Suor Rosella Soressi è stata coinvolta in un incidente stradale mentre si recava al centro sociale
della città di Bucarest.
Nel
centro erano accolti molti bambini romeni in difficoltà. Aveva 52 anni e
aveva frequentato l’ospedale di Sora come infermiera dapprima e
successivamente missionaria in difesa dei deboli. Era originaria di Piacenza
e ha vissuto a Carnello. Da 20 anni si trovava in Romania dove aveva
realizzato una casa che dava ospitalità a 50 orfani. Il 1° maggio di quest’anno
aveva inaugurato in Romania la casa di S. Giuseppe che è la sede della
comunità delle Suore operaie di Gesù e centro sociale per i bambini.
Il saluto della Parrocchia di Carnello a Suor Rosella Soressi |
Il saluto della Comunità
parrocchiale di Sant'Antonio e Santa Restituta di Carnello, letto durante i
funerali di Suor Rosella Soressi
L’ultimo saluto della Comunità parrocchiale “S. Antonio e S. Restituta” di Carnello a suor Rosella Soressi
L’ultimo saluto della Comunità parrocchiale “S. Antonio e S. Restituta” di Carnello a suor Rosella Soressi
“Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto come il ricordo di un’amica: la memoria di lei, la gioia della sua confidenza; o l’immenso sollievo di esserti tu confidata a lei con assoluta fiducia e tranquillità: appunto perché amica. E il desiderio di rivederla se lontana, di evocarla, quasi per risentirla vicina, e udire la sua voce, e continuare colloqui mai finiti.” (David Maria Turoldo).
Proprio così la vogliamo
ricordare, noi della comunità parrocchiale di Carnello. Prima di partire
missionaria in Romania, è stata l’anima delle attività che hanno caratterizzato
i suoi primi anni di servizio, insieme alle Suore Operaie di Gesù e sotto la
guida attenta e presente di don Loreto Pagnanelli prima, e di don Antonio Lecce
dopo.
Non abbiamo parole per esprimere
tutta la nostra riconoscenza verso questa donna straordinaria. Chi non la
ricorda al servizio degli anziani della parrocchia? Non c’era persona bisognosa
che non godeva del suo conforto, del suo sorriso, delle sue preghiere. E che
dire per i bambini e i giovani di recite, di gite, di pomeriggi giocosi
trascorsi al “campetto” delle Suore? Momenti legati sempre da quel filo
conduttore che, alla fine, portava a Gesù.
Respiriamo, tuttavia, un alone di
rammarico per non averla conosciuta e sostenuta abbastanza. Forse perché un po’
ignari dell’effettiva grandezza del suo operato?
Sicuramente, da oggi in poi, la
morte di suor Rosella farà da monito e da stimolo a tutti coloro che intendono
riscoprire il valore della sua missione in unione con le Suore Operaie di Gesù,
che da trent’anni operano incessantemente con umiltà e solerzia nella nostra
parrocchia.
Salutiamo suor Rosella,
immaginandola accanto ad ognuno di noi con la sua dolcezza e il suo sorriso
che, facendo sue le parole di mons. Edoardo Facchini, ci dice: “Vorrei arrivare
la’ dove mi chiama la carità di Cristo.” www.catholica.ro
Omelia di mons. Antonio Lecce in occasione dei funerali di Suor Rosella Soressi.
L’omelia di mons. Antonio Lecce ai funerali di Sr. Rosella Soressi
“Il Signore è mia luce e mia salvezza”: questa affermazione di fede che abbiamo ripetuto come ritornello al Salmo 27, è l’espressione di abbandono all’abbraccio del Signore che Sr. Rosella ripete nella comunione dei santi della Gerusalemme del Cielo, mentre noi la ripetiamo nel santuario di questa terra. “Una cosa ho chiesto… abitare nella casa del Signore … per contemplare la bellezza del Signore”. Questo è il fine della vita, questo è il compimento della missione di Sr. Rosella : contemplare in eterno la bellezza del Signore! La morte di Sr. Rosella in Romania, mentre faceva il giro delle visite alle persone bisognose di aiuti materiali e spirituali, lontano da Bucarest, è il sigillo alla sua vocazione, evocata dal brano del profeta Isaia che abbiamo ascoltato. “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato … Mi ha detto :’mio servo tu sei..’,Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Certamente la Romania non è all’estremità della terra, ma è significativo il fatto che Sr. Rosella ha lasciato la sua terra per andare a portare il lieto annunzio in terre lontane. Era venuta a Sora con la sua famiglia privata della madre in tenera et. È stata accolta come figlia da un’altra madre e ha imparato ad accogliere come madre gli orfani e i derelitti. Aveva un posto di lavoro assicurato come infermiera presso l’Ospedale di Sora, ma il richiamo dello sposo Gesù l’ha portata a lasciare tutto per seguirlo povera, umile e casta presso la Congregazione religiosa delle Suore Operaie di Gesù. Ma non bastava il suo darsi con generosità ai poveri e agli ammalati di questo territorio; né bastava il suo continuo prodigarsi nella Parrocchia di Carnello, di cui sono stato Parroco, specialmente con i giovani. Quando la sua Congregazione l’ha scelta per la missione in Romania, ha accettato con entusiasmo e si è dedicata completamente, anima e corpo, alle opere di amore e di fede che sorgevano nella nuova Romania liberata dalla feroce dittatura. Con alcuni amici, in particolare il compianto Don Domenico Del Vecchio, sono stato a trovare Sr. Rosella nella sua nuova patria. Sì, la Romania era per lei come una nuova patria. Ai nostri occhi sembrava che fosse nata lì e che avesse sposato fino in fondo la condizione del popolo rumeno. Non potrò mai dimenticare la corsa degli oltre 50 piccoli ospiti dell’orfanotrofio di Bucarest verso Sr. Rosella e l’acclamazione gridata: ”Suora!!!!”, e gli abbracci e i baci a quella che per loro era la mamma. Tutto questo amore è andato a infrangersi contro il muro della morte. Perché, o Signore? Perché questa morte che viene a troncare non solo una vita ancora giovane, ma anche i progetti di accoglienza e di vita dignitosa per i tanti orfani e gli abbandonati della Romania? Come Giobbe, ripetiamo davanti al Signore i nostri perché. E’ S. Paolo che viene in aiuto alla nostra debolezza. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, …il pericolo, la spada? … Io sono persuaso che né morte né vita, … né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Innamorata di Gesù, come Paolo e innumerevoli schiere di martiri, vergini, testimoni del Vangelo di ogni età e condizione, nemmeno la morte ha potuto spezzare questo amore che ha saputo riconoscere il volto dello Sposo in quello dei poveri, affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. E nel volto di quelli più indegni. Una volta le ho detto che era difficile in Italia chiedere solidarietà per i Rumeni, dato il clima di avversione per le cose orrende compiute da tanti rumeni. Candidamente Sr. Rosella mi ha risposto che Gesù ci ha detto di amare quelli che ci hanno fatto del male, perché amare solo gli amici non merita nessuna attenzione da parte di Dio: lo fanno anche i pagani. “Vieni, benedetta dal Padre mio, ricevi il regno preparato per te fin dall’origine del mondo”, dice lo sposo Gesù a Sr. Rosella. Ma io sento ancora una voce che risuona nel cuore di tutti, in particolare di qualche donna: ”Chi sarà la nuova mamma, pronta a prendere il posto di Sr. Rosella per tanti orfani e poveri?”
* Sora 14 novembre 2012. Sintesi dell'omelia tenuta dall'Amministratore Diocesano, mons. Antonio Lecce, in occasione dei funerali di Suor Rosella Soressi. Di Gianni Fabrizio.
Omelia di mons. Antonio Lecce in occasione dei funerali di Suor Rosella Soressi.
L’omelia di mons. Antonio Lecce ai funerali di Sr. Rosella Soressi
“Il Signore è mia luce e mia salvezza”: questa affermazione di fede che abbiamo ripetuto come ritornello al Salmo 27, è l’espressione di abbandono all’abbraccio del Signore che Sr. Rosella ripete nella comunione dei santi della Gerusalemme del Cielo, mentre noi la ripetiamo nel santuario di questa terra. “Una cosa ho chiesto… abitare nella casa del Signore … per contemplare la bellezza del Signore”. Questo è il fine della vita, questo è il compimento della missione di Sr. Rosella : contemplare in eterno la bellezza del Signore! La morte di Sr. Rosella in Romania, mentre faceva il giro delle visite alle persone bisognose di aiuti materiali e spirituali, lontano da Bucarest, è il sigillo alla sua vocazione, evocata dal brano del profeta Isaia che abbiamo ascoltato. “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato … Mi ha detto :’mio servo tu sei..’,Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Certamente la Romania non è all’estremità della terra, ma è significativo il fatto che Sr. Rosella ha lasciato la sua terra per andare a portare il lieto annunzio in terre lontane. Era venuta a Sora con la sua famiglia privata della madre in tenera et. È stata accolta come figlia da un’altra madre e ha imparato ad accogliere come madre gli orfani e i derelitti. Aveva un posto di lavoro assicurato come infermiera presso l’Ospedale di Sora, ma il richiamo dello sposo Gesù l’ha portata a lasciare tutto per seguirlo povera, umile e casta presso la Congregazione religiosa delle Suore Operaie di Gesù. Ma non bastava il suo darsi con generosità ai poveri e agli ammalati di questo territorio; né bastava il suo continuo prodigarsi nella Parrocchia di Carnello, di cui sono stato Parroco, specialmente con i giovani. Quando la sua Congregazione l’ha scelta per la missione in Romania, ha accettato con entusiasmo e si è dedicata completamente, anima e corpo, alle opere di amore e di fede che sorgevano nella nuova Romania liberata dalla feroce dittatura. Con alcuni amici, in particolare il compianto Don Domenico Del Vecchio, sono stato a trovare Sr. Rosella nella sua nuova patria. Sì, la Romania era per lei come una nuova patria. Ai nostri occhi sembrava che fosse nata lì e che avesse sposato fino in fondo la condizione del popolo rumeno. Non potrò mai dimenticare la corsa degli oltre 50 piccoli ospiti dell’orfanotrofio di Bucarest verso Sr. Rosella e l’acclamazione gridata: ”Suora!!!!”, e gli abbracci e i baci a quella che per loro era la mamma. Tutto questo amore è andato a infrangersi contro il muro della morte. Perché, o Signore? Perché questa morte che viene a troncare non solo una vita ancora giovane, ma anche i progetti di accoglienza e di vita dignitosa per i tanti orfani e gli abbandonati della Romania? Come Giobbe, ripetiamo davanti al Signore i nostri perché. E’ S. Paolo che viene in aiuto alla nostra debolezza. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, …il pericolo, la spada? … Io sono persuaso che né morte né vita, … né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Innamorata di Gesù, come Paolo e innumerevoli schiere di martiri, vergini, testimoni del Vangelo di ogni età e condizione, nemmeno la morte ha potuto spezzare questo amore che ha saputo riconoscere il volto dello Sposo in quello dei poveri, affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. E nel volto di quelli più indegni. Una volta le ho detto che era difficile in Italia chiedere solidarietà per i Rumeni, dato il clima di avversione per le cose orrende compiute da tanti rumeni. Candidamente Sr. Rosella mi ha risposto che Gesù ci ha detto di amare quelli che ci hanno fatto del male, perché amare solo gli amici non merita nessuna attenzione da parte di Dio: lo fanno anche i pagani. “Vieni, benedetta dal Padre mio, ricevi il regno preparato per te fin dall’origine del mondo”, dice lo sposo Gesù a Sr. Rosella. Ma io sento ancora una voce che risuona nel cuore di tutti, in particolare di qualche donna: ”Chi sarà la nuova mamma, pronta a prendere il posto di Sr. Rosella per tanti orfani e poveri?”
* Sora 14 novembre 2012. Sintesi dell'omelia tenuta dall'Amministratore Diocesano, mons. Antonio Lecce, in occasione dei funerali di Suor Rosella Soressi. Di Gianni Fabrizio.
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