Il
13.12.2014, presso la galleria La Catena di Veroli,
il commendator Mario Tarquini ha presentato la sua prima raccolta poetica dal titolo “Pensieri”. Essa comprende 17 liriche le cui illustrazioni sono dell'architetto Massimo Terzini . La prima lirica intitolata “Patria mia” è una riflessione sulla nostra nazione di cui l'autore mette in evidenza il mare azzurro che si confonde con il cielo dello stesso colore e ridona serenità ai popoli.
il commendator Mario Tarquini ha presentato la sua prima raccolta poetica dal titolo “Pensieri”. Essa comprende 17 liriche le cui illustrazioni sono dell'architetto Massimo Terzini . La prima lirica intitolata “Patria mia” è una riflessione sulla nostra nazione di cui l'autore mette in evidenza il mare azzurro che si confonde con il cielo dello stesso colore e ridona serenità ai popoli.
Ricorda
poi i suoi figli illustri: San Francesco; Santa Chiara e Santa
Caterina in ambito
religioso;
Dante; Petrarca e Carducci in ambito letterario e Giotto;
Michelangelo; Verdi e Refice
come artisti e musicisti . In conclusione il poeta si sente onorato
di appartenere ad una
nazione che è stata resa libera; unita ed indipendente 154 anni fa.
La lirica successiva
“200 anni “ è un sentito e doveroso omaggio all'arma dei
carabinieri da sempre fedele e pronta al sacrificio per poter donare
al popolo pace, sicurezza e libertà.
La
poesia dal titolo “Due brillanti” mostra, in un giorno
primaverile, un nonno seduto su di una panchina che accarezza i
nipotini. Nella stagione del mandorlo in fiore scorgiamo l'anziano
raccontare ai propri cari gli anni del duro lavoro pieni di
sofferenze. La nipotina le accarezza dolcemente il viso ed il
fratellino chiede al nonno il perchè è stanco. Alla fine della
bellissima lirica vediamo che, nel volto dell'anziano, scendono due
lacrime simili a due brillanti.
La lirica “Primavera” descrive la
natura vista attraverso le gemme che si schiudono al tiepido sole, il
bosco incantevole e i suggestivi fiori quali la margherita che
fiorisce nei verdi prati, la profumata violetta e i piccoli e
delicati “nontiscordardime” che annunciano l'arrivo della bella
stagione. Al musicista verolano Eugenio Bubali, di cui il commendator
Tarquini è un profondo conoscitore e studioso tanto da essere membro
del coro a lui intitolato, ha dedicato le liriche “Ad Eugenio
Bubali” nel 175mo anniversario della nascita ed “Eugenio a
Maria”. “Fest'era” e “La rondinella” ci mostrano l'immagine
della rondine in due momenti diversi: nel primo la vediamo apparire
in cielo il 21 di marzo ad annunciare l'arrivo della primavera mentre
nel secondo la vediamo durante la stagione in fiore sotto case e
campanili dentro il suo nido. La rondine è amata, in particolare,
dai bambini. “Le campanelle” descrive il rintocco di campane che,
al rosso tramontar del sole, risuonano nel piccolo luogo sacro
dell'Olivella. E' il mese di maggio ed in chiesa i chierichetti
corrono per spargere l'incenso in onore di Maria. Nelle liriche
successive il poeta passa in rassegna i luoghi di Veroli centro già
esaminati nelle monografie a carattere storico.
La lirica dal titolo
“Il bel cortile” ci mostra la parte più alta della città di
Veroli caratteristica per il suo cancello sempre chiuso e che ricorda
l'antico passato della cittadina ernica. Dopo un sentito omaggio a
Santa Salome, chiude la raccolta la lirica dal titolo “Mi aprirai
?” in cui il poeta e storico verolano ci parla di quando, un giorno
tra tanti anni, busserà alla porta di N.S. Gesù Cristo e lui non
vede l'ora d'incontrarlo anche se, in ogni momento della vita
terrena, pensa a lui che ama il perdono e cerca di portare attorno
tante pecorelle smarrite simili alla sua bontà. Leggendo queste
liriche ho potuto ammirare il lato nascosto dello storico cavalier
Tarquini, un grande appassionato della sua terra che spero,
negli anni avvenire, continui la sua ricerca tra le bellezze della
nostra Veroli a cui si sente
onorato di appartenere.
* Veroli
25 maggio 2015. Di Gabriele Mattacola. Dal 17 maggio Mario Tarquini è
il suo più anziano punto di riferimento a seguito della scomparsa,
all'età di 91 anni, del maestro Giuseppe Picarazzi del Giglio di
Veroli a cui è dedicato il presente articolo.
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