Titolo originale dell’opera: Erinnerungen eines ehemaligen Briganten-Chefs Berlin 1868 – NAPOLI 2007 [ISBN 978-88-89776-65-0 – pp 304 – Ril. in tela, sovraccoperta a colori – Ill.ni nel testo - € 30,00]
L’AUTORE: Ludwig (Heinrich
Emil) Richard (Luitpold) Zimmermann, terzogenito del
segretario del distretto granducale di Alsfeld, Heinrich Karl e di Carolina
Münch, nacque tra le dieci e le undici di sera del 21 novembre 1838 ad Alsfeld,
presso Darmstadt, città dell’Assia poco più a sud di Francoforte sul Meno, dove
fu poi battezzato con rito evangelico il 26 del successivo mese di dicembre.
Verosimilmente, nel 1853 (?) era il più giovane cadetto del 1° fanteria
dell’”imperial-regio” esercito austro-ungarico. Nel 1859, combatté contro i
franco-piemontesi nella cosiddetta Seconda Guerra di Indipendenza, rimanendo
ferito nella battaglia di Solferino. Lasciata l’armata imperiale, per non
abbandonare, però, il ruolo di guerriero a cui lo condannava la sua indole
militaresca, si fece reclutare, prima col grado di capitano e poi con quello di
maggiore, dal comitato borbonico di Roma in quell’esercito “irregolare” di
Briganti, grazie alle cui imprese di guerriglia la dinastia borbonica avrebbe
dovuto recuperare quel Regno delle Due Sicilie che, solo un anno prima s’era
repentinamente disciolto come neve al sole. La sua avventura di Brigante
durerà, in tutto, poco più di un anno: dalla fine di agosto del 1861 alla metà
di ottobre dell’anno successivo, quando farà definitivamente ritorno in
Austria.
Qui, tre anni dopo, pubblicherà le sue Erinnerungen eines
ehemaligen Brigantenchefs. Nello stesso anno partecipò, per conto di un
giornale militare, alla campagna nello Schleswig-Holstein, nell’estremo nord
della Germania e, nel 1866, fu corrispondente di guerra in Boemia. Ritornato in
Austria, l’anno successivo fondò a Graz, capoluogo della Stiria, il giornale
radicale Freiheit, i cui polemici articoli fortemente anticlericali non
poche grane gli procurarono con le autorità (nei tre anni di vita del giornale
fu citato in giudizio per ben cinquanta volte!) finché, il 24 gennaio del 1871
fu addirittura espulso dall’Austria. Fedele al suo anticlericalismo fu di nuovo
a Napoli nel 1869 per partecipare al Controconcilio Vaticano I. Dopo questi
avvenimenti non si hanno più notizie certe su di lui. Muore, probabilmente, nel
1887. Fra
gli altri suoi scritti ricordiamo: Pfaffenpeitsche, Märzveilchen, Wanderung
in Österreich, Lose Skizzen aus dem österreichischen Soldatenleben,
Fastenspredigten für Menschen und Ultramontane.
Trama del libro: Il ventiduenne Ludwig Richard
Zimmermann, ex ufficiale dell’esercito austro-ungarico, alla fine di agosto del
1861, giunge a Roma per mettere il suo braccio a disposizione di Francesco
II, ormai ex Re delle Due Sicilie e della sua eroica consorte, Maria Sofia
von Wittelsbach, l’eroina di Gaeta. Egli è affascinato dalla sfortuna della
giovane coppia reale in esilio ma segue anche l’impulso del suo animo che
lo portava dalla parte di poveri montanari che conducevano la battaglia
della disperazione contro le grandi idee dei tempi moderni. Viene destinato
alle truppe del “Brigante” Luigi Alonzi “Chiavone” che opera sulle Montagne di
Sora, alla volta delle quali parte sotto falso nome. Attraverso Valmontone,
Alatri, Scifelli arriva su Monte Favone (oggi Pedicino) dove sono stanziate le
truppe del capomassa sorano.
Diversi sono gli episodi di “Brigantaggio” nel libro ma, oltre alle scaramucce con i piemontesi descritte, affascinano il lettore le descrizioni dei luoghi in cui avvengono i fatti narrati, luoghi che oggi, a noi del XXI secolo appaiono come da favola: vasti altipiani, vastissimi faggeti e fitti querceti, immacolate fonti alpestre di cui ci pare udire il gorgoglio dell’acqua che sgorga pura, fresca ed ancora incontaminata... E poi c’è una fauna ricca di aquile di gufi, di civette e di capre… selvatiche. Tutte le rocce che circondano questi scenari sono spesso arrossati da infuocati tramonti ma, ahimè, ancor più spesso, dal sangue versato dei “Briganti” che, forse, pur sapendo di morire per una causa senza speranza, continuano a combattere per un Re ed una Regina che non torneranno più.
Diversi sono gli episodi di “Brigantaggio” nel libro ma, oltre alle scaramucce con i piemontesi descritte, affascinano il lettore le descrizioni dei luoghi in cui avvengono i fatti narrati, luoghi che oggi, a noi del XXI secolo appaiono come da favola: vasti altipiani, vastissimi faggeti e fitti querceti, immacolate fonti alpestre di cui ci pare udire il gorgoglio dell’acqua che sgorga pura, fresca ed ancora incontaminata... E poi c’è una fauna ricca di aquile di gufi, di civette e di capre… selvatiche. Tutte le rocce che circondano questi scenari sono spesso arrossati da infuocati tramonti ma, ahimè, ancor più spesso, dal sangue versato dei “Briganti” che, forse, pur sapendo di morire per una causa senza speranza, continuano a combattere per un Re ed una Regina che non torneranno più.
Nel libro si alternano
combattimenti, tradimenti, morti, fucilazioni, incendi, fughe ma, nel racconto,
c’è anche spazio per qualche amore …clandestino. Di Ludwig Richard Zimmermann e
del suo libro scritto più di centotrent’anni fa e mai, fino ad oggi, tradotto
integralmente in italiano, hanno parlato Michele Ferri nel suo saggio IL
BRIGANTE CHIAVONE, Michele Topa ne I BRIGANTI DI SUA MAESTA’ e
Benedetto Croce in ANEDDOTI DI VARIA LETTERATURA. Nella biblioteca di
quest’ultimo si trovava l’unica copia originale reperibile in Italia (almeno
fino al 2002, quando Erminio de Biase, motivato dal suo inesauribile interesse
storico per quello che fu il Regno delle Due Sicilie e forte del suo
ultraquarantennale rapporto con la lingua di Goethe) decise di cimentarsi nella
traduzione.
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