Sono passati due giorni
dalla semifinale secca della Del Monte Coppa Italia che la Globo Banca Popolare
del Frusinate Sora ha disputato al PalaGlobo contro la Sidigas Atripalda, e
quell'amaro in bocca lasciato dal 19-21 del tie break non vuole proprio andare
via. Le sensazioni e le emozioni che albergano nell'animo e nella testa dei protagonisti
dell'incontro, degli addetti ai lavori e dei tantissimi sostenitori sono le più
disparate, accomunate però da quel velo di tristezza che ha bisogno di nuove
gare, nuovi obiettivi e nuovi stimoli per poter lasciar posto a sentimenti
diversi.
In una giornata conclusasi
con un risultato purtroppo sfiorato, alcune note positive ci sono state, come
ad esempio la grandissima rimonta, ma la sottolineatura è arrivato il momento
di metterla sotto un nome che sta diventando sempre più importante, quello di Claudio
Paris, MVP dell'incontro decretato dai giornalisti presenti anche a discapito
di un superlativo Cazzaniga che ha chiuso il match con 36 punti.
Claudio “Leonida” Paris,
dopo l'infortunio di Capitan Patriarca, è diventato lo schiacciatore titolare
della Globo accanto a Siltala e la sua prima gara con entrata in campo allo
starting six è stata quella dell'11 novembre al PalaGlobo proprio contro la
Sidigas Atripalda. Da allora il martello romano ha fatto tanta strada, il
cammino era tutto in salita ma Claudio ha lavorato sodo e in otto gare, di cui
sei vinte nettamente e due perse al tie break sempre e solo con Atripalda, è
diventato un grandissimo giocatore di livello come lo ha definito anche Mario
Scappaticcio al termine della semifinale di Coppa Italia. Paris ha acquisito
sicurezza nelle sue capacità e nel modo di metterle in campo, certezza nel suo
ruolo e mentalità di gruppo, di squadra e del singolo. Si applica, ascolta i
consigli degli allenatori e dei compagni più esperti e in campo, durante i match
da vita a tutto quello che ha incamerato con l'atteggiamento giusto e
soprattutto padrone di se stesso.
Paris, nonostante stia
ancora cercando di smaltire il brutto colpo incassato, ha voluto raccontare la
sua gara, le sue emozioni e sensazioni, ma soprattutto i suoi sentimenti perché
“Leonida” è un guerriero dal cuore tenero.
All'esterno, tra il
pubblico, i sostenitori e gli addetti ai lavori, c'era attesa e trepidazione
per questa importantissima sfida che ha fatto registrare il tutto esaurito al
PalaGlobo, tu e la tua squadra invece come l'avete vissuta?
“All'inizio del match
eravamo un pochino contratti, soprattutto noi giovani con meno esperienza in
competizioni importanti da tutto o niente come questa. Io ero molto emozionato
anche se tranquillo in campo perché con un palazzetto del genere, pieno di
gente in ogni dove che ha tifato senza respiro dall'inizio alla fine emanando
tantissimo calore umano, che ha capito il nostro momento di difficoltà e ci ha
sostenuti, non si poteva che pensare solo a giocare. La cosa bella è stata
continuare a sentirli tifare anche nella delusione della gara che ci stava
sfuggendo di mano nei primi due set, e nonostante il risultato a fine partita
abbiamo raccolto solamente ringraziamenti per aver comunque giocato con il
cuore, davvero bella gente mercoledì la PalaGlobo”.
L'avversario era l'unica
squadra del campionato dal “sapore diverso” per via di molteplici motivi tra i
quali spicca quello degli ex; quanto ha influito questo fattore?
“Atripalda ci ha battuti due
volte su due. Io non credo al fattore psicologico che in molti tirano in ballo,
ossia che soffriamo qualcuno in particolare come gli ex, penso solo che magari
sono stati più bravi, anche se credo che meritavamo più noi. Meritavamo di
vincere per l'incredibile rimonta e poi per la rincorsa del tie break quando
eravamo sotto 5-8 e 12-14, fino ai vantaggi del 14 pari; Atripalda sempre
avanti ed ecco la parità con un mio attacco che è valso il 17-17 e il sorpasso
con il muro di Mazzone su D'Angelo per il vantaggio del 18-17; ma ho battuto in
rete e nonostante Milushev ci avesse dato un'altra opportunità, Cazzaniga ha
messo fine a tutto”.
Sei stato il migliore in
campo, l'MVP di giornata e a parlare, oltre le statistiche che hanno
evidenziato i 20 punti totali realizzati di cui 2 ace e un muro e delle ottime
percentuali in attacco e in ricezione, sono state le votazioni dei giornalisti
e addetti ai lavori presenti. Tu come ti sei visto in questa partita?
“Mi sono visto abbastanza
bene: ero concentrato e ho dato tutto quello che avevo perché era un
appuntamento troppo importante. Passare dal Club Italia a giocare titolare una
semifinale di Coppa Italia per me era un'utopia fino a qualche mese fa. È stata
la mia prima volta in tante cose: alla Coppa Italia di serie A non ci avevo mai
partecipato e giocare per tantissime persone piene di aspettative non era
semplice, però sono sceso in campo avendo ben presente i miei mezzi e ho
disputato la mia partita. Certo, io sono sempre molto esigente e critico verso
me stesso e nonostante quella battuta in rete sul 18-17 che mi tormenterà a
vita, non posso che essere soddisfatto, anche se sono stato una nottata intera
a piangere perché ci sono rimasto troppo male e ci tenevo ad andare a Milano,
sarebbe stato il coronamento di un sogno”.
Le lacrime di Claudio le
abbiamo viste tutti al termine della partita e sono continuate a scendergli sul
viso anche durante la premiazione come MVP. Quanto vale per te questo premio?
“Devo dire la verità,
nell'immediato non è valso a nulla e purtroppo ancora oggi non riesco a darmi
pace per come è andata a finire la semifinale. Magari tra qualche giorno,
sicuramente quando ripartiremo con il campionato, con altre gare, con altre
storie e altri obiettivi, riuscirò a rendermi conto che comunque quella gara
l'ho giocata al meglio e a dirlo sono i risultati personali e il giudizio di
persone qualificate che mi hanno decretato miglior giocatore dell'incontro,
avvalorando anche la mia tesi di aver dato tutto i campo. Pensandoci bene, è il
primo premio del genere che prendo, è la prima volta che risulto il migliore in
campo, e sapere di aver vissuto e combattuto questa gara importante da
protagonista mi riempie d'orgoglio soprattutto con la consapevolezza di aver
dato tutto. Dentro di me porterò sempre il ricordo della battaglia, del
PalaGlobo strapieno, le bellissime sensazioni della rimonta, ma anche la
delusione atroce che tutt'ora non mi lascia sereno e spero di farne tesoro per
il futuro”.
Il momento più bello della
partita qual'è stato?
“Il terzo set durante il
quale penso di aver trascinato la squadra ma non tanto perché le cose venivano
tecnicamente, ma anche caratterialmente dove credo di aver dato un'impronta
alla partita. Questo lo devo ai grandi professionisti che ho accanto che mi trasmettono
la serenità e la fiducia giusta per poter fare tutto ciò. Per questo voglio
ringraziare soprattutto tre persone, tre compagni per me speciali: Roberto
Romiti, perché mi trasmette tantissima tranquillità che mi permettere di vivere
il campo con calma e sicurezza; Adriano Paolucci, che ho sempre visto come un
riferimento già da quando pagavo il biglietto per andare a vederlo giocare; e
Francesco Fortunato, un campione che ho sempre ammirato in tv e che con me si
sta rivelando una persona splendida che ha sempre una parola buona e giusta, e
che mi sostiene in ogni situazione. Con lui da quattro mesi in allenamento
faccio “palla a coppia” e ogni giorno è un'emozione autentica perché mi basta
guardarlo per capire che sono in un ambiente importante con persone importanti
e questo è emozionante”.
“Sicuramente quando
Cazzaniga ha messo giù l'ultimo pallone...il momento nel quale è crollato il
mio castello e il sogno si è infranto a duecento all'ora contro un muro di
cemento armato. Io ero convinto che avremmo vinto: sul 2-0 per loro ho pensato
adesso facciamo come in campionato solo che questa volta vinciamo noi! E poi
2-2, 14 pari al tie break e sembrava fatta...invece no”.
Domenica durante la
finalissima chi tiferai tra Città di Castello e Atripalda?
“La partita non la guarderò
nemmeno perché non credo di riuscirci, quindi in bocca al lupo a entrambe e che
vinca il migliore”.
* Sora 28 dicembre 2012. Carla
De Caris – Responsabile Uff. Stampa Globo Banca Popolare del Frusinate Sora. Foto
di Mirko Saccucci.
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