titolo “Tagli migliori” l’autore descrive, all’inizio, l’insetto chiamato tarlo che, dopo alcuni giorni, è diventato fastidioso e lui vuole eliminarlo con l’insetticida. Parla poi dei suoi capelli, all’epoca folti, e di quando ha tagliato per la prima volta i riccioli, sia a sua figlia Federica che ai fratelli Mauro e Marzia, conosciuti durante una vacanza estiva in Alta Val di Non.

Nel 2005, quindici anni dopo l’uscita della già citata raccolta, Roberto Mirabella ha pubblicato un nuovo libro di poesie dal titolo “Alimentari e Di/versi”. L’opera si divide in cinque sezioni. Dopo un breve proemio in cui, parlando del famoso complesso inglese dei Rolling Stones ci dice che, durante i suoi concerti, lui è impegnato in piscina, l’autore passa in rassegna generi alimentari utili per il fabbisogno quotidiano ( latte, merendine, pagnotta di pane e salumi ) citando anche il nome dei supermercati in cui, ogni giorno, si reca a fare spesa comprando anche il sapone per lavarsi e gli assorbenti per signora. Il poeta, avendo come hobby preferito la lettura, acquista anche due raccolti di Giorgio Caproni ed Alfonso Gatto. Nei primi componimenti l’autore ci parla di alcuni amici, sia della natia Vallecorsa che del Nord, facendo riferimento ai duri anni delle Brigate Rosse il cui leader era Renato Curcio. Questi, come lo scrittore, si diletta a scrivere in un quotidiano del luogo in cui vive. In altri versi ci parla della secondogenita Federica che, nella prima poesia, paragona ad una mongolfiera mentre nella seconda la descrive nel momento in cui va al bagno. Seguono alcune lettere indirizzate ad amici lontani, dediche ai colleghi-poeti e ricordi di quando, adolescente, si recava, assieme ad alcuni compaesani, nelle campagne di Ripi durante la vendemmia. Le liriche successive sono raccolte con il titolo “Poesie di neve” in cui, facendo riferimento all’opera scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1964 “Poesia in forma di rosa”, l’autore scrive in verticale dei versi drammatici in cui ricorda l’attentato alle torri gemelle dell’ 11.9.2001 per poi accennare al consumismo e ai suoi coetanei, come lui nati nel 1952 e che quest’anno compiono 65 anni, i quali, da bambini, indossavano il grembiule blu con il colletto bianco. L’ultima parte della raccolta, dal titolo “Poesie di vetro”, è la più personale in quanto in essa il poeta parla della sua attuale condizione fisica: nell’estate del 2003, infatti, è stato colpito da afasia verbale e ciò gli ha compromesso l’uso della parola. Nell’ultima lirica egli spera che, un giorno, possa ritornare a parlare come una volta.
 

A conclusione del mio articolo su Roberto Mirabella vorrei parlare della sua tesi di laurea dal titolo “Maturazione psicologica e intimità nei rapporti di coppia” ( Cultura Duemila 1994 ). Nell’introduzione il professore afferma che “la coppia è un’esperienza di vita peculiare dell’uomo”. L’autore cita scrittori contemporanei quali: Giuseppe Bonaviri, ciociaro d’adozione che nel 1985 faceva riferimento al modello monogamico ed Alberto Arbasino il quale, l’anno dopo, prendeva come modello letterario Renzo e Lucia. Il termine “maturazione psicologica” indica “il raggiungimento delle tappe successive del processo di sviluppo delle strutture intrapsichiche”. Tra le varie teorie la più importante è quella elaborata nel 1969 da Longer che distingue tre classi fondamentali: !) Linea “Specchio Meccanico”; 2) Linea “Lampada Organica
3) Teoria psicoanalitica. Nell’ultima parte della sua tesi di laurea lo scrittore ci parla del concetto di intimità riferendosi, all’inizio, a Gabriele D’Annunzio e alla sua opera “Il trionfo della morte” ( 1894 ). Secondo lo studioso Levenson “l’intimità è una parola venerabile con una lunga storia di cambiamenti di significato”.

Nell’A.S. 1995/96 frequentavo il quarto anno dell’Istituto magistrale annesso al Liceo Scientifico “Giovanni Sulpicio” di Veroli. Il professor Roberto Mirabella sarebbe dovuto essere il mio insegnante di filosofia e pedagogia ma ha rifiutato l’incarico preferendo di restare alla primaria “Tiravanti”. L’ho conosciuto sei anni e mezzo dopo presso l’Oratorio della parrocchia di San Gerardo di Frosinone e, per un periodo di tempo, l’ho anche frequentato andando con lui, nell’estate di quasi dieci anni fa, a Sabaudia assieme al già citato Mario Celletti.


* Veroli 4 febbraio 2017. Gabriele Mattacola.

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