“ Il tecnico della centrale”, primo racconto della raccolta, è un ricordo
dell’elettricista Domenico Ramaglia ( per i più intimi Minguccio ) il quale, in
gioventù, era emigrato, in cerca di lavoro, negli Stati Uniti d’America. Anche il
padre dello scrittore, per cercare guadagno, emigrò a Montrèal ( Canada ). Negli
anni in cui il professore militava nell’Azione Cattolica assieme ai suoi amici, era vescovo a Larino monsignor
Costanzo Micci. Questi, nato in un paese delle Marche, era ammiratore del filosofo cattolico francese
Gabriel Marcel tanto da spiegare ai giovani che militavano nel movimento il testo
teatrale da lui scritto “Homo viator”. Il capitolo dal titolo “Quel viaggio per
il convitto” è pienamente autobiografico in quanto in esso l’autore ricorda la sua
prima esperienza di istitutore presso il Convitto Nazionale “Cristoforo
Colombo” di Genova. “Le sciammèriche” è un racconto in cui l’autore ricorda
alcune vesti lunghe che si vendevano, di solito, nei mercati del suo paese natale.
In altre pagine presenti nella raccolta vengono ricordati i giochi tipici
del paese che rallegravano, sia i giovani, sia gli abitanti del luogo.
“Il tizzone”, “Clorato di
potassio” e “L’acchiapparondine” rievocano le tradizioni
popolari che si
svolgevano a Casacalenda. I ricordi di quando il
professore frequentava le
scuole elementari le ritroviamo nel paragrafo “Non è
farina del tuo sacco” in
cui ci parla del suo maestro don Ettore, il quale amava
molto la festa degli
alberi ma come educatore era severissimo e, dopo aver
dato ai propri alunni un tema per casa d’attualità, quando l’allievo (
il professore ndr ) glielo fece vedere, il maestro disse che era copiato.
Nonostante ciò il professor Di Stefano ha continuato a stimare il maestro
che considerava “la sua guida”. Un’altra figura ricordata dall’autore
negli anni in cui, 14enne, frequentava il primo anno di ginnasio è quella di Teresa,
giovane coetane a molto carina da lui rincontrata in anni recenti.
Per
quanto riguarda la città adottiva, Frosinone, il professor Di Stefano ricorda un
giovane ragazzo, prematuramente scomparso, Ermanno Perini, vittima, sin da
bambino, dei propri coetanei e dotato di grande sensibilità. Attuale è
il racconto “Un sogno verace”, in cui ripensa al terremoto dell’Aquila del 6.4.2009. A chiusura del saggio troviamo “Altare della patria” racconto in cui,
nel ricordo dell’autore, vi sono gli anni in cui era militare.
* Veroli 28 novembre 2016. Gabriele Mattacola.
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