A
150 anni dall’esecuzione di Luigi ALONZI nella Valle dell’Inferno (
Trisulti ) esprimo vive congratulazioni agli Organizzatori della
significativa Manifestazione a FONTANAFRATTA e al Relatore Ufficiale
Prof. Michele Ferri. Con qualche contributo personale di riflessioni e
considerazioni. Infatti ogni iniziativa di ricordo e di studio del
notevole Personaggio nativo della località Branca di Selva - Chiesa
Nuova (1825) merita attenzione e approfondimento, nella ricerca della nostra identità umana e politico-culturale.
L’operazione più
urgente e opportuna, che, a mio personale giudizio, va compiuta, è
quella di sottrarre il Personaggio storico da appropriazioni di parte e a
nostalgiche suggestioni di improponibili rivincite o restaurazioni.
Come anche da addomesticamenti celebrativi e autoesaltanti. In questo
intento ci aiuta molto lo stile narrativo sobrio ed equilibrato di
Michele Ferri confermato ampiamente nella Relazione dell’evento.
Illuminante pertanto risulta la lettura del testo di quest’ultima, anticipata dall’Autore nell’Opuscolo “ IL BRIGANTE CHIAVONE: importanza e limiti della sua azione in favore dei Borboni. “
Intanto
il fatto storico che sorprende e che solleva inquietanti interrogativi
circa l’umana tragica vicenda di Luigi Alonzi, nostro conterraneo di un
secolo e mezzo fa, è che egli fu ucciso con infamia e ignominia da due
suoi colleghi comandanti borbonici, Tristany e Zimmermann, certamente
d’intesa con la centrale organizzativa di Roma al servizio dei Sovrani
in esilio Francesco e Maria Sofia.
Osserva
acutamente il Ferri che uno dei limiti politico-culturali del Brigante
fu quello di non capire l’importanza di agitare la leva della protesta
sociale delle masse sfruttate contadine e operaie, che si erano
spontaneamente ribellate il 25 novembre 1855 e che già nel maggio 1852
aveva provocato episodi di luddismo nelle industrie laniere di Isola di proprietà delle Famiglie Ciccodicola – Polsinelli, e scioperi ad Arpino con lo storico manifesto: ‘Oppressi Lavorieri’. Si
comprende che Chiavone era suggestionato profondamente dal principio
della difesa di TRONO e ALTARE, praticato con determinazione, degna
di miglior causa, dal Vescovo Montieri. Altro grave limite del
comportamento politico-militare del Brigante della Selva fu certamente
la sua incapacità di gestire diplomaticamente, e senza conflittuali
gelosie, il rapporto collaborativo con gli Ufficiali stranieri, che la
Corte di Roma inviava sul confine sud-orientale dello Stato della
Chiesa, man mano che la presenza dell’esercito italiano-piemontese si
rafforzava nel territorio.
In conclusione ‘Chiavone non è stato un eroe positivo… (ma) …un
paladino sfortunato di una forma di potere che si avvertiva
anacronistica, di una struttura statale ormai obsoleta, di una dinastia
che, dopo l’ottimo Carlo III e per un intero secolo, nonostante i tanti
fortissimi scossoni rivoluzionari … era rimasta pigra, politicamente
ingessata e per niente lungimirante’.
Pertanto
non mi sembra che ci resti spazio per entusiasmi neo-filo-borbonici,
nonostante la benefica dilagante moda revisionistica. Forse questo si
dovrebbe anche dire e illustrare chiaramente e articolatamente al
pubblico, che ascolta ed applaude. Anche quando si celebrano
proficuamente memorie di eventi e personaggi della nostra storia.
· * Sora 24 Giugno 2012. Scritto a cura di Egidio Paolucci con l’intesa di Michele Ferri (Foto). Altre foto su: http://www.facebook.com/domenico.laposta
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