1.2.19

(Prima Parte) La Storia di Frosinone a cura di Maria Chiara Bisci

LA STORIA DI FROSINONE ( PRIMA PARTE )

di Gabriele Mattacola

Il 15 dicembre 2018, presso la Casa della Cultura “Giuseppe Bonaviri” di
Frosinone, è stato presentato il saggio “La storia di Frosinone: dalla Preistoria
ai giorni nostri ( Typimedia editore )”, a cura di Maria Chiara Bisci, già
collaboratrice di “Ciociaria Oggi” e “Per Te”.

L’opera si divide in dieci capitoli.
Il primo, “Nella terra di Argil tra acque, vulcani ed antichissime tombe”, parla
del ritrovamento di un cranio liberato dall’argilla battezzato con il nome Argil
risalente a circa 400mila anni fa, la cui scoperta si deve all’archeologo Italo
Biddittu. Argil rimane il ciociaro più antico di cui sono state rinvenute notizie.
“Frusino, un ameno colle nella Saturnia Tellus”, secondo capitolo, accenna ai
domini volsci che, da una parte si estendono fino al mare con città quali
Anzio e Terracina, Palude Pontina compresa, mentre a Nord lambiscono i
mont i Equi, Ernici e Marsici protendendosi fino alla Campania e al Sannio.
Frosinone divenne Municipio di Roma nel 386 a.C.

Il terzo capitolo traccia un
ritratto dei frusinati più celebri della storia: Sant’Ormisda e San Silverio,
patroni della città. Il primo, sposato e padre, dopo essere stato diacono nel
clero di Roma, è diventato Papa il 20.7.514. Lo ricordiamo per aver conciliato,
dopo 35 anni di lotte intestine, la chiesa greca con quella latina
riorganizzando la chiesa spagnola ed imprimendo una nuova impronta a
quella africana dopo le invasioni dei vandali. E’ proprio sotto di lui che San
Benedetto fonda l’ordine ricivilizzando l’Europa a seguito delle invasioni
barbariche. Suo figlio Silverio viene eletto Papa l’8.5.536. Anch’egli sposato,
rimane in carica per meno di due anni. 

Lo ricorderemo per aver affrontato la
complessa fase di conflitto tra i Goti e i Greci per il dominio sulla penisola.
Le loro statue in bronzo si trovano nella Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Il capitolo successivo, “Frosinone senza pace tra eserciti e briganti”, prende
in esame il fenomeno del banditismo, che nel XVI secolo assume dimensioni
preoccupanti. Si parla, nel capitolo stesso, della chiesa della “Madonna della
Neve”, nata alla fine del XVI secolo con il nome “Santa Maria della Neve” per
volontà di monsignor Domenico Ginnasi. All’interno dell’edificio sacro vi è
un’immagine della vergine con il bambino in trono tra i santi Silverio e
Clemente. L’edificio, per lungo tempo, cade in disuso divenendo addirittura
rifugio naturale per animali selvatici. “La Madonna della Neve” sarà riscoperta
nel 1700 diventando fulcro di una rinnovata devozione. A fine capitolo la
curatrice accenna a Largo Aonio Paleario, dove fino ad alcuni anni fa vi era il
mercato coperto. Esso è intitolato allo studioso ed erudito Antonio Della
Paglia, detto Paleario, le cui idee sono vicine alla riforma protestante di
Martin Lutero. In alcuni scritti si pone critico nei confronti dell’istituzione
ecclesiastica e dei suoi costumi. Monsignor Ortensio Battisti, Vescovo di
Veroli dal 1567. 

Il quinto capitolo s’intitola “Stravolgimenti politici e sociali dal
Seicento all’Unità d’Italia”. In esso si parla, nel primo paragrafo, dell’economia
frusinate del ‘600 basata sull’agricoltura, piccolo artigianato ed allevamento
degli animali. Suggestiva è la foto, a pagina 62, della “Porta Campagiorni” ( in
origine Porta San Biagio ), dedicata all’abbiente cittadino Carlo Campagiorni
che l’ha abbellita con pitture e decorazioni. In seguito è menzionata la
Fontana De Carolis a Madonna della Neve, progettata agli inizi del ‘700
dall’architetto Specchi.

Tra il ‘700 e l’800 la città e capoluogo di provincia ha
dato i natali a uomini illustri. Tra di essi ricordiamo: Luigi Angeloni, inviato a
Roma per dare notizia ai francesi dell’adesione della sua città alla repubblica
e a cui sono dedicate una strada ed una scuola; Nicola Ricciotti, figura di
spicco dei moti insurrezionali dei primi decenni dell’800 fucilato nel 1844
nel Vallone di Roveto a Cosenza e i fratelli Maccari, esponenti della “Scuola
Romana”. Si parla anche di Suor Maria Teresa Spinelli, fondatrice, il
23.9.1827, dell’ “Istituto delle Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria”.

* Foto de ilverdastro Interno di San Domenico Abate in Sora.

Nessun commento:

Posta un commento