E’
già al suo terzo anno in SuperLega, Andrea Mattei, nonostante la giovane età:
classe 1993, ma già un bel bagaglio esperienziale
per il “centralone” della Biosì Indexa Sora. Dall’alto dei suoi 202 cm, Andrea ha militato nelle squadre di Molfetta, Padova e Latina, prima di approdare in terra volsca. La trafila delle giovanili, invece, a Roma, vicino casa sua, nella città del suo cuore, quella che calcisticamente parlando tifa in maniera sfegatata. Diviso tra il professionismo e l’amore per la collega Melissa Donà, oggi è lui stesso a raccontarsi.
per il “centralone” della Biosì Indexa Sora. Dall’alto dei suoi 202 cm, Andrea ha militato nelle squadre di Molfetta, Padova e Latina, prima di approdare in terra volsca. La trafila delle giovanili, invece, a Roma, vicino casa sua, nella città del suo cuore, quella che calcisticamente parlando tifa in maniera sfegatata. Diviso tra il professionismo e l’amore per la collega Melissa Donà, oggi è lui stesso a raccontarsi.
Chi
è Andrea Mattei e come si è avvicinato al volley?
"Andrea
é un ragazzo socievole, simpatico, a cui piace molto scherzare e giocare. Mi
sono avvicinato al volley perché il mio migliore amico giocava a pallavolo
quando ero piccolo. Così, all'età di 14 anni, ho iniziato a praticarla anche io
con lui per divertirci insieme. Mi sono
innamorato di questo sport meraviglioso e non l’ho più lasciato, facendone la
mia vita!”
Quale ricordi
come la stagione più intensa che hai vissuto?
“La stagione più bella che ho vissuto è stata
sicuramente il mio primo anno a Padova, quando abbiamo vinto campionato e Coppa
Italia, perdendo solo due partite in tutto l’anno. Impossibile dimenticare una
cavalcata così entusiasmante”.
Quest’anno
sei stato, tuo malgrado, protagonista di un infortunio che ti ha messo ai box
per circa un mese. Come lo hai superato?
“Mi sono
fatto male al pollice della mano sinistra in uno scontro fortuito con Seganov,
in un momento in cui stavo giocando molto e piuttosto bene. Ho subito
un’operazione il mattino dopo, a cui poi è seguito tutto il decorso post e di
riabilitazione. Non è stato per me semplice fermarmi e accettare
quell’incidente in un momento in cui non ci voleva proprio, ma non ho mollato e,
nonostante tutto non mi sono demoralizzato. Ho superato l'infortunio restando
sempre concentrato, continuando ad essere presente in palestra per fare quel
minimo che mi era concesso in modo da perdere il ritmo il meno possibile,
anziché restare fermo. I miei compagni di squadra, così come lo staff, mi sono
stati molto vicino e il loro supporto, soprattutto morale, mi è stato di molto
conforto e aiuto”.
Quali sono i
compagni a cui ti senti più legato?
“Mi sono trovato subito bene con tutti, siamo
davvero un bel gruppo fuori e dentro il campo, ma quelli con cui ho legato di
più sono certamente Nicola Tiozzo, Federico Marrazzo, Pierpaolo Mauti, Marco
Corsetti e Marco Lucarelli”.
Oltre la pallavolo, hai delle passioni, un hobby?
“Mi
piace molto l'informatica e, quindi, quando posso mi piace smanettare e
sistemare i computer ed i cellulari, o altri dispositivi, dei miei amici.
Un’altra mia grande passione è però la musica: a breve uscirà anche un singolo,
registrato da me e da un mio amico, Leonardo Rampello in arte “Same”. E’ noto
per Roma e dintorni come “freestyler”, sebbene sia fermo da un po’ per cause
personali, ma ora ha deciso di tornare in scena come spalla del suo amico
Andrea Mattei – spiega ridendo
il centrale bianconero -, parole sue!”
“Professionalmente
cerco di rifarmi a Gustavo Endres, centrale brasiliano ex Sisley. Nella vita
quotidiana, invece, non ho qualcuno a cui mi ispiro, ognuno ha la sua vita, é
fatto a suo modo e deve cercare il proprio percorso in base ad esigenze tutte
sue”.
Sei fidanzato con una collega: quanto è difficile
portare avanti un rapporto a distanza, con i fine settimana sempre impegnati
ecc?
“E'
molto dura vivere una relazione con una collega. Possiamo vederci molto poco,
ma cerchiamo di farlo ogni volta che ne abbiamo l’occasione. Le compagnie di
trasporto, tra aerei e treni, tirano giù le somme a fine stagione e si rendono
conto di quanti biglietti compriamo. Anche per un giorno e mezzo, infatti,
cerchiamo di vederci. Certo, la fiducia è la componente dal peso più rilevante
in questo tipo di relazione, ma è importante anche riuscire a viversi ogni
volta che si può”.
Secondo te, qual è il segreto per riuscire nel
mondo della pallavolo?
“Per
avere successo in questo ambiente ci vogliono tanto impegno ma, a mio avviso,
anche molta fortuna. Io penso che, infatti, oltre ad essermi speso tanto, sono
stato fortunato a trovarmi nel momento giusto al posto giusto, rispondendo
sempre bene quando sono stato chiamato in causa”.
Hai un motto, una frase a cui sei legato?
“Si ed è
una frase che mi è capitato di leggere tempo fa: "Impegnati sempre, perché
in un'altra parte del mondo c'è qualcuno che si sta impegnando per
superarti"”.
Hai un soprannome?
“Non ho
un soprannome specifico, alcuni mi chiamano "Matt", "Er
Pupone", ma qui a Sora mi chiamano "Clark". Questo nomignolo
risale ai tempi in cui uscì il film "Batman contro Superman": io ero
a Padova con degli amici e mi feci una foto con la statua di Superman fuori dal
cinema, dissero che somigliavo a Clark Kent e così divenni Clark”.
Tre aggettivi
che ti descrivono.
“Testardo,
semplice e socievole”.
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