Permetteteci quindi di fermarci un attimo, prima di salire sul palco, e di fare il punto della situazione, seppure per quattro rapide tappe:
1.Il contesto
Gli indici europei (vedi il DESI appena arrivato) assegnano ancora all’Italia un posto di retroguardia (24° su 27 Paesi per essere precisi): vuol dire che, anche se nell’innovazione passi avanti se ne sono fatti, non abbiamo fatto abbastanza o almeno gli altri Paesi hanno comunque corso di più.
Nel recente “contratto” di Governo, per quanto abbiamo potuto leggere, ma anche nei programmi elettorali precedenti, l’innovazione della PA e la stessa trasformazione digitale del Paese non ci sono, o per lo meno, se ci sono, sono presenti come visioni frammentate e strumentali, senza un progetto unitario di futuro.
Se manca una visione di futuro del Paese non può che mancare anche una visione di che amministrazione vogliamo: più centralista o più federalista? Più Stato o meno Stato? Ma così si rischia di bloccare una riforma della PA coraggiosa nell’impianto legislativo, ma ormai orfana e ancora tutta da fare nei comportamenti, dando così ragione a tutti quei burocrati difensivi che hanno sempre detto che tanto “à da passà a nuttata!”
2.Cosa vogliamo fare
Se questo è il contesto, non certo brillante, non per questo siamo scoraggiati: ripensiamo al bel film “Viva la libertà” e a Toni Servillo che recita la poesia di Brecht “A chi esita” che comincia dicendo: “Dici: per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano. Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato.” E finisce dicendo: “Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.”
Questo è lo spirito con cui apriamo FORUM PA 2018. Forti della nostra storia e della fiducia e partecipazione che migliaia e migliaia di innovatori ci danno, rilanciamo. Questa edizione sarà quindi un momento di elaborazione collettiva, con le quindici/ventimila persone che verranno, di un’innovazione che sfocia in un cambio di paradigma verso una “amministrazione condivisa” basata sulla governance collaborativa.
Cominceremo dall’esaminare quel che abbiamo raggiunto in questi anni, quello che non dobbiamo rischiare di perdere in una palingenesi della “lavagna bianca”, in un continuo “anno zero dell’innovazione”. Poi ci chiederemo cosa è rimasto sul tavolo, cosa era necessario fare, ma non siamo riusciti a fare e perché, così da poter riprendere progetti validi impantanati. Infine avremo il coraggio e l’onestà intellettuale di vedere anche gli errori, compagni di strada inevitabili di ogni innovazione, e abbandonare così strade che portano a vicoli ciechi.
Questa analisi svolta nei tanti appuntamenti piccoli e grandi di FORUM PA, dal convegno di apertura all’OST finale, contribuirà così a scrivere un “libro bianco dell’innovazione” da sottoporre alla politica nelle prossime settimane.
3.In estrema sintesi come si articola FORUM PA 2018:
Quattro sono i percorsi per i 250 appuntamenti, tra convegni, seminari, momenti formativi e riunioni progettuali del FORUM PA 2018:
Nuovi processi e nuovi modelli organizzativi per una PA abilitante
Trasformazione digitale della PA
Programmazione europea e politiche di coesione per la lotta alle disuguaglianze
Politiche verticali per lo sviluppo sostenibile (energia, ambiente, salute, istruzione, mobilità, lavoro, ecc.)
Tutti gli eventi sono comunque collegati da un fil rouge che, partendo dal convegno inaugurale, abbiamo tracciato all’interno del programma congressuale e che ci conduce fino all’incontro finale dedicato ad un ampio momento di progettazione comune. È il filo rosso di incontri, approfondimenti, laboratori dedicati all’open governance, alla proposizione di un nuovo paradigma in grado di fare emancipare la nostra pubblica amministrazione, ancora troppo legata ad una cultura burocratica, verso un modello abilitante a servizio del paese, dei suoi territori, dei suoi cittadini.
Gli indici europei (vedi il DESI appena arrivato) assegnano ancora all’Italia un posto di retroguardia (24° su 27 Paesi per essere precisi): vuol dire che, anche se nell’innovazione passi avanti se ne sono fatti, non abbiamo fatto abbastanza o almeno gli altri Paesi hanno comunque corso di più.
Nel recente “contratto” di Governo, per quanto abbiamo potuto leggere, ma anche nei programmi elettorali precedenti, l’innovazione della PA e la stessa trasformazione digitale del Paese non ci sono, o per lo meno, se ci sono, sono presenti come visioni frammentate e strumentali, senza un progetto unitario di futuro.
Se manca una visione di futuro del Paese non può che mancare anche una visione di che amministrazione vogliamo: più centralista o più federalista? Più Stato o meno Stato? Ma così si rischia di bloccare una riforma della PA coraggiosa nell’impianto legislativo, ma ormai orfana e ancora tutta da fare nei comportamenti, dando così ragione a tutti quei burocrati difensivi che hanno sempre detto che tanto “à da passà a nuttata!”
2.Cosa vogliamo fare
Se questo è il contesto, non certo brillante, non per questo siamo scoraggiati: ripensiamo al bel film “Viva la libertà” e a Toni Servillo che recita la poesia di Brecht “A chi esita” che comincia dicendo: “Dici: per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano. Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato.” E finisce dicendo: “Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.”
Questo è lo spirito con cui apriamo FORUM PA 2018. Forti della nostra storia e della fiducia e partecipazione che migliaia e migliaia di innovatori ci danno, rilanciamo. Questa edizione sarà quindi un momento di elaborazione collettiva, con le quindici/ventimila persone che verranno, di un’innovazione che sfocia in un cambio di paradigma verso una “amministrazione condivisa” basata sulla governance collaborativa.
Cominceremo dall’esaminare quel che abbiamo raggiunto in questi anni, quello che non dobbiamo rischiare di perdere in una palingenesi della “lavagna bianca”, in un continuo “anno zero dell’innovazione”. Poi ci chiederemo cosa è rimasto sul tavolo, cosa era necessario fare, ma non siamo riusciti a fare e perché, così da poter riprendere progetti validi impantanati. Infine avremo il coraggio e l’onestà intellettuale di vedere anche gli errori, compagni di strada inevitabili di ogni innovazione, e abbandonare così strade che portano a vicoli ciechi.
Questa analisi svolta nei tanti appuntamenti piccoli e grandi di FORUM PA, dal convegno di apertura all’OST finale, contribuirà così a scrivere un “libro bianco dell’innovazione” da sottoporre alla politica nelle prossime settimane.
3.In estrema sintesi come si articola FORUM PA 2018:
Quattro sono i percorsi per i 250 appuntamenti, tra convegni, seminari, momenti formativi e riunioni progettuali del FORUM PA 2018:
Nuovi processi e nuovi modelli organizzativi per una PA abilitante
Trasformazione digitale della PA
Programmazione europea e politiche di coesione per la lotta alle disuguaglianze
Politiche verticali per lo sviluppo sostenibile (energia, ambiente, salute, istruzione, mobilità, lavoro, ecc.)
Tutti gli eventi sono comunque collegati da un fil rouge che, partendo dal convegno inaugurale, abbiamo tracciato all’interno del programma congressuale e che ci conduce fino all’incontro finale dedicato ad un ampio momento di progettazione comune. È il filo rosso di incontri, approfondimenti, laboratori dedicati all’open governance, alla proposizione di un nuovo paradigma in grado di fare emancipare la nostra pubblica amministrazione, ancora troppo legata ad una cultura burocratica, verso un modello abilitante a servizio del paese, dei suoi territori, dei suoi cittadini.
E insieme al filo rosso dell’open governance c’è anche la convinzione profonda che è necessario mettere al centro della nostra riflessione la crescita delle persone e la crescita della qualità della loro vita e del loro lavoro. In questo senso parliamo di un’innovazione empatica perché empatia vuol dire essere capaci di uscire da noi stessi e permettere all’altro di entrare nella nostra sfera. Proprio quello che deve fare la PA: uscire dal palazzo e accettare la complessità della nostra società e la molteplicità degli interessi e delle forze in campo non come un ostacolo, ma come una ricchezza delle comunità. È il “governo con la rete”. In questa convinzione troviamo anche il perché abbiamo chiamato Stephen Goldsmith per la relazione introduttiva ai nostri tre giorni. Noi crediamo che sia solo questa la modalità di collaborazione e interdipendenza tra le diverse componenti, con una regia lungimirante svolta dalle funzioni di governo, che ci può far avanzare verso quello sviluppo equo e sostenibile, secondo le indicazioni dell’Agenda 2030, che è il fine stesso dell’azione pubblica.
4. Cosa ci manca:
Perché questo progetto “non neutrale” d’innovazione trovi una sua realizzazione mancate solo voi. Ma siete necessari e non potete mancare proprio ora. Vi aspettiamo! Concludono la nota Carlo Mochi Sismondi, Presidente FPA e Gianni Dominici, Direttore generale FPA.
Perché questo progetto “non neutrale” d’innovazione trovi una sua realizzazione mancate solo voi. Ma siete necessari e non potete mancare proprio ora. Vi aspettiamo! Concludono la nota Carlo Mochi Sismondi, Presidente FPA e Gianni Dominici, Direttore generale FPA.
#FORUMPA2018
Per informazioni: info@forumpa.it tel. 06684251
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