In questi racconti, la cui principale ambientazione è a
Ceprano, località in cui l’archeologo verolano ha trascorso parte della sua
infanzia, sono narrati quadretti di vita paesana, popolare e rurale, e storie locali che testimoniano
l’amore e il legame verso la
Ciociaria. Il primo racconto s’intitola “Venere paesana” la
cui protagonista è
Maria Oliva, orfana di madre e con padre disabile. In casa viveva assieme ad
un’anziana zia. La giovane era esile ed aveva come corteggiatore un giovane di
nome Luca il quale, una sera che la giovane stava tornando dalla chiesa, le si
avvicinò diventando suo fidanzato.
“Ruralia” è un bozzetto di vita campestre, scritto sia in
italiano che in vernacolo, in cui, nei primi anni del’900, vediamo alcune ragazze intente alla
raccolta del frumento. “Juseppe” è il ritratto di un orfano di madre del quale,
dopo essere partito per il Brasile, si sono perse le tracce. Di professione
massaio, all’età di 10 anni venne portato, assieme ad una cugina, al santuario
della Madonna della Civita ad Itri per ricevere una grazia in quanto affetto da
sordità. L’ultimo racconto,
dal titolo “Nozze”, narra del matrimonio, agli inizi del ‘900, tra la verolana
Francesca Santoro, figlia di don
Filippo, ed il giovane e ricco Luca.
Leggendo questi racconti, che il
Maiuri scrisse prima di laurearsi in archeologia e dedicarsi a dirigere gli
scavi di Pompei ed Ercolano, vediamo la terra ciociara agli inizi del XX secolo attraverso usi e
costumi che, alle generazioni future che fino a qualche tempo fa non le
conoscevano, sono utili
per uno studio approfondito del loro territorio.
* Veroli 18 novembre 2016. Gabriele
Mattacola.
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