7.5.15

Caritas Diocesana: con il vescovo la Fiaccolata ad Arce



La fiaccolata ad Arce del 2 maggio scorso 
Un segno di apertura e di solidarietà
di Antonella Piccirilli

Una fiaccolata come segno di apertura, come ricerca di senso a tutto quello che sta attraversando il nostro mondo, con il flusso migratorio di disperati alla ricerca di futuro. Non ci nascondiamo dietro il buonismo degli sprovveduti, per cui tutto è bello, buono e positivo: le difficoltà, le intenzioni, le differenze –di cultura, religione, etica- sono sotto il nostro sguardo di osservatori della realtà.
Ma noi, che non abitiamo nei palazzi dove si decidono le sorti dei popoli,  non possiamo impedirci di guardare negli occhi chi è arrivato, non possiamo non incrociare sguardi pieni di paura, gesti carichi di rabbia, gemiti di dolore, e persino reazioni di violenza, discorsi che cercano l’inganno: tutto questo attraversa ormai da tempo le nostre giornate, le nostre coste e il paese tutto.
Una fiaccolata è per cercare di pensare insieme, insieme pregare per ricevere luce, piccola, tremolante, debole, eppure luce, su come rispondere alla vita che chiede più di quanto possiamo intravedere. Un po’ di luce, per essere aiutati  a cercare con coraggio profetico piste nuove di solidarietà, di sensibilità, di intervento.
In tanti hanno risposto all’appello sabato sera: molti sindaci, autorità, parroci, con la guida del pastore Gerardo, sentinella di percorsi possibili di incontro, di dialogo, alla luce del vangelo di Cristo. La Fondazione Migrantes diocesana –promotrice dell’iniziativa- ha coinvolto le forze istituzionali e scolastiche, ecclesiali, religiose, associative del nostro territorio, per intercettare le periferie dell’esistenza.
Quale messaggio raccogliere da questa folla pacifica e silenziosa, che ha sfilato per le strade di Arce, e che vorrebbe raggiungere ogni strada, ogni paese, ogni casa del nostro territorio? Almeno questo: è necessario –per continuare a dirci persone libere- ricordare che nessuno è lontano, e che è possibile camminare insieme con quanti hanno in comune con noi la dignità, ma non la storia, l’attesa di un futuro di libertà, ma non i mezzi, la determinazione a integrarsi nel nostro universo, ma non le opportunità. 

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