Alex
voleva fare un regalo speciale alla sua amica Isa che compiva 17 anni.
Così
prese la sua montain bike e corse verso la spiaggia, vicinissimo casa sua.
In
quel periodo di fine agosto i turisti erano diminuiti e quindi si stava
tranquilli.
Il
ragazzo, nonostante ciò, mise al sicuro la vecchia bici legandola a d un palo.
Il catenaccio utilizzato lo aveva comprato attraverso un sito internet d’aste.
Aveva fatto un affarone pagando quattro soldi quel piccolo gioiello super
accessoriato che incorporava in sé più allarmi: spruzzava fumo o borotalco a
chi si avvicinava a quindici centimetri di distanza; “sparava” una luce rossa,
prima lampeggiante e poi fissa, a cinque centimetri; se si sfiorare la bici
scattava un potentissimo suono udibile ad un chilometro di distanza. Una volta
l’allarme era scattato e i carabinieri, pensando ad una cosa grave, si erano
fiondati sul posto. Vi avevano trovato un gatto nero, diventato tutto bianco e
profumato, che si leccava freneticamente nel tentativo di ripulirsi. Alex aveva
appena fatto in tempo a bloccare tutti gli allarmi alla sua bici che la volante
era arrivata. Lui aveva osservato tutta la scena, ben nascosto. Un po’ gli era
dispiaciuto di aver creato tutto quel trambusto. Poi si era fatto quattro
risate perché i carabinieri, alla fine, se n’erano andati senza capire cosa era
veramente successo.
Mentre
il ragazzo sorrideva a quel ricordo, osservò il mare: era così affascinante e
placido mentre rifletteva, come uno specchio, la luce del caldo sole del
pomeriggio. Alex si tolse i sandali e cominciò a perlustrare la riva del mare.
Stava
cercando conchiglie il più possibile belle e particolari perché voleva farne
una collana.
Lui
non era mai stato bravo nei lavori manuali, era più per le tecnologie. Gli
bastava mettersi seduto davanti al computer per essere felice, sapeva
utilizzare tutti i più difficili programmi informatici che esistevano. Una
volta era riuscito a navigare su internet per dodici ore di fila!
Al
contrario la sia amica d’infanzia, Isa, amava tutti i lavori artigianali e
creativi, quindi aveva pensato di regalargli una sua personale “creazione”.
Dopo
aver camminato per più di un chilometro gocciolava di sudore. Era stanco ma
soddisfatto perché era riuscito a riempire tutto il sacchetto che portava con
sé.
Si
sedette per riposare un po’, in quel momento maledisse i chili di troppo che lo
appesantivano e che non riusciva proprio a perdere.
A
scuola lo prendevano in giro perché era “cicciottello”, l’unica che lo aveva
difeso, già dal primo giorno di scuola elementare, era stata Isa. Fra i due
bambini era scattata subito della simpatia che ben presto si era trasformata in
amicizia.
Mentre
il ragazzo tirava fuori le conchiglie dal sacchetto, delicatamente come se
fossero state perle, le studiava attentamente una ad una.
Era
stato proprio bravo, né aveva trovate molte belle ma in particolare ce n’era
una tutta attorcigliata di un colore perlato mai visto in vita sua. Il ragazzo
“progettava” di utilizzarla come ciondolo centrale della futura collana.
Mentre
era assorto in questi pensieri sentì qualcosa che gli sfiorava il piede.
Guardò
cos’era e vide una bottiglia di vetro che riuscì, con un veloce scatto, ad
afferrare prima che un onda se l’inghiottisse di nuovo.
Dentro
c’era qualcosa che a prima vista sembrava un pezzo di carta arrotolato.
Dopo
qualche manovra fatta con un bastoncino, trovato sulla spiaggia, riuscì a
cacciare il foglio fuori dalla bottiglia senza strapparlo.
Lo
srotolò e se lo mise il più vicino possibile agli occhi, perché il contenuto
era sbiadito. Gli parve di vedere il disegno di una mappa o di quello che
almeno restava.
I
punti di riferimento indicati gli sembravano familiari: via Ritoli era dove
abitava, anche il numero civico corrispondeva. Non c’era dubbio era proprio
casa sua, dove aveva vissuto e cresciuto finora.
Ma
il messaggio nel mare chi l’aveva lanciato? Era incredibile il modo casuale in
cui era venuto in possesso di una cosa che lo riguardava.
Alex
decise di cercare subito il “tesoro” nascosto ed era talmente curioso che
dimenticò anche che aveva poco tempo per preparare la collana di conchiglie.
Tornato
a casa, studiò attentamente con una vecchia lente d’ingrandimento, uscita in un
pacco di merendine, i disegni sul foglio.
Capì
che qualsiasi cosa stava cercando era seppellita all’ombra di un’antica quercia
nel giardino di casa sua.
Si
munì di una zappa, presa in prestito da suo padre che la utilizzava per fare
giardinaggio, e cominciò a scavare.
Ben
preso fece una buca profonda finché non incontrò qualcosa di duro. Allora
decise di continuare con le mani e riuscì a tirare fuori una piccola scatola di
metallo chiusa con un lucchetto.
Sempre
più curioso ripulì la scatola aiutandosi con la punta della sua maglietta.
Portò
la scatola dentro casa mentre cercava con le mani di aprirla. Nonostante fosse
arrugginita non ci riusciva, così afferrò un ferretto di sua madre, poggiato su
un mobile, e manomise la serratura del lucchetto.
Aperta
la scatola vi trovò dentro un piccolo sacchetto di velluto rosso, chiuso con un
fiocchetto rosa.
Alex
pensò che chi aveva nascosto l’oggetto aveva fatto in modo che si conservasse
con cura.
Sciolto
il fiocchetto vide che dentro c’era un orologio. Era il primo swatch della sua
vita.
All’epoca
ricordava di tenerci particolarmente a quell’oggetto. Ricordava ancora quel
giorno quando lo aveva visto, insieme a suo nonno, esposto nella vetrina di un
piccolo negozietto. Fu subito attratto dai disegni, sull’ovale, di due
cagnolini azzurri circondati da un cuore rosso su un fondo nero e da un
cinturino con disegni geometrici degli stessi colori. Suo nonno aveva insistito
per regalarglielo pur di farlo contento.
Lo
stesso orologio, un giorno lo aveva visto indossare dal suo cantante preferito,
sulla copertina di una rivista. Si era vantato persino con i compagni di scuola
di avere gli stessi gusti del suo idolo, che gli sembrava un po’ meno
irraggiungibile.
Da
piccolo ricordava di averci pianto dei giorni per aver perso quello che ora era
solo un vecchio cimelio.
Ma
chi l’aveva nascosto lì?
Alex
ricordò che in quel periodo, aveva lanciato più di trenta messaggi in mare, insieme
ad una sua amichetta d’infanzia, che guarda caso, era anche la destinataria
della collana di conchiglie.
La
sua amica Isa la conosceva da più di dieci anni. Avevano frequentato tutte le
scuole insieme. Anche le loro famiglie si erano legate parecchio tanto da fare
spesso le vacanze insieme. Ancora non dimenticava il giorno in cui lui e la sua
amica aveva stretto insieme la coppa della vittoria del primo campionato
nazionale di calcio misto, organizzato dalla loro città. La loro foto era
finita anche sui giornali nazionali.
Mentre
Alex era perso nei ricordi entrò nella cucina sua madre che gli disse:<<Hai
trovato le conchiglie che cercavi?>>.
Alex
rispose: <<Sì, sì ma ho trovato pure qualcos’altro.>>.
La
mamma non capì quest’ultime parole del figlio perché le aveva pronunciate in
tono basso. La donna, invece, continuò ad incalzare il figlio a preparare il
regalo perché il compleanno era domani e lui non se la cavava poi tanto con i
lavori manuali.
La
mamma lo vide mentre si alzava dal tavolo e gli urlò dietro : <<Ma che
hai combinato?La maglietta è tutta sporca di terra! Cambiatiiiiii>>.
Alex,
scuro in volto, non rispose nulla e se n’andò nella sua stanza.
Ripose
quell’antico ricordo nel cassetto del comodino e decise di infilare una dietro
l’altra le conchiglie in un filo argentato, acquistato per l’occasione.
Il
ragazzo pensò che forse era l’ultimo regalo che dava alla sua amica, se
veramente la sua teoria l’indomani sarebbe stata confermata ovvero che era
stata lei a nascondergli l’orologio.
Accese
la radio per cercare di eliminare i pensieri negativi e finire al più presto il
lavoro.
Nonostante
fosse distratto alla fine venne fuori un piccolo gioiello……. forse fin troppo
bello per Isa.
Quella
sera non aveva fame, i suoi si preoccuparono chiedendogli che cosa avesse. Suo
padre, guardandolo fisso in volto, gli disse:<<Alex ma che hai la
febbre?>> Alex ,di solito, era sempre una buona forchetta, non
rifiutava mai il bis di pasta e dolci almeno che non aveva la febbre a
quaranta!
Invece
quella cena l’aveva solo spizzicata e si era rifiutato di mangiare anche il suo
dolce preferito, il millefoglie.
Alex
disse che era nervoso perché fra qualche giorno riniziava la scuola. I
genitori credettero a quella scusa e non lo subissarono più di domande
lasciandolo in pace, chiuso nel suo mutismo.
Il
ragazzo andò nella sua stanza, quasi a digiuno nonostante i crampi allo
stomaco. Fece degli incubi tremendi in cui immaginava di stare chiuso dentro
una bottiglia di vetro, proprio come quella che conteneva la mappa. Ad un certo
punto gli mancava l’aria, stava per soffocare, perché qualcuno la stava
riempiendo tutta di conchiglie. Poi si svegliò all’improvviso tutto sudato per
lo spavento.
Finalmente
arrivò il giorno dopo, le lancette dell’orologio quel giorno sembravano girare
veloci perché erano arrivate le otto di sera, l’orario in cui iniziava la festa
a casa di Isa.
Indossò
una camicia e un jeans scuri che lo sfilavano o almeno questo era il suo
intento, impacchettò il regalo un po’ controvoglia e si avviò lentamente verso
la casa dell’amica.
In
giardino c’erano i genitori e i nonni di lei che lo accolsero calorosamente
perché ormai lo consideravano come il loro secondo figlio.
Alex
cercò di sorridere e li ringraziò per l’invito.
Poi
entrò nella casa, dove trovò subito Isa che faceva gli onori di casa. La
ragazza indossava un elegante vestito blu notte, come il colore dei suoi occhi,
che la faceva sembrare più esile di quando già fosse. I capelli erano tenuti su
da un cerchietto brillante come una corona di diamanti. Alex non l’aveva mai
vista così bella e soprattutto truccata, sembrava un’altra persona.
Isa
gli andò subito incontro: <<Ciao Alex, com è che sei arrivato
tardi?Di solito arrivi anche prima agli appuntamenti >>.
L’amica
che conosceva bene Alex, capì subito che c’era qualcosa che non andava:
<<Ma che hai, è successo qualcosa a tua nonna?Sta di nuovo
male?>>.
Isa
sapeva che l’unica nonna che era rimasta al suo amico si era ripresa da poco da
un infarto. Alex rassicurò l’amica, la prese per un braccio e la portò in
disparte dagli occhi e chiacchiere degli altri ospiti. Isa non capiva ma
assecondò l’amico.
Alex
chiuse la porta del ripostiglio, dietro le loro spalle, e cominciò a parlare: <>.
Tirò
fuori dalla tasca l’orologio di plastica facendoglielo ciondolare davanti la
faccia.
Isa
lo guardò e cercò di scavare nella mente ma non gli veniva niente in mente.
Il
ragazzo cercò di rinfrescargli la memoria, gli ricordò dei pomeriggi passati a
lanciare messaggi nel mare e dove aveva trovato nascosto l’oggetto.
Isa
lo ascoltava a bocca aperta, sempre più incredula.
Quando
Alex gli mostrò anche la mappa lei riconobbe la sua scrittura di bambina e gli
venne tutto in mente.
Ammise,
un po’ balbettando, che era stata lei a far scomparire l’orologio. L’amico
voleva delle spiegazioni mentre la guardava sempre più furente.
Isa
disse che l’aveva preso un giorno, dei tanti, in cui era andata a fare i
compiti da lui.
Gli
e l’aveva preso per fargli un dispetto. Lui gli aveva buttato nel lago, della
loro città, un suo aquilone mentre stava tentando di farlo volare.
Lei
c’era rimasta male perché non gli aveva chiesto scusa, anzi gli aveva riso in
faccia.
Isa
ricordò che ci aveva messo molto tempo per farlo cercando tutti materiali
riciclati.
Quell’aquilone
le aveva fatto vincere anche il suo primo premio in un concorso a scuola come
“migliore creazione originale”.
Il
giorno in cui doveva ricevere il premio, non lo poté fare perché l’aquilone non
esisteva più, era stato distrutto il giorno prima da lui.
Alex
aveva rimosso quell’episodio ma ora che ci ripensava non aveva capito che la
sua amica ci aveva sofferto così tanto, insomma anche lui all’epoca l’aveva
fatta “grossa”.
Entrambi,
ora si guardavano negli occhi con rabbia e stupore.
Isa
fu la prima che uscì dal ripostiglio.
Sbatté
la porta con le lacrime agli occhi mentre il trucco le si scioglieva sotto gli
occhi.
Alex
rimase immobile, per un tempo indefinito, come iptonizzato ad osservare il
vuoto.
Poi
fu risvegliato da questo stato di “trans” dalle risate e canti d’auguri
dedicati ad Isa.
Usci
dal ripostiglio e si trovò davanti la mamma dell’amica.
Il
ragazzo farfugliò qualcosa, non sapeva che inventarsi. Non poteva certo dire di
essersi perso perché quella casa la conosceva a memoria per quante volte c’era
stato.
Così
diede in mano alla donna il regalo che aveva fatto per l’amica e fuggì via.
Passarono
due settimane in cui i due ragazzi, per la prima volta, da quando si
conoscevano né si sentirono e incontrarono.
Un
giorno Alex decise di fare jogging sulla spiaggia, si era messo in testa che
doveva a tutti i costi smaltire i chili in più.
Incontrò
Isa che stava seduta sulla spiaggia, con davanti una tela, mentre cercava di
disegnare quel tramonto sul mare.
Incrociarono
lo sguardo e il primo istinto fu di voltarsi le spalle e fuggire via, poi
qualcosa li trattenne dal farlo.
Si
avvicinarono e contemporaneamente si abbracciarono.
La
loro lunga amicizia non poteva finire così per una ripicca di quand’erano
bambini.
Entrambi
erano parecchio orgogliosi per fare il primo passo. Solo un incontro casuale li
avrebbe fatti rappacificare.
Insieme
prepararono un altro messaggio da lanciare in mare, in cui si giuravano
amicizia per sempre.
Chissà
se questa bottiglia, inghiottita dal mare, sarebbe mai ritornata nelle loro
mani un giorno.
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