Nato a San Donato Val di Comino il 27.9.1907
e scomparso 90enne nel gennaio 1998, Don Cesidio Cardarelli ha esercitato il suo ministero pastorale, a Rendinara prima, a Casalattico successivamente.
La sua prima raccolta poetica “Chiara fonte” è stata pubblicata nel 1966. Ad essa sono seguite, tra le altre, “Gocce di rugiada” del 1969; “Cuore di mamma” ( 1971 ); “Stelle cadenti” ( 1972 ) e “S.Rocco samaritano di Dio” ( 1973 ).Dal luglio 1971 inizia a partecipare a concorsi vincendo premi in campo internazionale e nel mese di Maggio del 1973 il Premio della Cultura.
La presente raccolta, “Io canto al sole”, risale al 1974. La lirica da cui prende il nome la raccolta è un bilancio esistenziale in cui il sacerdote interroga le stelle; i fiori e l'arcobaleno e conduce il fratello nelle profumate aiuole per cantare insieme a lui un inno al sole. Gli affetti familiari li troviamo nelle liriche in cui ricorda la madre che lo allattava appena nato e il padre operoso nel sostenere la famiglia. “Mia madre”, che è stata tradotta anche in lingua inglese con il titolo “My mother”,è una lirica in cui il poeta descrive l'anziana donna la cui bellezza, nonostante gli anni, per lui non è mai tramontata. Vi sono, in seguito, liriche a carattere storico: “Madre”narra un episodio della Resistenza in cui vediamo la disperazione di una donna nel veder trucidati i due figli: “Olimpiadi 1972”è il resoconto di una gara atletica in cui vediamo gareggiare vari sportivi che fanno della loro professione una ragione di vita; “Il suo messaggio” è una lirica scritta durante una visita alla tomba di Padre Mariano di cui il poeta ricorda il sorriso e il messaggio che ha saputo trasmettere agli italiani attraverso il video.Il tema della fede è dominante in altre liriche la cui più bella è “Il linguaggio di Dio” in cui la lingua del Nostro Creatore ha le similitudini di un fiore profumato; dello sguardo di un bimbo e della luce del sole. “Coglievano fiori” s'ispira ad un fatto realmente accaduto. Parla di Silvia ed Isabella, due sorelline le quali, mentre stanno cogliendo fiori nel loro giardino, vengono trucidate dal padre in un raptus di follia. Il sacerdote ci dice che le due ragazzine,ora, sono due belle e bianche rose nel firmamento celeste di Dio dove appaiono come stelle. “Unico faro” è la cronaca di un viaggio compiuto dal poeta nella capitale d'Italia Roma ed in quella della Grecia Atene. Il sacerdote resta affascinato dalle bellezze artistiche del Colosseo e del Partenone e si commuove e s'entusiasma nel ricordare i grandi della cultura quali: Omero;Virgilio;Platone e Dante.
Altro tema significativo è quello inerente alla natura che domina in quasi tutte le liriche della raccolta. Vediamo: l'ape che si nutre del nettare profumato dei fiori; la rondinella che il poeta immagina sentir da lontano e l'uccellino che,in inverno, torna dal bosco e cerca il suo rifugio. “Excelsior” parla di un uomo il quale, con la sua grandezza, mostra di avere grandi potenzialità nel campo dell'elettronica, ma è bravo nell'osservare le stelle in cielo. “Bianca
Colomba” è un messaggio di pace.Con la sua poetica don Cesidio coglie aspetti della vita di ogni giorno e significative, a proposito, sono le liriche: “Astronauta” in cui ci parla di un arcangelo spaziale in volo sulla luna per esplorare mondi sconosciuti ed “Insegnante” in cui un educatore, rivolgendosi ad un alunno che ha perso da poco la cara madre, gli dice di non piangere perchè la donna ora lo guida dal Paradiso.
Don Cesidio è stato e rimane un poeta ed intellettuale semplice e solare, uno dei pochi le cui liriche si sono meritate un posto d'onore nella poesia del '900 essendo incluse in varie antologie. Il politico d'estrazione cattolica Giorgio La Pira, in una recensione scrisse: La poesia di don Cesidio Cardarelli tocca l'azzurro. Ho conosciuto il sacerdote e poeta durante una vacanza nel suo paese natale nell'estate 1996. Già molto anziano, non aveva perso la gioia di vivere ed era una persona allegra che aveva una grande comunicativa con i giovani ai quali raccontava storie di vita vissuta con estro e caparbietà.
* Veroli 11 marzo 2014 di Gabriele Mattacola.
e scomparso 90enne nel gennaio 1998, Don Cesidio Cardarelli ha esercitato il suo ministero pastorale, a Rendinara prima, a Casalattico successivamente.
La sua prima raccolta poetica “Chiara fonte” è stata pubblicata nel 1966. Ad essa sono seguite, tra le altre, “Gocce di rugiada” del 1969; “Cuore di mamma” ( 1971 ); “Stelle cadenti” ( 1972 ) e “S.Rocco samaritano di Dio” ( 1973 ).Dal luglio 1971 inizia a partecipare a concorsi vincendo premi in campo internazionale e nel mese di Maggio del 1973 il Premio della Cultura.
La presente raccolta, “Io canto al sole”, risale al 1974. La lirica da cui prende il nome la raccolta è un bilancio esistenziale in cui il sacerdote interroga le stelle; i fiori e l'arcobaleno e conduce il fratello nelle profumate aiuole per cantare insieme a lui un inno al sole. Gli affetti familiari li troviamo nelle liriche in cui ricorda la madre che lo allattava appena nato e il padre operoso nel sostenere la famiglia. “Mia madre”, che è stata tradotta anche in lingua inglese con il titolo “My mother”,è una lirica in cui il poeta descrive l'anziana donna la cui bellezza, nonostante gli anni, per lui non è mai tramontata. Vi sono, in seguito, liriche a carattere storico: “Madre”narra un episodio della Resistenza in cui vediamo la disperazione di una donna nel veder trucidati i due figli: “Olimpiadi 1972”è il resoconto di una gara atletica in cui vediamo gareggiare vari sportivi che fanno della loro professione una ragione di vita; “Il suo messaggio” è una lirica scritta durante una visita alla tomba di Padre Mariano di cui il poeta ricorda il sorriso e il messaggio che ha saputo trasmettere agli italiani attraverso il video.Il tema della fede è dominante in altre liriche la cui più bella è “Il linguaggio di Dio” in cui la lingua del Nostro Creatore ha le similitudini di un fiore profumato; dello sguardo di un bimbo e della luce del sole. “Coglievano fiori” s'ispira ad un fatto realmente accaduto. Parla di Silvia ed Isabella, due sorelline le quali, mentre stanno cogliendo fiori nel loro giardino, vengono trucidate dal padre in un raptus di follia. Il sacerdote ci dice che le due ragazzine,ora, sono due belle e bianche rose nel firmamento celeste di Dio dove appaiono come stelle. “Unico faro” è la cronaca di un viaggio compiuto dal poeta nella capitale d'Italia Roma ed in quella della Grecia Atene. Il sacerdote resta affascinato dalle bellezze artistiche del Colosseo e del Partenone e si commuove e s'entusiasma nel ricordare i grandi della cultura quali: Omero;Virgilio;Platone e Dante.
Altro tema significativo è quello inerente alla natura che domina in quasi tutte le liriche della raccolta. Vediamo: l'ape che si nutre del nettare profumato dei fiori; la rondinella che il poeta immagina sentir da lontano e l'uccellino che,in inverno, torna dal bosco e cerca il suo rifugio. “Excelsior” parla di un uomo il quale, con la sua grandezza, mostra di avere grandi potenzialità nel campo dell'elettronica, ma è bravo nell'osservare le stelle in cielo. “Bianca
Colomba” è un messaggio di pace.Con la sua poetica don Cesidio coglie aspetti della vita di ogni giorno e significative, a proposito, sono le liriche: “Astronauta” in cui ci parla di un arcangelo spaziale in volo sulla luna per esplorare mondi sconosciuti ed “Insegnante” in cui un educatore, rivolgendosi ad un alunno che ha perso da poco la cara madre, gli dice di non piangere perchè la donna ora lo guida dal Paradiso.
Don Cesidio è stato e rimane un poeta ed intellettuale semplice e solare, uno dei pochi le cui liriche si sono meritate un posto d'onore nella poesia del '900 essendo incluse in varie antologie. Il politico d'estrazione cattolica Giorgio La Pira, in una recensione scrisse: La poesia di don Cesidio Cardarelli tocca l'azzurro. Ho conosciuto il sacerdote e poeta durante una vacanza nel suo paese natale nell'estate 1996. Già molto anziano, non aveva perso la gioia di vivere ed era una persona allegra che aveva una grande comunicativa con i giovani ai quali raccontava storie di vita vissuta con estro e caparbietà.
* Veroli 11 marzo 2014 di Gabriele Mattacola.
Nessun commento:
Posta un commento