Il film di
Paolo Rumiz presentato a Sora agli inizi di febbraio. Paolo Rumiz, giornalista
e scrittore di Trieste da anni inviato speciale del Piccolo di Trieste e di Repubblica
è già tre volte che è passato dalle nostre parti. Il direttore del giornale,
dice lo scrittore, voleva il secondo viaggio per “La Repubblica”. Ha fatto
tutto l’Appennino in Topolino su strade minori alla ricerca di Annibale. Ogni
estate Rumiz gira l’Italia e nel 2002 fece un grande viaggio “in seconda
classe” accompagnato da Marco Paolini che è figlio di un macchinista di treni.
Fecero tutti e due 10 mila chilometri in treno e arrivarono a Roccasecca e da
qui partirono (in autobus perché la tratta momentaneamente chiusa) per Sora. E
da Sora in treno verso Avezzano per arrivare a L’Aquila.
A Sora è arrivato
accompagnato questa volta da Alessandro Scillitani che è stato il regista del
suo film sui luoghi abbandonati. Lo ha conosciuto a Reggio Emilia durante la
presentazione di un suo libro e qui, a Sora, la coppia c’è stata pochissime
volte e non conoscono i nostri luoghi che sono molto diversi dalle zone del
nord. I racconti di Rumiz non sono di archeologia ma parlano di ciò che l’uomo
ha abbandonato. Nella storia dell’uomo per la prima volta si abbandonano questi
luoghi e queste case, ed è un vero peccato, per Rumiz. “Si è perso il senso
della storia e i nonni sono usciti di scena. Siamo ossessionati per quello che
può accedere in futuro”. Lui lavora da 40 anni sui territori e incontra gente
che lo invita spesso a visitare i territori. Visite impegnative perchè, dice,
che l’Italia è una terra sconfinata. Tante sono poi i libri e le segnalazioni
che ha iniziato a ricevere. Ad esempio come i seminari che vengono buttati giù
per fare posto a dei parcheggi.
Tante le segnalazioni ma poche, dice, “le
sentinelle sul territorio che si devono mettere in rete”. (Ma qui da noi le
sentinelle ci sono, le ha trovate, anche se poche e che si sono messe in rete:
c’è Verde Liri, della Sezione Ambiente con la presenza di Loreto Tersigni, Elio Pizzuti, Tullio Coraggio, Domenico La Posta, c'è Bianca Mollicone che
è riuscita a far arrivare a Sora, Paolo Rumiz e Alessandro Scillitani. E poi Maurizio D'Andria).
Continua Rumiz che è un grande patrimonio di edilizia utile a tutti noi ma non
si riesce a concepire l’utilità di queste cose. Parcheggi al posto di eremi che
distruggono i segni della nostra identità. “I parcheggi che vanno sulle rovine
è un classico” afferma Rumiz. A Cerignola il monumento a Di Vittorio è stato
sostituito da un parcheggio con lo sfiatatore al posto della statua. I luoghi
del lavoro colpiti furiamente e nel filmato ci sono alcuni casi. “E’ una
malattia tutta italiana” per l’autore del film che continua dicendo che: “ci si
vergogna della fatica dei nostri padri. Al Lingotto ci si è reso conto che non
c’è una lapide che ricorda che lì hanno lavorato decine di migliaia di
connazionali”.
Fa poi il caso di alcune miniere della Sardegna dove il sindaco
di un paese non c’è mai stato. Per dire anche che gli italiani sono furbi e
tante volte le pietre finiscono nelle abitazioni dei ricchi. Per Rumiz è
importante ancora segnalare e mostrare quanto di bello c’è ancora in giro,
monitorare e cercarlo di salvare. “L’occhio di chi viene da fuori è
importante”. Va avanti Rumiz: “Prima di tutto il problema è culturale”, fa poi
l’esempio di S. Giovanni Rotondo dove tutto è business e avverte che tutto
scomparirà tra qualche anno.
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