di Gabriele Mattacola
Il cantautore romano Stefano Rosso, scomparso il 15 settembre di dieci anni fa tre mesi prima di compiere sessant'anni, nel 1977 ha
inciso il suo primo vinile "Una storia disonesta", pubblicato per la casa discografica RCA. Il long playing raffigura, in copertina, gli occhi
e il cappello del cantautore in basso mentre sul retro vi è il resto del viso e del busto intento a fumare una sigaretta. "Una storia
disonesta" comprende 11 tracce musicali: il brano d'apertura, "Girotondo", è una ballata acustica mentre "La banda degli zulù" è una
canzone allegra ed ironica che ha come protagonisti un gruppo di hippy sfaccendati i quali vengono criticati da tre personaggi,
inizialmente benpensanti i quali, dopo averli osservati, si rivelano "un magnaccia, un ladro e un contrabbandiere". "Manù" narra la storia
di un vecchio gitano; "Il circo" descrive, con ironia, l'Italia vista come metafora di un circo nel quale si alternano le esibizioni dei più
svariati personaggi, dal pagliaccio all'equilibrista. Altre canzoni presenti: "Basta un'ora sola", descrizione poetica del tempo che passa,
"Pane e latte", valzer che paragona la famiglia di origine del cantautore romano a quella attuale, "Compleanno", riflessione sulla nascita
e sulla vita ed i successivi "Non gioco più" e "Anche se fosse peggio". Il vinile è noto per due brani: l'omonima title-track , che è stata
trasmessa nelle radio libere dove ha avuto grande successo ed è entrata nella storia della canzone italiana per il verso riferito allo
"spinello", e "Letto 26" pezzo musicale in cui Stefano Rosso, traendo spunto da una degenza in ospedale per tonsillitectomia ( il già
menzionato letto ), racconta la sua vita a Trastevere, in via della Scala, dove all'epoca abitava.
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