Il 13 ottobre, giorno in cui è mancato il Premio Nobel
per la Letteratura 1997
Dario Fo, ci ha lasciati anche, all’età di 82 anni, il
regista abruzzese Tonino
Valerii, nativo di Montorio al Vomano in provincia di Teramo.
Cinque anni fa, nel 2011, ho avuto il privilegio di conoscere questo
regista presso il CESV di Frosinone dove, in collaborazione con il regista locale
Fernando Popoli, ha tenuto un seminario sulla sua opera cinematografica.
Popoli, in anni giovanili, è stato suo aiuto-regista nel secondo lungometraggio “I
giorni dell’ira” ( 1967) considerato come uno “spaghetti
western con insolite ambizioni etiche e un
finale pacifista in anticipo coi tempi”.[i]
Valerii ha iniziato a lavorare in ambito cinematografico
nei primi anni ’60 dopo
aver compiuto gli studi presso il Centro Sperimentale di
Cinematografia di
Roma. Gli inizi lo vedono collaborare assieme a Sergio
Leone, di cui è stato
aiuto-regista. L’esordio dietro la macchina da presa
avviene nel 1966 con il
film di genere western “Per il gusto di uccidere”,
pellicola in cui vediamo lo
scontro tra due killer per difendere un carico d’oro. Del
genere western Valerii
si considerava “maestro” e, tra la fine degli anni ’60 e
i primi anni ’70, ha
diretto i film: “Il prezzo del potere”( 1969 ), “Una
ragione per vivere e una per
morire” (1972 con
James Coburn e Bud Spencer ) e “Il mio nome è
Nessuno” ( 1973 con Terence Hill ed Henry Fonda ) che può
essere definito
come il punto più alto della sua cinematografia in
quanto, l’anno in cui è
uscito, si è classificato al quinto posto degli incassi
al botteghino. Ambientato
alla fine dell’800, il film vede contrapporsi tra loro i
due diversi protagonisti: da
una parte un anziano pistolero deciso a lasciare il west
e partire per l’Europa
mentre dall’altra vi è un giovane suo ammiratore che,
facendosi chiamare con
il nome “Nessuno”, costringe l’anziano pistolero a
un’impresa che si rivelerà
memorabile. Il film, inoltre, è prodotto dal grande
Sergio Leone “pigmalione”
del regista teramano.
Tonino Valerii, oltre al western, ha sperimentato altri
generi e nel 1970 ha
diretto la giovanissima Silvia Dionisio nel film di
genere drammatico-
sentimentale dal titolo “La ragazza di nome Giulio” in
cui si parla di Jules,
chiamata come il padre scomparso, la quale ha un
attaccamento morboso
con la madre. La cameriera di casa è sua confidente ma la
giovane, dopo
essersi fidanzata varie volte, alla fine diventa
un’assassina. Altri generi sono
anche il thriller ( “Mio caro assassino” 1972 ),
l’avventura (“ Vai gorilla” 1975
con Fabio Testi ) e l’erotismo che nel 1985 lo vide
dirigere “Senza scrupoli”.
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 Valerii si
è dedicato alla televisione
per cui ha diretto la prima serie della fiction trasmessa
su Canale 5 “Il ricatto”
interpretata da Massimo Ranieri, “Una prova d’innocenza”
( 1991 Raidue )
interpretata da Enrico Montesano nell’insolito ruolo
drammatico di un
sacerdote alle prese con un omicidio e la commedia
sentimentale “Il cielo non
cade mai” interpretata da Kim Rossi Stuart alle prime
prove d’attore. Nel 1997
il regista abruzzese ha diretto gli ultimi due film da
“regista indipendente” che
sono “Un bel di’ vedremo” e “Una vacanza all’inferno”
intepretato da Murray
Abrahams e Giancarlo Giannini la cui ambientazione, che
nel film è la
Thailandia, in realtà è il carcere di Frosinone dove esso
è stato girato.
* Veroli 30 ottobre 2016. Gabriele Mattacola.
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