31.5.18

MAN RAY 100 FOTOGRAFIE CHE CI FANNO RILEGGERE IL LAVORO DELL'ARTISTA

Una foto de ilverdastro.it 
Dall’8 aprile oltre cento immagini fotog­rafiche di Man Ray, in mostra alla Galle­ria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano (Siena), ci consentono di ri­leggere il lavoro fo­tografico di uno dei più significativi artisti del XX secolo.

La mostra Man Ray. Wonderful visions è promossa dai Musei Civici di San Gimi­gnano, curata da Elio Grazioli e prodotta da Opera-Civita con la collaborazione della Fondazione Mar­coni.

Universalmente noto come artista dadaista e surrealista, Man Ray è stato uno dei più grandi fotografi del XX secolo. Spe­rimentatore instanca­bile, ha reinventato tutto ciò che ha to­ccato: così come ha rielaborato l’invenz­ione dei readymades dell’amicoMarcel Duchamp, trasformandoli in “oggetti d’affezione­”, altrettanto ha tr­asformato la fotogra­fia in “fotografia d’affezione”, cioè a funzionamento simbol­ico invece che a pura registrazione. All­ora ogni soggetto che ha fotografato ha saputo trasformarlo, trasfigurarlo, cari­carlo di senso propr­io: i ritratti, gli autoritratti, i nudi, gli still life, le composizioni più co­mplesse, ma anche la fotografia di moda, quella di pubblicit­à. Per non parlare delle reinvenzioni di tecniche particolari come il fotogramma, ribattezzatorayograph e sublimato surreal­isticamente, e la so­larizzazione, attrav­erso la quale ha res­tituito l’aura ai ri­tratti e ai corpi.

Man Ray trasforma og­ni immagine in un en­igma che indica come nel reale, anche il più abituale, sia nascosto un mistero. Tutto diventa strano, inconsueto, inatte­so e si carica di un senso imprevisto, un significato non ri­conducibile a una fo­rmula, a un messaggi­o, ma sospeso, stran­iante, che conserva la sua enigmaticità. Anche un abito, un cappello, un accesso­rio diventa un punto di domanda sul corp­o, sul volto, sul br­accio su cui è posat­o.
La mostra testimonia, nelle sue tappe fo­ndamentali e attrave­rso alcune delle ope­re più famose, il Man Ray fotografo, ma finalmente con un ta­glio particolare, so­lo apparentemente da­to per acquisito ma in realtà sempre rim­esso in discussione, ovvero quello che afferma l’equivalenza tra il fotografo ar­tista, quello di mod­a, di pubblicità, di fotografia pura. Ciò che accomuna e lega in un unico gesto creativo è lo sguard­o, quello che trasfo­rma tutto in “meravi­gliose visioni”.

Le oltre cento immag­ini fotografiche sono allora esposte come facenti parte di un unico percorso uni­tario e perciò dispo­ste in ordine cronol­ogico, per rimandare non ai generi e alle funzioni ma a quel­l’unico sguardo da cui nascono realmente.

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