M. Carlino, L. Gulia e G. Vacana |
Venerdì 7 marzo il 3° Incontro di Storia, Arte, Cultura con la relazione di Vincenzo Ruggiero Perrino di Veroli su: “Gli spettacoli a corte nel Seicento: il caso di Isola di Sora”.
LA
RIFLESSIONE. Il Prof. Luigi Gulia, nella sua introduzione,
parla dell’8 marzo e senza entrare nelle polemiche di giornalisti e osservatori
sulla Festa della Donna invita alla riflessione. “Il Centro di Studi”, dice
Gulia, “non dona mimose ma distribuisce (anche in sala), per l’8 marzo, l’articolo
di Luc Templier” apparso su L’Osservatore Romano del 1° marzo 2004 sul “Simbolo
per il nostro mondo, Guardare con occhi nuovi la Pietà di Michelangelo”.
Il
giornale, che ha inserito l’articolo nell’inserto donne chiesa mondo, si sta
rivelando, per Luigi Gulia, “molto più ricco anche in tema di politica e
cultura”. Per Luc Templier, “la
Pietà di Michelangelo non ha ancora svelato tutti i suoi
misteri. Tutt’altro. I capolavori ne sono ricchi e li si può interrogare
all’infinito”. “Siamo nel 1499…”.
E’ poco conosciuto ancora. Vincenzo Ruggiero Perrino ha dato tanti
spunti per approfondire il tema importante per la nostra Media Valle del Liri. Vincenzo
Ruggero Perrino, che è comandante della Polizia Locale, a Veroli, e dottore di
ricerca in Storia del teatro moderno e contemporaneo presso l’Università degli
Studi di Napoli “L’Orientale”, ha parlato delle feste cittadine e cortigiane
che erano feste della cultura e della corte in voga nel Rinascimento. Ha
parlato poi anche delle feste private date dai cortigiani per i loro amici. Lo
spazio fisico di queste feste non era sempre il palazzo. La città più importante
era Roma ma poi arrivò anche Ferrara; i primi luoghi dove si verificavano
questi spettacoli. C’era il Campidoglio e poi si costruirono dei teatri in
legno. A Roma arrivarono i comici senesi, “artigiani della commedia” al tempo
di Leone X.
I duchi Boncompagni molto attivi nella cultura, e Sora con “Costanza
Sforza, ebbe un ruolo e merito politico non indifferente”. Nel ‘600 ci furono
tanti spettacoli a Isola di Sora. I Boncompagni famosi in questo campo
trovarono tanti artisti e musicisti che collaborarono con loro. Ugo Boncompagni
“grande mecenate” fece moltissime feste a corte. La rappresentazione del “Ciro
il Grande” con lo scenario della tragedia che ancora esiste. E’ consultabile, a
quel tempo si pubblicavano solo gli scenari ma senza battute.
I Boncompagni a
quel tempo partecipavano come attori (Ad esempio Gregorio Boncompagni). Ci sono
il Liri ed il Fibreno nella versione del Ciro “rappresentata ad Isola ed era la
stessa che fu rappresentata a Roma al Collegio Romano”. Ma nella versione di Roma
i due fiumi non si trovano più. A Isola si davano anche intermezzi musicali,
canti e balli. Ugo Boncompagni offre agli sposi (a sua figlia) una festa di
carnevale nel ‘600.
C’è poi il “Costantino”che da Palermo arriva a Sora. Nella
“tragedia palermitana” gli interpreti sono gli stessi del Ciro, con uno
scenario, il frontespizio e lo stemma dei Boncompagni. Ruggero Perrino ricorda ancora
che il resto della città non era tenuta lontana da questo clima, sempre per
merito dei Boncompagni. “Ma pure allora le mali lingua erano tante, l’invidia
c’era pure a quel tempo”, per il relatore. “Gli spettacoli gratificavano lo
spirito, dilettavano la vista che era l’organo per eccellenza nel ‘600 e ‘700. Con
i nobili che recitavano senza improvvisare, “c’era una vera preparazione di
scuola dove si insegnava l’oratoria”.
Sora e Isola, in conclusione, importanti “con
tanti contatti in tutta Italia”. Oggi possiamo dire che, per noi ambientalisti,
è: un campo ancora da approfondire, c’è ancora da intervenire per gli storici.
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