15.11.19

Il viaggio in Burundi con una speranza in più


ESSERE condannato al FARE

di Augusto Vinciguerra

     ORMAI SONO OLTRE DIECI ANNI che volo su un continente di cui mi ostino a credere nelle sue forze per uscire da un medioevo economico e culturale, ma che purtroppo resta al palo per una corruzione strisciante che lo stringe e lo strozza così che esplelle naturalmente tante sue forze giovani.
     Cosa c'è allora di più naturale che cercare di capire, parlare e lavorare con persone speciali che, nonostante tutto, cercano di invertire questa situazione di degrado.
     Ed allora le azioni che compiamo speriamo vadano nel verso giusto.
     Realizzare un'aula multimediale in una scuola superiore, fornire farmaci ed attrezzature sanitarie presso un Ospedale ed un Centro Clinico devono essere solo un piccolo, ma importante segno di vicinanza, alla voglia di essere liberi, autonomi ed in grado di poter gestire il prima persona la propria terra con le immense risorse di cui si dispone.

     Tornare così in Burundi, diventa motivo di soddisfazione quando sai che ti aspettano per poter collaborare e discutere della loro crescita professionale e della ricaduta sociale che queste piccole azioni provocano sul territorio.

      Tutti noi "ricchi", oggi dobbiamo considerare l'Africa un continente che ha molto da insegnarci e da donarci in ricchezze di valori e di umanità. Quei valori e quell'umanità che alle nostre latitudini abbiamo smarrito per una pura e malsana voglia di primeggiare e sopravanzare spesso non rispettando leggi e regole di civile convivenza.

      Questa volta viaggio con una speranza in più, essere accompagnato da Anna, mia figlia, che spero comprenda il valore di una vita professionale spesa per gli altri. In fondo "fare il medico" continua ad arricchirmi sia professionalmente che umanamente ma deve anche continuare a spronarci tutti a lavorare per un bene comune quale una crescita sociale ed umana più giusta.

       Un caro e felice saluto.

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